di MARIA CARMELA FIUMANÒ

ROMA – Divieto di velo integrale in luoghi pubblici, uffici, scuole e università, pene più severe per il reato di induzione al matrimonio mediante l’inganno, carcere per chi rilascia un certificato di verginità a meno che non venga fatto per motivi sanitari. È la stretta contro il fondamentalismo islamico e il separatismo religioso contenuta in una proposta di legge di Fratelli d’Italia a firma di Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Filini, coordinatore dell’Ufficio Studi e Sara Kelany, responsabile del Dipartimento Immigrazione. Le norme sono state presentate durante una conferenza stampa a Montecitorio assieme ad Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia. La prima firmataria Kelany spiega che la legge è necessaria per contrastare le “contro-società in cui non si applicano le norme dell’ordinamento ma viene applicata sostanzialmente la legge sharitica”.

La proposta di legge di Fratelli d’Italia contro il fondamentalismo islamico e il separatismo religioso, presentata alla Camera da Andrea Delmastro, Galeazzo Bignami, Francesco Filini e Sara Kelany, consta di 5 articoli. Nella premessa si spiega che le norme nascono “dall’esigenza di contrastare due fenomeni: da un lato, la radicalizzazione religiosa e l’odio di matrice religiosa che cresce a causa di contesti non regolati compiutamente dalla legislazione vigente e, dall’altro lato, il fenomeno dei reati cosiddetti di matrice culturale, che trovano terreno fertile in quei contesti”. Si ricorda che il divieto di utilizzo di indumenti o di altri strumenti atti a nascondere l’identità delle persone in qualunque luogo pubblico è già stato adottato in Francia e Belgio “al fine di tutelare l’ordine e la sicurezza nazionale”. Si sottolinea che “spesso tali usanze siano solo apparentemente segni religiosi, per poi essere, in realtà, modi per sfuggire alle regole della società civile” e che “il separatismo religioso si sostanzia nella costituzione di una contro-società, che si manifesta con la creazione di enclavi sociali e culturali totalmente avulse dal contesto ordinamentale e sociale e che si estrinsecano in pratiche specifiche che mascherano l’insegnamento di principi discordanti da quelli costituzionali e da quelli previsti dalle leggi della Repubblica italiana”.