di FRANCO MANZITTI
Il dentista Gaggero
Andavo a trovare Fulvio Gaggero nel suo studio dentistico luminoso a Pegli per chiedergli delle ultime “mattane” di Beppe Grillo e non solo. Sapevo di quel “cerchio magico” tra lui il “dentista degli ultimi”, ma anche delle superstar come Ornella Vanoni, Renzo Piano, il magico architetto, Gino Paoli, il cantautore della colonna sonora di tante vite, in un tempo lontano anche Arnaldo Bagnasco, l’ex camallo che inventò il TG3 e lanciò Palazzo Ducale e perfino Antonio Ricci, il più giovane di tutti, creatore tv, ancora oggi l’uomo di “Striscia la notizia”.
Tutti amici per la pelle, amici fraterni, quasi tutti di Pegli, questa fetta di Genova che ha un suo perchè identitario, e che li ha tenuti insieme per tutta la vita.
Fulvio Gaggero non si negava mai, ti riceveva nella sala d’attesa del suo studio, dove dovevi scavalcare un pubblico in attesa prevalentemente fatto di “bisognosi” che curava gratis per solidarietà. Pochi minuti, lui con il camice verde, la cuffia, gli zoccoli da lavoro, la mascherina tirata su, le lenti assicurate con una grossa cinghia alla testa canuta.
Non c’era tempo da perdere tra un’estrazione e una anestesia e un impianto, perché i pazienti aspettavano.
Ma Fulvio, che se ne è andato un po’ improvvisamente a 88 anni, un anno meno di Renzo Piano, due di Paoli, aveva una gentilezza perfetta nell’accoglierti. Per una ragione che non capisco lui che era il meno estroverso o almeno il meno noto, era stato per larghi tratti una specie di portavoce degli altri, noti, notissimi, in giro per il mondo o per i loro grandissimi impegni, Piano a disegnare cattedrali nella foresta, Paoli da qualche tempo un po’ fermo nella sua casa di Quarto Alta, dall’altra parte di Genova a strimpellare la chitarra. Antonio Ricci a Milano negli studi Tv o nella “sua” Alassio, a inventare retroscena per far divorziare la premier Meloni da suo marito .
Erano in sintonia su una cosa fondamentale, che può sembrare retorica o esagerata: il bene della città. Pensavano di dover impegnare il loro ingegno ( che ognuno ne aveva tanto) e la loro disponibilità per aiutare la loro città.
Intanto Gaggero questo bene lo faceva ogni giorno, accogliendo chiunque bussasse al suo studio, fosse il diseredato immigrato, senza arte ne parte, fosse Don Gallo, suo amico che non si curava del denti, fosse Ornella Vanoni, che piangeva per il dolore: “ Cosa aspetti, vieni a Pegli che ti curo subito.”
Quando c’era una grande emergenza il “cerchio magico” si consultava, si vedeva, si confrontava, si impegnava, ciascuno per la sua parte, ma non solo.
Quando ci fu quel periodo di una alluvione dietro l’altra e c’erano morti, feriti e distruzioni e sembrava che la Liguria crollasse in mare, Gino Paoli era diventato un grande esperto di equilibrio idrogeologico. Sapeva tutto e cercava di far passare, anche insieme agli altri, le idee giuste, i programmi giusti.
E magari, anche se la fama del gruppo mobilitato insieme era gigantesca, non riuscivano a ottenere il loro scopo.
Non so in quale misura segreta e misteriosa intervenissero economicamente, quando ce ne era bisogno e spesso capitava, ma
certamente nessuno del cerchio si tirava mai indietro.
Erano presenti e benefici, spesso sul territorio alla spalle di Pegli, al Cep di Prà, quando un altro uomo di buona volontà, Carlo Besana, inventore del Consorzio Pianacci, li invitava per qualche manifestazione. Una volta ci andarono tutti in quella landa sopra la Riviera, tra le case popolari e gli spazi di una vera solidarietà e venne pure Adriano Celentano a cantare.
Come si poteva dire no a Piano, a Paoli, e a Gaggero che organizzava tutto?
E la politica? Quando Beppe era partito in quarta con i “vaffa” magari un po’ di distanze dentro al cerchio magico ci sono state ma mica troppe, perché la parola d’ordine condivisa da tutti era: “Bisogna fare qualcosa, qui va tutto a rotoli.” E Beppe stava cambiando la politica in Italia.
Certamente il più vicino a Giuse era Fulvio, che gli faceva da portavoce indiretto e molto discreto. Quando andavo a Pegli per farmi spiegare l’ultima mossa, la nascita dei 5 Stelle, i loro roboanti successi e poi tutto quello che è successo dopo, Gaggero aveva sempre una interpretazione, una spinta, una notizia sull’ultima telefonata dell’”Elevato”.
E comunque si percepiva bene il senso di comunanza. che nonostante gli anni continuava tra di loro, malgrado destini così elittici.
Da lontano arriva spesso il pensiero di Renzo e magari la solita battuta al fulmicotone di Antonio Ricci, che il Giuse lo conosceva bene per essere stato lui il ghost writer dei suoi primi spettacoli cabarettistici, quando Grillo calcava le prime scene e lui faceva ancora il prof di scuola .
Così si capisce bene perché il giorno triste del funerale siano corsi tutti in quella chiesa di Pegli, Santa Maria dell’Immacolata, per salutare quello che forse era il più buono di tutti loro.
Piano con il primo volo possibile da Parigi, Gino Paoli, 91 anni, dalla sua meravigliosa terrazza di Quarto e Beppe Grillo chissà da dove e addirittura un’ora prima delle celebrazione, un’anima in pena, intorno alla Chiesa, aspettando il “buon samaritano” per il suo ultimo viaggio, salutato da tanti amici e sopratutto da chi aveva capito la sua anima di generosità e amicizia.
Non andrò più a bussare a Pegli in quello studio di dentisti con quell’anticamera piena di gente e di generosità, per aspettare Fulvio che arrivava come un uomo mascherato, ma con il suo sorriso accogliente. Fulvio non c’è più e quel filo che teneva annodato con gli altri del “cerchio magico” ora lo impugnerà qualche altro. Speriamo.