I manifestanti pro Palestina in corteo verso l'aeroporto torinese a Caselle, che si sono trovati la strada sbarrata dallo schieramento della polizia appena prima di uscire dalla città, hanno cercato di andare avanti. "Siete pregati di farci passare, lo chiediamo alla vostra umanità" hanno detto poco prima di iniziare a lanciare oggetti, bottiglie di vetro, sassi, qualche torcia, fumogeni e grossi petardi verso gli agenti, colpendoli anche con le aste delle bandiere palestinesi con cui sfilavano in corteo.
La polizia ha risposto continuando a sbarrare loro la strada, utilizzando un idrante e dei lacrimogeni. Il corteo ha annunciato quindi che tornerà indietro e che cercherà di arrivare a Caselle da altre strade.
Un centinaio circa di manifestanti in bicicletta invece nel frattempo sono riusciti a entrare nella superstrada che porta allo scalo Sandro Pertini, che dista una quindicina di chilometri dalla città. A Borgaro Torinese, paese a oltre metà strada verso l'aeroporto, una cinquantina di manifestanti intanto è in presidio. La superstrada per l'aeroporto in direzione dello scalo intanto è stata chiusa, mentre è percorribile in direzione del capoluogo, ma con uscita prima di arrivare in città.
Sono alcune migliaia i manifestanti che sono partiti nel pomeriggio da piazza Crispi a Torino per il corteo pro Palestina diretto all'aeroporto Sandro Pertini di Caselle. L'iniziativa è organizzata dal coordinamento Torino per Gaza, che annuncia l'intenzione di "raggiungere e bloccare lo scalo", passando lungo la statale e attraversando Borgaro, con l'obiettivo di toccare anche una delle sedi piemontesi di Leonardo. "A noi non basta che gli aiuti della Flotilla arrivino a Gaza, noi vogliamo che si fermi il genocidio e che venga fermata l'entità sionista di Israele", hanno detto dal microfono prima di partire. Tra i manifestanti anche un bambino il viso coperto da una kefiah con un'imitazione di una fionda come quelle usate durante l'Intifada. Davanti al corteo alcune centinaia sono in bici, poi il resto delle persone in corteo dietro una grande bandiera palestinese e uno striscione con la scritta: "Fermiamo il Terzo Reich israeliano che ammazza i bambini e i giornalisti". C'è anche un altro striscione che recita: "Blocchiamo tutto".
"Vogliamo continuare a mostrare e a praticare realmente quello che abbiamo promesso: bloccare tutto", affermano gli organizzatori. "Bloccare l'aeroporto Torino Caselle significa apportare un danno economico a uno dei punti nevralgici della viabilità nazionale e internazionale della regione Piemonte. Significa opporsi a continui voli verso Tel Aviv, voli che permettono ai soldati di atterrare in Italia per riposarsi dal genocidio".
Il coordinamento richiama le azioni delle ultime settimane: "Abbiamo dimostrato cosa significa realmente praticare un blocco. Bloccare i treni, come è stato fatto nelle stazioni di Porta Susa e Porta Nuova, bloccare le tangenziali, le autostrade, bloccare il proprio lavoro scioperando e partecipando alle manifestazioni ha mostrato un segnale storico senza precedenti". Aggiungono: "Bloccare significa interrompere una complicità a partire dalla sua declinazione militare ed economica. A Leonardo vengono prodotte e assemblate le componenti dell'Eurofighter Typhoon e sviluppati droni, sistemi di sorveglianza e tecnologie di cybersicurezza: strumenti di guerra venduti e forniti a Israele", concludono gli organizzatori.