di FABIO PORTA
Era iniziato con l'aumento della tassa sulla cittadinanza, l'eliminazione dell'indennità di disoccupazione e la sospensione dell'aumento delle pensioni; è proseguita con il famoso "decreto della vergogna" e la nuova legge sulla cittadinanza; si sta concludendo con una pessima legge di bilancio e le ombre pesanti sul voto all'estero e sul possibile rinvio delle elezioni di Comites e CGIE.
Nel 2026 ricorderemo i primi venti anni da quando si votò per la prima volta per la Circoscrizione Estero e in questi due decenni mai un governo si era accanito con tanto cinismo sui diritti delle grandi comunità italiane all'estero. In Parlamento è stato evidente a tutti come soltanto il Partito Democratico abbia combattuto con serietà e coerenza contro questo attentato continuo ai nostri diritti, non soltanto nella epica battaglia in commissione e in aula sulla cittadinanza ma su tutti i provvedimenti legislativi che riguardavano gli interessi e i servizi degli italiani all'estero.
Una battaglia che ha portato alcuni risultati: dalla possibilità per gli italiani all'estero di richiedere ai Comuni italiani la carta di identità elettronica all'esenzione dalla tassa sulla casa nei piccoli centri e nelle aree interne per gli emigrati; dalla proroga al 2018 per l'avvio della centralizzazione a Roma delle pratiche di cittadinanza all'introduzione per l'anno scolastico in corso dello studio dell'emigrazione italiana; dalle risorse aggiuntive per il funzionamento dei Comites al trasferimento ai consolati di parte di quanto ricavato per l'emissione dei passaporti. Tutte proposte di legge o emendamenti presentati dai parlamentari del Partito Democratico che dimostrano che anche dall'opposizione è possibile ottenere importanti risultati e che indicano chiaramente agli italiani nel mondo come soltanto il PD potrà garantire anche in futuro non solo la difesa dei nostri diritti ma anche (direi soprattutto!) la valorizzazione del patrimonio ancora poco conosciuto e utilizzato costituito dai 7 milioni di italiani all'estero e dai settanta milioni di italo-discendenti. Tutto questo mentre l'Italia continua ad essere attanagliata da una crisi demografica quasi irreversibile (che avrebbe bisogno di politiche inclusive sulla cittadinanza, a partire da quella dei nostri concittadini nati all'estero) e mentre nel mondo è in atto una vera e propria guerra al multilateralismo che dovrebbe consigliare all'Italia e all'Europa di investire in maniera decisa sul rapporto con i Paesi dove vivono le maggiori nostre collettività all'estero, a partire dal Mercosul e dal Sudamerica.
Se il 2025 si chiude con nuvole e ombre, il 2026 si preannuncia con altrettante insidie e preoccupazioni, a partire dal tentativo di includere nella nuova legge elettorale italiana elementi che diminuiscono la partecipazione democratica degli italiani nel mondo, indebolendo il sistema di rappresentanza che fino ad oggi costituiva un motivo di orgoglio nonché un esempio che tanti Paesi hanno provato a seguire ed imitare.
Per questi motivi abbiamo bisogno di rafforzare anche i meccanismi di informazione e comunicazione per e tra gli italiani all'estero; la disinformazione è infatti l'arma principale utilizzata tanto da chi vuole continuare a colpire i nostri diritti quanto da quei movimenti che cercano di nascondere sui 'social' la complicità con il governo e l'assenza di iniziativa parlamentare.
Che il 2026 sia l'anno del riscatto, quindi, perché dopo la notte viene sempre il giorno!















