di GIUSEPPE AVICO
Nella città di Lima, in Perù, una protesta antigovernativa, promossa del movimento “Gen Z”, si è trasformata in una vera e propria guerriglia urbana con scontri tra manifestanti e polizia. In migliaia erano scesi in piazza per chiedere le dimissioni del presidente ad interim José Jerí e dei membri del Congresso. Alla protesta hanno aderito tutte le federazioni studentesche (riunite nel cosiddetto “Blocco Universitario”), così come i sindacati dei docenti, la Confederazione generale dei lavoratori, le organizzazioni che rappresentano settori rurali e indigeni, l’Organizzazione Nazionale delle Donne Indigene Andine e Amazzoniche del Perù e la Confederazione Agraria Nazionale. Come il movimento “Gen Z”, anche questi gruppi chiedono l’istituzione di un governo di transizione che promuova un’assemblea costituente e quindi l’abrogazione delle leggi che ledono i loro diritti.
Scontri e feriti
La protesta, nata con l’intenzione di promuovere una “insurrezione pacifica”, è invece degenerata nella notte con scontri e violenze tra alcuni gruppo di manifestanti e la polizia. La situazione si è aggravata quando la protesta ha preso di mira il palazzo del Congresso, costringendo la polizia in tenuta antisommossa a respingere duramente i manifestanti. Stando ai dati comunicati dal presidente del Perù, sono almeno 75 le persone rimaste ferite durante gli scontri. Ci sono stati anche 10 arresti.
Gli scontri più violenti sono avvenuti proprio all’esterno del Congresso. “Le telecamere della Polizia e del Comune di Lima serviranno a identificare i criminali che si sono infiltrati in una manifestazione pacifica per generare caos”, ha scritto il presidente Jerí in un post su X.