BERLINO – Il Comites di Berlino ha realizzato un incontro sul tema : “Italia-Germania: 70 anni dall’accordo di manodopera. I diritti del lavoro, dai Gastarbeiter ad oggi”.  L’evento è stato coordinato da Federico Quadrelli (Presidente Comites Berlino) e introdotto da Edith Pichler (Università di Potsdam); sono quindi intervenuti: Alfonso Pantisano (Commissario del governo regionale di Berlino per l’accettazione della diversità sessuale e di genere) e Damiano Valgolio (Deputato Die Linke, nonché Avvocato del diritto del Lavoro). Nel suo intervento Federico Quadrelli ha spiegato che l’obiettivo dell’incontro sia proprio quello di parlare di diritti del lavoro, partendo dalle origini storiche e sociologiche dell’epopea dei cosiddetti Gastarbeiter, ossia i lavoratori stranieri immigrati in Germania. Dal canto suo Edith Pichler ha rimarcato che in questi 70 anni si è anzitutto rafforzata la consistenza della presenza italiana che nel 2025 è arrivata a superare i 900mila iscritti Aire in Germania; si stima tuttavia che possano essere di più, considerando che ci sono connazionali che non si iscrivono all’Aire. Pichler ha sottolineato inoltre che oggi l’emigrazione è diversa dal passato: è più votata alla mobilità in luogo della permanenza duratura in un Paese estero. Pichler ha inoltre spiegato che bisogna sfatare la leggenda dei “cervelli in fuga”: ad esempio solo un terzo di chi è arrivato in Germania nel 2024 era in possesso di una laurea. Alfonso Pantisano ha ricordato, parlando anche della storia della sua famiglia, che l’accordo italo-tedesco sul reclutamento di manodopera è stato un documento burocratico, visto come un passo per la ricostruzione economica della Germania, ma anche un momento che ha segnato le vite di intere famiglie. “Lavoro e speranza”, erano all’epoca le parole associate alla possibilità per gli italiani di espatriare in Germania. “Arbeit”, ossia “lavoro”, era una delle prime parole che i connazionali apprendevano arrivando in Germania. Palmisano anche ha spiegato che gli italiani sentivano – e magari sentono ancora – la necessità di dover dimostrare sempre qualcosa agli occhi del Paesi ospitante. Palmisano inoltre ha invitato a riflettere sul fatto che questo accordo non abbia rappresentato solo una storia di lavoratori immigrati, con storie anche di successo; quell’epoca ha visto infatti anche biografie spezzate e infanzie perdute. Federico Quadrelli è tornato ad intervenire sui diritti negati, rimarcando l’importanza della tutela dei lavoratori e della possibilità dei ricongiungimenti familiari. Daniano Valgolio a sua volta ha ripercorso una vicenda familiare legata all’emigrazione, tra gli anni ’70 e ‘80, in un’epoca sicuramente vivace in tutta Europa dal punto di vista dei movimenti per i diritti dei lavoratori: un’epoca nella quale era abbastanza frequente dover scioperare o aderire attivamente al sindacalismo. Valgolio ha rimarcato che delle lotte portate avanti dalle generazioni precedenti – anche per quanto riguarda i migranti – ne hanno tratto beneficio le generazioni future, benché oggi i diritti dei lavoratori siano ancora messi in discussione.