ROMA – L’aula della Camera ha approvato in via definitiva il disegno di legge ‘Introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne e per la tutela delle vittime’. I sì sono stati 237, nessun no e nessun astenuto.
l provvedimento all’articolo 1 prevede, tra l’altro, che “chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di odio o di discriminazione o di prevaricazione o come atto di controllo o possesso o dominio in quanto donna, o in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere un rapporto affettivo o come atto di limitazione delle sue libertà individuali è punito con la pena dell’ergastolo”. E ancora: “Quando ricorre una sola circostanza attenuante ovvero quando una circostanza attenuante concorre con taluna delle circostanze aggravanti di cui al secondo comma, e la prima è ritenuta prevalente, la pena non può essere inferiore ad anni ventiquattro. Quando ricorrono più circostanze attenuanti, ovvero quando più circostanze attenuanti concorrono con taluna delle circostanze aggravanti di cui al secondo comma, e le prime sono ritenute prevalenti, la pena non può essere inferiore ad anni quindici”.
Dunque ergastolo per chi uccide una donna in quanto donna. È il cuore della nuova legge, che riconosce come movente di reato ogni forma di dominio, controllo o possesso sulla vittima, inclusi i casi in cui il gesto nasce dal rifiuto di una relazione o dalla volontà di limitarne la libertà personale. Il passaggio recepisce i principi della Convenzione di Istanbul e si allinea alle normative già esistenti in alcuni Paesi europei come Cipro, Malta, Croazia e Belgio.
Il testo interviene anche sugli strumenti di prevenzione e indagine: le misure del Codice rosso escono dal limite dei 45 giorni per le intercettazioni e il braccialetto elettronico raddoppia la sua “distanza di sicurezza”, attivandosi già a un chilometro.
Capitolo importante anche quello della giustizia penale. Per i condannati per femminicidio, i benefici carcerari verranno concessi solo dopo una valutazione accurata della condotta, basata su un’osservazione di almeno un anno da parte di professionisti. Per i minori responsabili di tali reati, la durata dei permessi premio viene ridotta. E in caso di modifiche alle misure cautelari, non solo la vittima ma anche i suoi familiari verranno informati dal giudice: un’attenzione in più per chi resta esposto al rischio.
Sul fronte dei diritti civili, si registrano altre novità: le ragazze dai 14 anni in su potranno rivolgersi ai centri antiviolenza senza l’autorizzazione dei genitori e il patrocinio a spese dello Stato viene garantito anche a chi ha subito un tentato femminicidio, persino in deroga ai limiti di reddito.
La legge dedica un intero pacchetto di interventi, quindici in totale, agli orfani di femminicidio. Arriva un registro nazionale per monitorarne le condizioni, si semplifica l’accesso ai fondi economici e sanitari e si istituisce un supporto psicologico strutturato. Previsto anche il diritto alla deindicizzazione, per proteggere la privacy dei minori, e una formazione specifica per chi lavora al loro fianco. Le stesse tutele si estendono ai figli di donne sopravvissute a tentativi di femminicidio, ma incapaci di occuparsi dei bambini per i traumi subiti.
Sul fronte giudiziario e sanitario arrivano percorsi formativi obbligatori sulla violenza di genere. Nei tribunali, il giudice dovrà impedire domande che possano ledere dignità e decoro della vittima, per evitare quella “seconda violenza” che troppo spesso avviene nelle aule di giustizia.
Ma in Senato salta l’ok al Ddl sul consenso informato
ROMA – Sembrava trovato l’accordo bipartisan per concludere l’iter del provvedimento sul ‘consenso informato’ in Senato martedì 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Invece viene tutto rinviato. Il perché lo spiega la presidente della commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno a margine dei lavori della commissione.
“Personalmente, ma parlo a nome dell’intera commissione, si vuole andare avanti sul ddl- assicura- Per smentire chiunque voglia fare passare il messaggio che si vuole affossare il ddl, sappia che io presiedo la commissione e non affosserò. Il ddl è arrivato oggi in commissione, e ho chiesto se ci fosse unanimità nella rinuncia agli emendamenti, l’unanimità non c’è stata. La maggioranza ha chiesto che si possano fare delle correzioni alla luce di alcune audizioni. Ne farò un ciclo di mirate e brevi e poi si proseguirà. Non si può parlare di ritardi essendo arrivato in commissione oggi. Senza unanimità non si può chiudere in mezz’ora”. Il ddl sul Consenso informato era già stato approvato alla Camera all’unanimità lo scorso 19 novembre. Le opposizioni avevano richiesto che il provvedimento venisse approvato oggi, in via definitiva, senza emendamenti. La richiesta aveva trovato anche il consenso del presidente del senato, Ignazio La Russa.
ALLA CAMERA L’OPPOSIZIONE CHIEDE LO STOP AI LAVORI: “VOGLIAMO CAPIRE CHE ACCADE AL SENATO”
Con l’inaspettato rinvio in Senato, scoppia dunque la polemica alla Camera, dove, in parallelo, si sta discutendo il Ddl sul Femmicidio: i deputati di opposizione si scagliano contro la ministra Roccella e contro la maggioranza. E chiedono di sospendere i lavori per 30 minuti per capire le ragioni di quanto sta avvenendo al Senato dove, sulla legge materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso, la maggioranza non ha più intenzione di approvarla oggi, ma di approfondire l’esame del provvedimento in commissione. L’aula della Camera respinge però la richiesta delle stop ai lavori.
L’aula ha poi approvato in via definitiva il disegno di legge. I sì sono stati 237, nessun no e nessun astenuto. “Sono molto soddisfatta dell’approvazione all’unanimita’ in Parlamento del disegno di legge del governo che introduce il reato di femminicidio- ha commentato poi Meloni in un videomessaggio – E’ un segnale importante di coesione della politica contro la barbarie della violenza contro le donne. Aggiungiamo uno strumento in piu’ a quelli che avevamo gia’ previsto, dal rafforzamento del Codice rosso al raddoppio delle risorse per i centri antiviolenza e per le Case rifugio. Sono passi concreti che ovviamente non bastano. Dobbiamo continuare a fare ogni giorno di piu’ per difendere la dignita’ e la liberta’ di ogni donna”.
PD: “DALLA MAGGIORANZA IN SENATO UN’EVIDENTE SFIDUCIA ALLA PREMIER MELONI“
Quanto sta accadendo al Senato da parte della maggioranza sul ddl in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso “e’ una evidente sfiducia nei confronti della presidente del consiglio”. Lo dice la deputata Debora Serracchiani (Pd) in aula alla Camera dove è in discussione il ddl femminicidio alla presenza della ministra Eugenia Roccella.” Allora delle due l’una, Presidente. O questo accade al Senato senza che la ministra ne sia informata, o questo sta accadendo al Senato, la ministra sa e non ce lo vuole dire. Per suo tramite, Presidente, in questi giorni abbiamo visto in tanti c’è un video molto carino di un opossum che cammina, si mette davanti a uno specchio e quando si riconosce allo specchio si finge morto capovolgendosi. Beh, l’impressione che sta dando in questo momento la ministra Roccella”. Lo dice ancora la deputata del Pd Debora Serracchiani rivolgendosi alla ministra Roccella che siede tra i banchi del governo, in merito al silenzio di fronte alle reiterate richiesta dei deputati delle opposizioni di spiegare quanto sta accadendo al Senato.
BOSCHI (IV): “SUL CONSENSO VOLTAFACCIA DELLA MAGGIORANZA, AZZERATA LA FIDUCIA”
“Dopo aver votato all’unanimità la legge che mette al centro il consenso libero e attuale nei casi di violenza sessuale, oggi la maggioranza ha deciso di bloccarla al Senato. Hanno rinviato il voto e sospeso l’esame in Commissione sine die. Di fronte al voltafaccia della maggioranza è evidente che viene meno la fiducia nel governo”. Lo dichiara Maria Elena Boschi, annunciando che nessuna riformulazione degli ordini del giorno al dl femminicidi verrà più accettata.
“Dopo l’impegno solenne preso qui alla Camera da tutte le forze politiche, maggioranza compresa, Roccella ha il dovere di spiegare perché al Senato si sta rimangiando la parola data. Noi- spiega Boschi- avevamo perplessità, avevamo emendamenti, ma li abbiamo ritirati per garantire un voto unanime al Paese. Ci siamo comportati con serietà perché volevamo dare un segnale forte, trasversale, culturale prima ancora che normativo. Scoprire che la stessa maggioranza rinnega l’intesa sulla legge sul consenso è un segnale pessimo. Per il rapporto tra maggioranza e opposizione, ma- conclude- soprattutto per le cittadine e i cittadini che chiedono certezze, non giochi politici sulla pelle delle donne”.
SPORTIELLO (M5S) A ROCCELLA: “FOSSI IN LEI PENSEREI ALLE DIMISSIONI“
“Io fossi in lei penserei alle dimissioni, avrebbe dovuto farlo tante volte ma se lo fa oggi risparmia una figuraccia al governo e al parlamento”. Lo dice la deputata Gilda Sportiello (M5s), intervenendo in aula dopo che al Senato la maggioranza ha deciso di proseguire l’esame del ddl sul consenso e di non approvarlo oggi.
AVS: “ROCCELLA SPIEGHI LA ROTTURA SULL’ACCORDO AL SENATO”
“La ministra Roccella intervenga in quest’aula e spieghi la rottura dell’accordo politico raggiunto tra maggioranza e opposizione sulla legge sullo stupro. Al Senato le opposizioni hanno abbandonato l’aula della commissione, si tratta di un fatto gravissimo la ministra è qui, spieghi cosa sta accadendo”. Così la capogruppo di Avs nella commissione Giustizia della Camera Devis Dori.
BONGIORNO: “LA LEGGE SUL CONSENSO AVEVA LACUNE, MEGLIO APPROVARLA UN ALTRO GIORNO“
“Preferisco una legge fatta il 13 o il 31 che una il 25 con una lacuna” e nel testo sul consenso “devo dire che ci sono effettivamente delle piccole lacune”. Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia del Senato, spiega così come mai si è preferito il rinvio, nonostante l’accordo ad una approvazione contemporanea tra Senato e Camera della legge che introduce il necessario consenso per ogni rapporto sessuale trovato tra, secondo quanto riferito, Giorgia Meloni e Elly Schlein.
“Oggi è arrivato un importantissimo disegno di legge alla mia commissione, devo dire è arrivato qualche ora fa. Sarà un ddl importante, è il ddl contro la violenza sessuale che mette al centro il consenso”, dice Bongiorno nell’Aula del Senato.
“È una legge sulla quale la commissione si misurerà. Era prevista già oggi la trattazione in Aula, e dico chiaramente che sarebbe stato bellissimo approvarlo oggi, tuttavia ho rilevato che nell’ambito della commissione sono state segnalate alcune modifiche. Devo dire che ci sono effettivamente delle piccole lacune”, avverte la presidente della commissione Giustizia.
“Certo, sarebbe stato più bello dire ’25 novembre, evviva’, ma a noi interessa come legislatori essere responsabili. Il che significa che questa legge, sia chiaro, sarà fatta, sarà fatta poco poco meglio facendo queste piccole aggiunte, soprattutto per un comma su cui oggi si è discusso, con il legislatore che come capita abbandona dei commi vaghi, ma su un comma si gioca una vita”, dice Bongiorno.
“Quindi facciamo questa legge meglio, facciamola tutti assieme, Riconosco che è stata portata avanti prima dalla sinistra, che c’è gia in Spagna e in parte viene già applicata in Italia. L’impegno è farla, farla rapidamente, migliorarla un po’. Preferisco una legge fatta il 13 o il 31 che una il 25 con una lacuna”, conclude.
“LA LEGGE SUL CONSENSO VA AFFOSSATA”, PASTICCIACCIO IN MAGGIORANZA
La giornata che doveva segnare l’approvazione di due leggi simbolo della lotta alla violenza contro le donne (femminicidio alla Camere e consenso in Senato), sta diventando un ‘pasticciaccio’ brutto in maggioranza. Lo sottolineano le opposizioni ma lo conferma a mezza bocca anche qualche parlamentare di centrodestra.
“L’accordo Meloni-Schlein sul reato di stupro senza il consenso libero e attuale? Una bufala…”. E’ questo che nel Transatlantico di Montecitorio racconta qualche esponente del centrodestra spiegando che quando la proposta di legge è passata in Aula c’erano già dei maldipancia. In pratica, spiegano alcuni deputati dei partiti che sostengono il governo. dopo la notizia del ‘freno’ al ddl in Senato, ci sono delle questioni tecnico-giuridiche che vanno approfondite “perchè – dicono – quella legge non andava approvata”.
Il dietrofront, che sembra al momento uno slittamento, in realtà – emerge dai parlamentari che si stanno ‘sbottonando’ dietro anonimato – mira a far finire la legge sul consenso su un ‘binario morto’ a Palazzo Madama.
E quando viene fatto notare che però Montecitorio ha approvato il testo grazie alla spinta delle relatrici, Michela De Biase del Pd e Carolina Varchi di FdI, viene aggiunto un aneddoto: “Il si è stato deciso in una riunione in cui oltre alle relatrici hanno partecipato alcuni rappresentanti dei gruppi che hanno seguito l’iter con il sottosegretario Ostellari”. E quindi adesso cosa succede? Gli esponenti di maggioranza, che hanno maldigerito l’ok di Montecitorio, fanno capire che al ddl in Senato saranno fatte le ‘pulci’ per arrivare a un dietrofont. A meno che – viene aggiunto con un mezzo sorriso – dai vertici del governo non arrivi una presa di posizione forte per portare avanti la legge…”.
IL MINISTRO CIRIANI: “IL RINVIO CHIESTO DAI GRUPPI, IN PARTICOLARE DALLA LEGA”
Il rinvio del consenso informato in commissione al Senato “non è una iniziativa del governo, ma dei
gruppi, che hanno chiesto un approfondimento, in particolare la Lega, ma io non faccio l’avvocato difensore dei gruppi”. Lo dice il ministro dei Rapporti col Parlamento Luca Ciriani, interpellato dai cronisti in Senato.
Una figuraccia, nella Giornata contro la violenza sulle donne? “Abbiamo fatto tutto il possibile- risponde- è soltanto rinviato”.















