ROMA - "Quale è la logica che induce il Governo italiano a privilegiare, con costi e impegni amministrativi sostanziali, accordi (ancorché benefici) con Paesi ove le collettività italiane sono numericamente esigue e a ignorare invece i diritti delle decine di migliaia di cittadini italiani emigrati nei Paesi dell’America Latina con i quali l’Italia non ha ancora e vergognosamente stipulato alcun accordo di sicurezza sociale". Queste le parole di Fabio Porta, deputato del Pd eletto in Sud America, che in queste ore ha ribadito il suo impegno nel sensibilizzare e chiedere conto al Governo per questa situazione.
Portando alcuni esempio, Porta ha parlato dei casi della Moldavia, dove poche centinaia di italiani possono beneficiare dell'accordo di sicurezza sociale bilaterale siglato nel settembre scorso. E così l’Albania (che ha un numero di iscritti all’Aire di poco superiore alle 2.000 unità, poi la Turchia, il Giappone e Israele. "Alcune migliaia di cittadini italiani residenti in quei Paesi potranno così far valere importanti diritti pensionistici - ha affermato Porta ricordando appunto le migliaia di persone italiane in Cile, Colombia, Ecuador e Perù, dove risiedono rispettivamente circa 65.000, 22.000, 30.000 e 36.000 cittadini italiani iscritti all'AIRE, che invece risultano "privi di tutela previdenziale in convenzione".
"Se lo si ritiene un dovere di un Paese civile", per Porta è essenziale "la stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale che tutelino adeguatamente questi lavoratori nell'ambito socio-previdenziale".
Porta ha dunque evidenziato che "con il Cile una convenzione di sicurezza sociale era stata firmata addirittura nel lontano 5 marzo 1998, che il Parlamento cileno aveva poi approvato, ma che manca l’approvazione del Parlamento italiano per la sua entrata in vigore; con il Perù sono stati avviati negoziati diplomatici per le eventuali intese bilaterali e predisposte le bozze degli accordi di sicurezza sociale che non hanno avuto seguito; con la Colombia e l’Ecuador attualmente invece non vi sono in corso negoziati in materia di sicurezza sociale nonostante le forti pressioni esercitate dagli organismi rappresentativi degli italiani ivi residenti come i Comites".
Il problema, secondo il deputato eletto all'estero, "è ovviamente politico: se da un lato si stipulano accordi con i Paesi di immigrazione in Italia (vedi Albania e Moldavia) mancano purtroppo la volontà e l’interesse – in un quadro programmatico di interventi socio-previdenziali – di tutelare i diritti delle nostre collettività residenti all’estero. Ma per questo Governo gli italiani all’estero non esistono, sono dei fantasmi che vivono nel mondo senza diritti e senza rappresentanza. Infatti dopo essere stati pesantemente penalizzati con la Legge di Bilancio dell’anno scorso i nostri connazionali auspicavano e si aspettavano interventi correttivi dei tangibili torti subiti o perlomeno misure e azioni positive volte a migliorare le loro condizioni".
La Legge di Bilancio per il 2026, però, "non solo non introduce misure che valorizzino la presenza e il lavoro degli italiani all’estero, non solo ignora le richieste di ripristinare i diritti lesi o revocati dalla finanziaria per il 2025, non solo non recepisce le richieste in materia sociale, fiscale, previdenziale, assistenziale che le nostre collettività emigrate reclamano da tempo, ma dimentica completamente l’esistenza nel mondo di oltre 6 milioni di cittadini italiani che lamentano una sensazione di abbandono o trascuratezza da parte dello Stato italiano e che si aspettano un segnale di attenzione e di riconoscenza".
"Nel prosieguo della legislatura - ha assicurato infine Porta -non mancheremo di continuare a sensibilizzare Governo e Parlamento con l’auspicio che le nostre giuste rivendicazioni siano finalmente considerate con serietà e lungimiranza".