di MARIO PICCIRILLO

ROMA – Al netto di che fine farà il tatuaggio dello scudetto napoletano sottocutaneo, Luciano Spalletti è il prossimo allenatore della Juventus, per rituale prassi retorica: “manca solo la firma”. Quella arriverà, ormai è per tutti scontato, tra oggi e domani. L’ex ct della Nazionale è pronto a salire a bordo della nave bianconera, al momento un colabrodo di falle. Lo farà con un contratto da un anno di base, più rinnovo automatico fino al 2028 in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Gli obiettivi minimi che la Juve cerca di porsi per statuto, insomma.

Spalletti se la gioca come una “rivincita personale”, dopo la doppietta azzurra – Napoli e Nazionale – e quella traiettoria dalle stelle alle stalle che ha, dice, “l’ambizione di rimettere a posto”. Non poteva restare piantato all’onta dell’Europeo del 2024 e alla successiva deludente trasferta in Norvegia che ha costretto l’Italia ai playoff per il Mondiale. L’esonero di Tudor è l’occasione da cogliere, più o meno al volo.

La Juventus poteva ritentare la sorte di nuovo, scegliendo Raffaele Palladino. Ma il ballottaggio s’è chiuso per manifesta superiorità curriculare di Spalletti in meno d’un giorno. Reduce da otto partite senza vittorie e quattro senza gol segnati, la via verso un tecnico già vincente e molto navigato pareva segnata.

Dietro l’accordo c’è il lavoro ai fianchi del nuovo ad Comolli, che insieme a Modesto e Giorgio Chiellini – rientrato in fretta e furia da Riad – ha definito gli ultimi dettagli. Spalletti dovrebbe guadagnare circa 3 milioni fino a giugno, ma ulteriori negoziazioni economiche sono in corso.

Spalletti è dato a Torino già oggi, l’annuncio ufficiale è già in bozze. Da cronoprogramma emergenziale dovrebbe esordire sabato a Cremona, preludio al debutto europeo martedì contro lo Sporting Lisbona in Champions League. La prima vera occasione per bloccare l’indignazione social dei tifosi juventini per lo scudetto del Napoli sulla pelle.