Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha affermato che due aerei presumibilmente legati al narcotraffico sono entrati nello spazio aereo venezuelano e sono stati distrutti dalle forze armate.
L'incidente si verifica mentre gli Stati Uniti mantengono una forte presenza militare nei Caraibi. "Mentre gli Usa si stavano spostando nei Caraibi, due velivoli del narcotraffico hanno cercato di entrare nello spazio aereo venezuelano, gli sono passati davanti", ha dichiarato il leader sudamericano nel programma settimanale "Con Maduro+", trasmesso sul canale statale VTV.
"Non stiamo pensando ad una guerra, ma i giorni di Maduro sono contati": Donald Trump ha lanciato segnali contrastanti su un potenziale intervento Usa in Venezuela , minimizzando le preoccupazioni per un conflitto imminente contro la nazione sudamericana, ma affermando che per il suo leader è cominciato il conto alla rovescia. Le dichiarazioni del presidente, rilasciate durante un'intervista a Cbs diffusa domenica, arrivano mentre gli Stati Uniti stanno ammassando un enorme numero di uomini e mezzi nei Caraibi e continuano a condurre diversi attacchi contro presunte imbarcazioni di narcotrafficanti, causando decine di morti. "Ne dubito. Non credo", ha risposto Trump durante il programma "60 Minutes", quando gli è stato chiesto se gli Usa stessero per entrare in guerra con il Venezuela. Tuttavia, alla domanda se i giorni di Maduro come presidente fossero contati, il commander in chief ha replicato: "Direi di sì. Penso di sì, sì". Una risposta che evoca un cambio di regime, forse propiziato dall'interno con la pressione e il sostegno esterno americani. Ma nessuno può escludere un blitz con l'imprevedibilità del tycoon, che peraltro aveva smentito anche l'imminenza dell'attacco Usa ai siti nucleari iraniani.
Poco prima dell'intervista, The Donald aveva risposto così a bordo dell'Air Force One all'interrogativo sull'esistenza o meno di piani di attacco contro Caracas: "Ma che domanda è? Supponendo che ci fossero, lo direi a voi onestamente?". Maduro, intanto, rilancia la sfida ammonendo che "nessuno ci toglierà la nostra democrazia". "La nostra democrazia è la più avanzata del pianeta. Sì, siamo un popolo istruito, colto, patriottico, coraggioso e consapevole dei propri diritti. Niente e nessuno ci toglierà l'opportunità di vivere e di essere parte del 'Secolo dei Popoli'", ha affermato il presidente venezuelano in un video su Telegram, rompendo il silenzio della leadership dopo le minacce del tycoon. Gli ha risposto, in un'intervista a Fox News, la leader dell'opposizione venezuelana e Premio Nobel per la Pace 2025, María Corina Machado, secondo cui la maggioranza dei suoi connazionali sostiene le azioni del presidente americano contro i cartelli della droga e la pressione nei confronti di Nicolás Maduro. "Il popolo venezuelano — ha detto — appoggia pienamente il presidente Trump e la sua strategia perché lottiamo da 26 anni per liberare il nostro Paese". "Ora abbiamo l'opportunità di fermare questa guerra", ha aggiunto nell'intervista condotta da Laura Trump, nuora del leader statunitense. "Il Venezuela — ha continuato — è un chiaro esempio della devastazione che il socialismo e la criminalità possono causare nella società. Vent'anni fa era il Paese più ricco e libero dell'America Latina, e oggi è uno dei più poveri. Questo perché il socialismo promette uguaglianza per tutti, ma in realtà siamo tutti ugualmente poveri". La Ue, intanto, batte un colpo lanciando un monito sul possibile intervento armato degli Usa in Venezuela, Paese al quale ha confermato l'invio di un nuovo pacchetto di aiuti umanitari da 14,5 milioni di euro: "Condividiamo l'obiettivo di smantellare il crimine organizzato, ma qualsiasi azione deve rispettare il diritto internazionale", ha avvisato una portavoce della Commissione Europea, rimandando però agli Stati Uniti l'onere di rispondere alle questioni più specifiche. Nei giorni scorsi il Dipartimento di Giustizia aveva già comunicato al Congresso che l'amministrazione Trump può continuare i suoi raid contro presunti trafficanti di droga in America Latina e non è vincolata dalla War Powers Resolution del 1973, che richiede l'approvazione del Parlamento per proseguire operazioni militari ostili oltre il termine di 60 giorni dalla prima. Il termine scade oggi.
