di FABIO PORTA
In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci anche sul blocco della perequazione automatica delle pensioni superiori al trattamento minimo pagate nel 2025 dall’Inps ai nostri pensionati residenti all’estero, la Corte, con recente sentenza n. 167 depositata il 13 novembre 2025, ha nuovamente stabilito alcuni principi che interessano indirettamente i nostri connazionali e che possono far presagire l’orientamento della Consulta.
Intanto giova ricordare che in seguito alla decisione da parte del Governo nella scorsa Legge di Bilancio (quella per il 2025) di annullare il meccanismo della rivalutazione per oltre 60.000 pensioni italiane superiori al minimo erogate all’estero (decisione che abbiamo denunciato e criticato a più riprese) diversi studi legali, associazioni e organizzazioni sindacali hanno avviato azioni legali per contrastare questo blocco, ritenuto ingiusto, discriminatorio e in contrasto con il diritto europeo e le convenzioni bilaterali di sicurezza sociale. Le iniziative hanno incluso campagne informative e l'avvio di ricorsi collettivi. Ora la Corte con la sentenza n. 167/2025 si è espressa sul taglio alla perequazione sulle pensioni di importo elevato effettuato nel 2023 e nel 2024 sostenendo che tale “raffreddamento” è legittimo e non risulta incostituzionale con i principi di eguaglianza tributaria, ragionevolezza e temporaneità. Tuttavia la Consulta evidenzia nella sua sentenza (ma già lo aveva fatto in sentenze pecedenti) come il meccanismo di “raffreddamento” della dinamica rivalutativa dei trattamenti pensionistici deve riconoscere integralmente la perequazione automatica per le pensioni complessivamente pari o inferiori a quattro volte il minimo Inps e solo per quelle superiori la rivalutazione può essere bloccata in misura progressivamente decrescente.
Si tratta di un principio importantissimo per i nostri connazionali perché si può evincere – o comunque ragionevolmente sperare – che la Corte Costituzionale possa ritenere (nella sua prossima pronuncia) incostituzionale il blocco della perequazione delle pensioni pagate all’estero dall’Inps superiori al minimo ma di importo inferiore a quattro volte il trattamento minimo Inps perché tali pensioni – statuisce la Consulta - hanno una minore resistenza all’erosione dell’inflazione e perché il meccanismo ordinario di rivalutazione automatica delle pensioni deve essere interessato con estrema prudenza da cambiamenti improvvisi (come il blocco delle pensioni all’estero introdotto nel 2025) che possono incidere in senso negativo sui comportamenti di spesa delle famiglie.
In sostanza, ci dice la Corte, i principi presidiati dai parametri costituzionali devono salvaguardare l’integrale rivalutazione delle pensioni di più modesta entità (e certamente le pensioni pagate all’estero rientrano tra quest’ultime) nelle quali sono ricomprese – secondo la Corte – quelle di importo pari o inferiore a quattro volte il trattamento minimo Inps.
Insomma non sarebbe irragionevole, al metro dei suddetti enunciati, se nella prossima pronuncia sulle pensioni Inps pagate all’estero nel 2025 e non rivalutate, la Corte decidesse un eventuale rimborso per i pensionati residenti all’estero penalizzati dall’ingiusto e illegittimo provvedimento del Governo.
Staremo e vedere ma siamo ottimisti che la Corte tutelerà i diritti dei nostri connazionali pensionati.
Intanto giova ricordare che in seguito alla decisione da parte del Governo nella scorsa Legge di Bilancio (quella per il 2025) di annullare il meccanismo della rivalutazione per oltre 60.000 pensioni italiane superiori al minimo erogate all’estero (decisione che abbiamo denunciato e criticato a più riprese) diversi studi legali, associazioni e organizzazioni sindacali hanno avviato azioni legali per contrastare questo blocco, ritenuto ingiusto, discriminatorio e in contrasto con il diritto europeo e le convenzioni bilaterali di sicurezza sociale. Le iniziative hanno incluso campagne informative e l'avvio di ricorsi collettivi. Ora la Corte con la sentenza n. 167/2025 si è espressa sul taglio alla perequazione sulle pensioni di importo elevato effettuato nel 2023 e nel 2024 sostenendo che tale “raffreddamento” è legittimo e non risulta incostituzionale con i principi di eguaglianza tributaria, ragionevolezza e temporaneità. Tuttavia la Consulta evidenzia nella sua sentenza (ma già lo aveva fatto in sentenze pecedenti) come il meccanismo di “raffreddamento” della dinamica rivalutativa dei trattamenti pensionistici deve riconoscere integralmente la perequazione automatica per le pensioni complessivamente pari o inferiori a quattro volte il minimo Inps e solo per quelle superiori la rivalutazione può essere bloccata in misura progressivamente decrescente.
Si tratta di un principio importantissimo per i nostri connazionali perché si può evincere – o comunque ragionevolmente sperare – che la Corte Costituzionale possa ritenere (nella sua prossima pronuncia) incostituzionale il blocco della perequazione delle pensioni pagate all’estero dall’Inps superiori al minimo ma di importo inferiore a quattro volte il trattamento minimo Inps perché tali pensioni – statuisce la Consulta - hanno una minore resistenza all’erosione dell’inflazione e perché il meccanismo ordinario di rivalutazione automatica delle pensioni deve essere interessato con estrema prudenza da cambiamenti improvvisi (come il blocco delle pensioni all’estero introdotto nel 2025) che possono incidere in senso negativo sui comportamenti di spesa delle famiglie.
In sostanza, ci dice la Corte, i principi presidiati dai parametri costituzionali devono salvaguardare l’integrale rivalutazione delle pensioni di più modesta entità (e certamente le pensioni pagate all’estero rientrano tra quest’ultime) nelle quali sono ricomprese – secondo la Corte – quelle di importo pari o inferiore a quattro volte il trattamento minimo Inps.
Insomma non sarebbe irragionevole, al metro dei suddetti enunciati, se nella prossima pronuncia sulle pensioni Inps pagate all’estero nel 2025 e non rivalutate, la Corte decidesse un eventuale rimborso per i pensionati residenti all’estero penalizzati dall’ingiusto e illegittimo provvedimento del Governo.
Staremo e vedere ma siamo ottimisti che la Corte tutelerà i diritti dei nostri connazionali pensionati.
