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Wall Street Journal: “Condanna di Bolsonaro emessa da una Corte prevenuta”

La condanna di Bolsonaro a 27 anni di carcere è stata emessa da una "Corte suprema prevenuta" divenuta un attore politico piuttosto che un arbitro neutrale: lo ha scritto sul Wall Street Journal l'editorialista americana Mary Anastasia O'Grady, esponendo ciò che molti nell'opposizione brasiliana sussurrano da tempo.
Secondo la giornalista, il massimo organo giuridico di Brasilia ha aggirato i tribunali inferiori per accelerare la condanna dell'ex presidente, riempito il collegio di togati legati all'attuale capo dello Stato, Luiz Inacio Lula da Silva, e tollerato gravi violazioni del giusto processo.
Il voto contro la condanna di Bolsonaro motivato in 452 pagine dal giudice Luiz Fux (l'unico magistrato di carriera degli undici componenti della Corte) rafforza la tesi di O'Grady: nessuna prova di un effettivo piano di golpe, un caotico volume di dati da 70 terabyte che ha travolto la difesa e una "bozza di decreto" mai ufficialmente depositata o addirittura collegata direttamente all'ex leader di destra.
Come osserva O'Grady, "il brainstorming non è reato, e neppure intenzioni o discorsi sono sufficienti per condannare per tentativo di colpo di Stato".
La posizione del Wsj arriva in concomitanza con quella espressa ieri dal New York Times, che ha ospitato un lungo editoriale di Lula in cui il presidente progressista ha celebrato il verdetto come una vittoria democratica, attaccato Donald Trump e accusato Washington di usare i dazi e il Magnitsky Act per proteggere Bolsonaro.

Ma mentre l'articolo di Lula si sforza di offrire una versione unanime a livello internazionale, l'analisi di O'Grady colpisce più duramente: suggerisce che in Brasile oggi la giustizia è sempre più politica, e il processo a Bolsonaro ne è la prova numero uno.

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