È cominciato il deflusso da piazza San Pietro degli oltre 80mila fedeli arrivati a Roma per la canonizzazione di Carlo Acutis e
Pier Giorgio Frassati.
Al termine del giro di Leone XIV in papamobile la folla ha iniziato a lasciare la piazza.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella era sul sagrato di Piazza San Pietro. Accanto a Mattarella ci sono il presidente della Camera Lorenzo Fontana, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, e Pier Ferdinando Casini.
"I beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis li iscriviamo nell'Albo dei santi stabilendo che in tutta la Chiesa essi siano devotamente onorati tra i santi": con questa formula ufficiale, pronunciata in latino, Frassati e Acutis sono stati proclamati santi da Papa Leone XIV all'inizio della messa a Piazza San Pietro. Sono dunque state portate le loro reliquie all'altare.
Chi era Pier Giorgio Frassati, il borghese alpinista amico dei più poveri
Nato a Torino all'inizio del Novecento Pier Giorgio Frassati era figlio di quell'alta borghesia non sempre vicina alla Chiesa.
Bello, sportivo, innamorato delle coetanee, come tanti giovani della sue età, Frassati ben presto abbracciò la vita cristiana mettendosi al servizio dei più poveri. Lo ha ricordato oggi anche Papa Leone nell'omelia: "A forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato 'Frassati Impresa Trasporti'!". Poi l'impegno sociale e politico, a partire dall'Azione Cattolica. Era un convinto antifascista. "Non era uno alla 'state buoni se potete', con i fascisti faceva proprio a botte", ha confidato il Prefetto delle Cause dei Santi, il card. Marcello Semeraro.
Pier Giorgio Frassati nacque a Torino il 6 aprile del 1901 da Alfredo, direttore del quotidiano La Stampa, e da Adelaide Ametis. Un anno dopo nasce la sorella Luciana, inseparabile compagna di giochi e di studi. Frequenta la scuola pubblica Massimo d'Azeglio e poi l'Istituto Sociale dei Gesuiti. Pur provenendo da una famiglia borghese, scelse di essere vicino ai bisognosi diventando il "facchino" dei poveri. Dava tutto quello che poteva, anche i suoi vestiti. La sua fede profonda si nutre di messa quotidiana, preghiera, confessione frequente; è innamorato della Parola di Dio. Nel 1918 si iscrisse ad Ingegneria mineraria per poter stare tra i minatori, che erano tra gli operai più umili e meno qualificati. Convinto della necessità di riforme sociali, nel 1920 entra nel Partito Popolare Italiano. Con il padre ambasciatore vive anche in Germania dove visita i quartieri più miseri ed entra in contatto con i circoli dei giovani studenti e operai cattolici tedeschi. Nel settembre 1921 a Roma, durante una manifestazione della Gioventù Cattolica, difende la bandiera del suo circolo dall'assalto delle Guardie Regie, venendo arrestato.
A livello politico, pur essendo iscritto al Partito Popolare di don Sturzo, ne criticò alcune posizioni politiche tendenti ad appoggiare il nascente fascio. Appassionato di montagna e di sport, s'iscrive al Club Alpino Italiano. Organizza spesso gite con gli amici (la Società dei Tipi Loschi) che diventano occasione di apostolato. Va a teatro, all'opera, visita i musei, ama la pittura e la musica. È sempre attento, però, alle necessità degli altri. Ormai, quasi giunto al traguardo della laurea, gli mancavano due esami, muore per una poliomielite fulminante, contratta probabilmente nell'assistere i poveri. Muore a Torino il 4 luglio 1925. Due giorni dopo, l'enorme folla ai funerali inizia a rivelare alla famiglia e al mondo la grandezza della sua testimonianza cristiana.
Carlo Acutis, il giovane influencer di Dio con felpa e pc
La felpa e le scarpe da ginnastica: così è sepolto ad Assisi, la città che più amava, Carlo Acutis.
Morto nel 2006 a soli 15 anni è il primo santo 'millennial'. E' conosciuto come l'influencer di Dio perché parlava di fede attraverso internet; ed infatti è il santo, ritratto così anche nelle statue, sempre con il pc in mano. A scuola non era il primo della classe, anzi si racconta di una nota affibbiatagli dalla maestra per essersi nascosto in un armadio. Carlo Acutis nacque a Londra il 3 maggio 1991 da genitori italiani: Andrea e Antonia Salzano, che si trovavano nella City per motivi di lavoro. Nel settembre di quell'anno la famiglia rientrò a Milano dove cominciò a frequentare prima l'asilo e poi la scuola. Nel 1998 ricevette la prima comunione, nel 2003 la cresima.
A 14 anni cominciò a frequentare il liceo classico dell'Istituto Leone XIII di Milano, diretto dai gesuiti. Con uno studente di ingegneria informatica si appassionò ad internet costruendo siti per la parrocchia e per la sua scuola. Trascorreva la maggior parte delle sue vacanze ad Assisi in una casa di famiglia. Nella cittadina umbra, oltre a divertirsi con gli amici, imparò a conoscere San Francesco. Dal Poverello imparò a rispettare il creato e a dedicarsi ai più poveri che aiutava anche con i soldi risparmiati dalla sua paghetta settimanale.
Faceva ogni giorno la comunione. "L'Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo", diceva. Scelse poi di utilizzare le sue capacità informatiche per progettare e realizzare una mostra internazionale sui "Miracoli eucaristici", una rassegna fotografica con descrizioni storiche, che presenta diversi dei principali miracoli eucaristici verificatisi nel corso dei secoli in Paesi sparsi nel mondo e riconosciuti dalla Chiesa. Recitava il Rosario tutti i giorni. Nell'ottobre 2006 Carlo si ammalò di leucemia di tipo M3, considerata la forma più aggressiva, che inizialmente venne scambiata per una forte influenza. Venne ricoverato alla Clinica De Marchi di Milano ma successivamente, per l'aggravarsi della situazione, fu trasferito all'ospedale San Gerardo di Monza.
La morte cerebrale avvenne l'11 ottobre 2006, il suo cuore smise di battere il 12 ottobre. I funerali vennero celebrati nella chiesa di Santa Maria Segreta a Milano, il 14 ottobre 2006. La salma fu sepolta nella tomba di famiglia a Ternengo (Biella), poi nel febbraio 2007 fu traslata nel cimitero comunale di Assisi per soddisfare il suo desiderio di rimanere nella città di San Francesco. Papa Francesco, quando incontrava i giovani, amava ripetere una frase del giovane Carlo: "Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie". Papa Leone oggi ha citato un altro motto del ragazzo: "Non io ma Dio".