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Diabete: la combinazione di alimenti che aiuta a tenere bassa la glicemia

(Depositphotos)

di CLAUDIA MONTANARI

Quando si parla di glicemia, cioè del livello di zuccheri nel sangue, si pensa subito a cosa evitare: dolci, pane bianco, bibite zuccherate. Ma sempre più studi mostrano che non è solo cosa si mangia a fare la differenza, bensì come si combinano i vari alimenti durante un pasto.

Questo approccio, chiamato “food combining” o alimentazione intelligente, può aiutare non solo chi soffre di diabete o prediabete, ma anche chi vuole mantenere stabili i livelli energetici e prevenire i picchi glicemici responsabili di fame improvvisa e stanchezza.

Il segreto è nel mix di nutrienti

Ogni alimento ha un suo effetto sulla glicemia. I carboidrati, in particolare quelli raffinati, tendono a far salire rapidamente gli zuccheri nel sangue. Ma se si abbinano a proteine, grassi buoni o fibre, la digestione rallenta e la glicemia resta più stabile.

Un esempio? Mangiare una fetta di pane bianco da sola provoca un picco di zuccheri, ma accompagnarla con un po’ di olio extravergine d’oliva o formaggio fresco cambia completamente la risposta metabolica: l’assorbimento del glucosio diventa graduale e più gestibile per l’organismo.

L’ordine dei cibi nel piatto è fondamentale

Diversi studi – tra cui una ricerca condotta dalla Cornell University – hanno evidenziato che l’ordine in cui mangiamo gli alimenti può ridurre notevolmente il picco glicemico post pasto.

Consumare verdure e proteine prima dei carboidrati fa sì che la fibra e i grassi rallentino la digestione e “ammortizzino” l’assorbimento degli zuccheri.
Al contrario, iniziare il pasto con pane o pasta porta a un rapido innalzamento della glicemia, seguito da un brusco calo che provoca stanchezza e fame.

Il cosiddetto metodo “veggie-first” (verdure per prime) è diventato una vera strategia per chi vuole tenere a bada la glicemia senza rinunciare ai carboidrati.

Le migliori combinazioni per una glicemia stabile

Mangiare in modo intelligente non significa eliminare categorie di alimenti, ma imparare a combinarle nel modo giusto.
Ecco alcuni esempi pratici che funzionano, anche secondo i nutrizionisti:

Attenzione agli abbinamenti “pericolosi”

Così come esistono combinazioni virtuose, ce ne sono altre da evitare.
Associare carboidrati semplici a zuccheri aggiunti – come nel classico cappuccino e cornetto – è una delle peggiori abitudini per la glicemia. Il risultato è un picco immediato seguito da un calo repentino, che porta a nuova fame nel giro di poche ore.

Meglio, in questo caso, sostituire il cornetto con pane integrale e un velo di burro o frutta secca, per introdurre grassi buoni e fibre.

Anche succhi di frutta industriali, bibite zuccherate o snack ultra-processati andrebbero limitati, soprattutto se assunti da soli e non all’interno di un pasto bilanciato.

Il ruolo dell’indice e del carico glicemico

Un concetto chiave nell’alimentazione “intelligente” è la differenza tra indice glicemico (IG) e carico glicemico (CG).

Per esempio, le carote cotte hanno un IG alto, ma poiché contengono pochi carboidrati, il loro carico glicemico resta basso: quindi non sono affatto da evitare.
Capire questa differenza aiuta a non demonizzare cibi sani e a costruire pasti più equilibrati.

Bere acqua (e non solo): anche le bevande contano

Le bevande influenzano la glicemia tanto quanto i cibi.
Bere acqua o tisane senza zucchero durante il pasto favorisce la digestione e aiuta a mantenere stabile il livello di zuccheri.
Al contrario, vino, birra e bevande gassate possono provocare picchi glicemici, specialmente se consumate senza cibo o con dolci.

Alcuni studi suggeriscono che un bicchiere di acqua e limone prima del pasto può avere un leggero effetto nel rallentare l’assorbimento dei carboidrati, grazie all’acido citrico.

Mangiare lentamente aiuta a controllare la glicemia

Anche il ritmo del pasto influisce sul metabolismo. Mangiare in fretta porta il corpo ad assorbire più zuccheri in meno tempo.
Prendersi invece almeno 20-30 minuti per finire il pasto consente al cervello di ricevere i segnali di sazietà e di ridurre il rischio di picchi glicemici.

Secondo una ricerca dell’Università di Kyoto, chi mastica lentamente e presta attenzione al cibo mostra una glicemia post-prandiale fino al 30% più bassa rispetto a chi divora tutto in pochi minuti.

Un aiuto anche per chi non ha il diabete

Questo tipo di alimentazione non è utile solo per chi soffre di diabete, ma anche per chi vuole prevenire disturbi metabolici e mantenere un peso sano.
Evitare i picchi di glicemia aiuta infatti a ridurre l’accumulo di grasso viscerale, a migliorare l’energia quotidiana e a proteggere cuore e vasi sanguigni.

Inoltre, tenere la glicemia stabile influisce positivamente anche sull’umore: i bruschi cali di zucchero sono spesso legati a irritabilità, stanchezza e difficoltà di concentrazione.

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