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Financial Times: “L’Ue verso il sì per congelare 210 miliardi di asset russi”

L'Ue vuole approvare già questa settimana, e quindi prima del summit europeo del 18-19 dicembre, una decisione per immobilizzare definitivamente fino a 210 miliardi di euro di asset sovrani russi, superando quindi il rinnovo ogni sei mesi del regime sanzionatorio.

Lo riporta il Financial Times segnalando che la mossa mira a bypassare le minacce del premier ungherese Victor Orban di porre il veto sul rinnovo delle sanzioni. Per la decisione verrebbe usato l'articolo 122 del Trattato che permette di approvare misure di emergenza economica a maggioranza qualificata, non all'unanimità.

Il tentativo rapido di approvare la legislazione, che invoca poteri di emergenza per scavalcare i veti nazionali sull'estensione delle sanzioni, secondo il quotidiano della City punta a proteggere la leva negoziale di Bruxelles nei colloqui di pace guidati dagli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina, secondo funzionari a conoscenza dei piani.
I diplomatici che seguono il dossier ritengono vantaggioso agire rapidamente nei prossimi giorni per separare la controversa questione dell'immobilizzazione degli asset dal dibattito sui prestiti da concedere a Kiev, garantiti dai fondi russi congelati. La questione del finanziamento sarà invece lasciata ai leader dell'Ue la prossima settimana.

La decisione di votare già nei prossimi giorni, sottolinea l'Ft, rischia di far infuriare l'Ungheria e altri Paesi che si oppongono alla misura. In passato, casi in cui alcuni Stati membri dell'Ue hanno votato a maggioranza su temi critici, come Polonia e Ungheria nel caso della politica migratoria, hanno alimentato tensioni tra le capitali per anni.

La Commissione Ue ha proposto la scorsa settimana di utilizzare 210 miliardi di euro di asset esteri russi immobilizzati nell'Ue nell'ambito delle sanzioni per finanziare un prestito all'Ucraina, inizialmente pari a 90 miliardi da erogare nei prossimi due anni. Il meccanismo richiede che gli asset sottostanti siano immobilizzati a tempo indeterminato, e non più solo per sei mesi, come nell'attuale regime sanzionatorio rinnovato di volta in volta a 27.

L'Ungheria, lo Stato membro più vicino alla Russia, si oppone a qualsiasi ulteriore assistenza all'Ucraina e ha ripetutamente minacciato di porre il veto al rinnovo delle sanzioni (fino ad ora approvate anche con il voto di Budapest). Zoltán Kovács, portavoce del governo ungherese, ha dichiarato che la proposta di prestito della Commissione "supera ogni linea rossa".

Secondo il quotidiano della City consolidare le sanzioni rappresenterebbe anche un segnale politico a Washington visto che un primo schema di piano di pace per l'Ucraina prevedeva che la maggior parte degli asset venisse destinata a due fondi di investimento guidati dagli Stati Uniti.

Stamattina il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha avvertito che la Russia risponderebbe a un eventuale di dispiegamento di truppe europee in Ucraina. Mosca, ha affermato Lavrov, non ha "nessuna intenzione di entrare in guerra con l'Europa", ma è pronta a reagire a un eventuale di dispiegamento di truppe europee nel Paese vicino.

Il ministro russo, come citato dalle agenzia Ria e Tass, ha contestato quella che ha definito la "cecità politica senza speranza" dell'Unione europea, che si illude sulla possibilità di sconfiggere la Russia.

Mosca interviene anche sulla promessa del presidente Volodymyr Zelensky di tenere elezioni in Ucraina se gli occidentali ne garantiranno la sicurezza: "Sembra una scena del teatro delle marionette" ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Zelensky dice di volere "l'indipendenza" dell'Ucraina, ma "chiede che altri Paesi garantiscano la possibilità di tenere elezioni, e al contempo chiama queste elezioni 'democratiche'", ha detto Zakharova a Radio Sputnik, ripresa dalla Tass, affermando che ciò assomiglia al "teatro di Karabas-Barabas". Cioè il tirannico capo di un teatro delle marionette in una favola di Alexei Tolstoy.

Intanto nella notte l'esercito russo ha attaccato la regione di Odessa, danneggiando infrastrutture. Lo ha riferito su Telegram Oleh Kiper, capo dell'Amministrazione militare regionale di Odessa, secondo Ukrinform.

"La maggior parte degli obiettivi aerei nemici è stata distrutta dalle nostre Forze di difesa aerea. Tuttavia, è stato registrato un colpo a una struttura infrastrutturale in uno dei distretti", si legge nel rapporto. L'attacco ha provocato danni locali, seguiti da un piccolo incendio in un magazzino vicino. Kiper ha aggiunto che non ci sono state vittime e che le infrastrutture funzionano normalmente.

 

Il Cremlino: 'Le dichiarazioni di Trump a Politico in linea con le posizione russe'

Quanto detto da Donald Trump nell'intervista a Politico sul non ingresso dell'Ucraina nella Nato, sui territori e sulla perdita di terreno di Kiev sono 'in linea' con la posizione della Russia. Lo ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass.

"Noi lavoriamo per la pace, non per una tregua", ha detto ancora Peskov, rispondendo alla proposta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di un cessate il fuoco che porti alla sospensione degli attacchi reciproci sulle strutture energetiche. Per la Russia, ha affermato il portavoce, citato da Interfax, la "priorità assoluta" è "una pace stabile, garantita, duratura, raggiunta tramite la firma dei documenti appropriati".

Peskov ha ribadito che il presidente degli Stati Uniti ha affrontato le cause profonde del conflitto in Ucraina. "Il presidente Trump ha toccato le cause profonde di questo conflitto in molti modi ", ha detto il portavoce della presidenza russa, aggiungendo che il Cremlino ha esaminato attentamente l'intervista, in particolare la sezione riguardante l'accordo sull'Ucraina. "Certamente, per molti versi - ha sottolineato Peskov - sono coerenti con la nostra comprensione".

Lavrov: 'Trump non revoca le sanzioni alla Russia, anzi, le inasprisce'

Il ministro Lavrov, intervenendo al Consiglio della Federazione (il Senato russo), ha dichiarato che il presidente americano Donald Trump, non solo non ha fretta di revocare le sanzioni esistenti contro la Russia, ma, al contrario, le sta addirittura inasprendo. Il ministro russo ha ricordato l'accusa di Trump al suo predecessore, Joe Biden, il quale avrebbe "minato la fiducia nel dollaro" e spinto i paesi Brics (Brasile Russia, India, Cina, Sudafrica) a cercare piattaforme di pagamento alternative.

Per Lavrov, inoltre, i Paesi europei puntano a confiscare i capitali russi congelati perché non hanno più "altre risorse per finanziare la guerra" in Ucraina. "A parte rubare il nostro oro e le nostre riserve valutarie in violazione di ogni concepibile norma internazionale e commerciale, non hanno altra risorsa per finanziare questa guerra", ha affermato Lavrov, citato dalla Tass.

Lagarde, 'sul prestito all'Ucraina la soluzione trovata è la migliore. Sì agli eurobond per la difesa'

"È nostro dovere continuare a sostenere e difendere l'Ucraina, e credo che lo schema che è stato preparato sia la soluzione più vicina a qualcosa che sia in linea con i principi internazionali", ha detto la presidente della Bce Christine Lagarde, facendo un'apertura al meccanismo per un prestito europeo all'Ucraina che fa leva sugli asset russi congelati in Europa.

"Se riusciamo a spiegare la nostra posizione - ha detto Lagarde - penso che gli investitori in asset denominati in euro si renderanno conto che non si tratta di una pratica ricorrente con cui ci impossessiamo della proprietà altrui, ma di un caso eccezionale che peraltro non rimuove il titolo di proprietà della Russia su quegli asset".

Gli investimenti europei nella difesa "vanno esattamente nella giusta direzione" e meritano di essere finanziati con l'emissione congiunta di eurobond, ha affermato quindi Lagarde che apre all'emissione di debito comune.

"Lo abbiamo fatto per il Covid, era una questione di sopravvivenza. La difesa lo è altrettanto, dunque si tratta di un'applicazione perfetta per fare un'emissione comune" di debito, ha aggiunto Lagarde a un evento del Financial Times.

Berlino: "Zelensky è legittimato dal voto, sulle elezioni decide Kiev"

"La nostra posizione è chiara e perché non ci siano dubbi posso rispondere che Volodymyr Zelensky è un presidente votato ed eletto, e ha tutte le legittimazioni. Su tutto il resto deve decidere l'Ucraina". Lo ha detto Steffen Meyer, portavoce del cancelliere tedesco, a Berlino, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sulla richiesta di Donald Trump sulle nuove elezioni in Ucraina e sulla disponibilità mostrata dal leader ucraino. "Abbiamo preso atto della sua dichiarazione", ha aggiunto. Citando poi lo stesso Zelensky, ha affermato: "ci sono una serie di presupposti giuridici e politici che andranno rispettati".

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