Oltre 15 milioni di cileni sono chiamati alle urne questa domenica per scegliere il nuovo presidente della Repubblica in un ballottaggio che vede affrontarsi due candidati di segno opposto.
Da una parte c'è la comunista Jeannette Jara, che guida una coalizione di centrosinistra in continuità con l'attuale governo progressista di Gabriel Boric e che si è imposta al primo turno con 26,4% delle preferenze.
Dall'altra l'ultraconservatore José Antonio Kast, al terzo tentativo di arrivare al palazzo de La Moneda, e che parte ampiamente favorito secondo la maggior parte dei sondaggi pur essendo rimasto dietro a Jara al primo turno.
In vista del ballottaggio, Kast ha riunito infatti il sostegno degli altri due candidati della destra rimasti fuori dall'istanza finale, Evelyn Matthei e Johannes Kaiser.
Al centro del dibattito politico durante la campagna sono stati principalmente i temi della sicurezza, dell'immigrazione e dell'economia.
Kast, del quale si conosce l'ammirazione per l'ex dittatore Augusto Pinochet, propone su questi fronti una politica in linea con quelle della destra internazionale, che puntano alla chiusura delle frontiere, all'espulsione dei migranti irregolari, e alle promesse di mano dura contro la criminalità.
Il programma di Jara, di contro, fa leva sulla promessa di stimolare la lenta crescita economica e ridurre il problema della disuguaglianza all'origine delle proteste del 2019. Ma data l'importanza della questione sicurezza per l'opinione pubblica, anche la candidata comunista ha dovuto fare promesse in materia di indurimento della lotta al crimine.











