È stata il mito nazionale francese, l'unico che di questi tempi metterebbe d'accordo tutte le rissose anime della nazione: Brigitte Bardot, per tutti semplicemente B.B., è morta all'età di 91 anni.
Ad ottobre era stata ricoverata nell'ospedale privato Saint-Jean di Tolone, nel sud della Francia, non lontano dalla sua villa La Mandrague a Saint Tropez.
In quei giorni, dopo la pubblicazione di una notizia sulla sua morte che obbligò la Bardot ad uscire dal silenzio, si parlò di un "intervento chirurgico nel quadro di una grave patologia". Qualche giorno
dopo, però, l'attrice rientrò nella casa di Saint-Tropez rassicurando i fan sulle sue condizioni di salute: "Sto bene - aveva detto - non so chi sia stato l'imbecille che ha lanciato questa fake news sulla mia scomparsa, ma sappiate che sto bene e che non ho intenzione di congedarmi".
Risale a oltre 50 anni fa la sua ultima apparizione come attrice e sex symbol e la diva non ha mai avuto un ripensamento: cinema, spettacolo, notorietà e paparazzi non facevano più per lei, anzi non sono mai stati compagni felici della sua vita da donna pubblica.
"I suoi film, la sua voce, la sua gloria splendente, le sue iniziali, i suoi dolori, la sua passione generosa per gli animali, il suo volto diventato Marianne, Brigitte Bardot incarnava una vita di libertà": lo scrive il presidente Emmanuel Macron, sul suo account su X. "Esistenza francese, splendore universale. Ci emozionava. Piangiamo una leggenda del secolo" aggiunge il capo dello stato francese nel suo messaggio.
"La scomparsa di Brigitte è una profonda perdita. La Francia ha perso una donna eccezionale, straordinaria per il suo talento, il suo coraggio, la sua schiettezza e la sua bellezza. Una donna che ha scelto di concludere una carriera incredibile per dedicarsi agli animali, che ha difeso fino all'ultimo respiro con energia e amore inesauribili. Era incredibilmente francese: libera, indomita e sincera. Ci mancherà terribilmente". Questo il messaggio di Marine Le Pen per l'attrice scomparsa, postato su X.
Dal 1974 aveva spento pettegolezzi e passioni: si era sposata nel 1992 con Bernard D'Ormale (il suo quarto marito), esponente di spicco del Front National di Jean-Marie Le Pen nel sud della Francia, rassicurante uomo d'affari, amante come lei degli animali. Nella sua villa hanno vissuto in questi anni sereni cani, gatti, capre e la fondazione che porta il suo nome si batte da decenni per la tutela degli animali. Un aspetto che sottolinea anche il comunicato con cui la Fondazione che porta il suo nome ha annunciato "con immensa tristezza" il decesso della sua fondatrice "attrice e cantante riconosciuta da tutto il mondo che ha scelto di abbandonare la sua carriera prestigiosa per dedicare la sua vita e le sue energie alla difesa degli animali".
Aveva idee politiche ben precise; aveva sostenuto Marine Le Pen ma, una volta aveva detto: "Mio marito ha il diritto di pensare come vuole. Ha il diritto di fare ciò che vuole. Non comincerò a dominare le sue opinioni. Io ho le mie, che sono completamente diverse dalle sue. Sono di destra, si sa. Ma non sono del Fronte Nazionale, anche se mi si taccia d'essere fascista, nazista, camicia nera...". Parole che sono la spia di un carattere ribelle e indipendente, incapace di stare dentro i binari della convenzione, si trattasse di sesso o di amore, di idee politiche o di impegno sociale.
Bardot nasce a Parigi il 28 settembre del 1934 da una agiata famiglia borghese. Il padre, industriale, le impartisce un'educazione severa e strettamente cattolica, la madre le preferisce la sorella minore, trova serenità solo nei corsi di danza classica che la porteranno a iscriversi al Conservatorio, spinta dalla mamma. Il padre si diverte e riprenderla in molti filmini amatoriali e lei stessa si accorge della sua fotogenia naturale, accentuata da una malattia infantile (l'ambliopia) che le regala uno sguardo incerto e smarrito. La direttrice di Elle, amica di famiglia, la convince a fare qualche servizio fotografico e, in breve, la ragazzina si scopre idolo degli adolescenti. In casa passano intellettuali ed artisti e un grande talent scout come il regista Marc Allegret la scrittura per un provino: Brigitte è ancora minorenne, i genitori non vorrebbero e il film non si fa, ma sul set perde la testa - ricambiata - per l'assistente alla regia Roger Vadim con cui va a vivere e che sarà il suo vero pigmalione. Si sposeranno nel 1952 e Vadim la farà debuttare nello stesso anno a fianco di Bourvil nella commedia popolare "Le trou normand".
Brigitte passa, senza troppa convinzione, da un set all'altro (più che altro per pagare l'affitto) finché proprio l'ormai anziano Allegret le affida un ruolo importante in "Ragazze folli" (1955) a fianco di Jean Marais. Subito dopo René Clair la chiama per "Grandi manovre", ma la svolta porta la firma di Vadim al debutto come regista nel 1956: "Piace a troppi" suscita scandalo, viene visto in America, B.B. si trova ad essere l'alternativa europea a Marilyn Monroe. Sono entrambe prorompenti, bionde, senza complessi, celano un disagio profondo che contribuisce a renderle seducenti e inafferrabili.
Su quel set però incontra Jean-Louis Trintignant e i due si innamorano. Sarà la fine del matrimonio con Vadim che però non smetterà mai di essere a fianco della donna che ha fatto la sua fortuna, specie quando il vento della Nouvelle Vague comincia a soffiare e il giovane regista ne adotta lo stile, da "Gli amanti del chiaro di luna" a "Il riposo del guerriero" che nel 1962 suscita un nuovo scandalo internazionale per il personaggio di Geneviève, amante folle e indifferente alle convenzioni borghesi.
Intanto il mito di Brigitte ha superato definitivamente i confini nazionali e le perplessità della critica: "La ragazza del peccato" di Claude Autant-Lara, "Babette va alla guerra" di Christian-Jacque, "La verità" di Henri Georges Clouzot fanno di lei un'attrice di grande intensità e versatilità. Sono poi i maestri della Nouvelle Vague (Louis Malle per "Vita privata" e Jean-Luc Godard con "Il disprezzo") a farne l'emblema dei tempi nuovi.
Dalla metà degli anni '60 al '74 - l'anno dell'addio - Bardot è un brand di sicuro successo in quasi tutti i film, nessuno dei quali però eguaglia la qualità del primo periodo, mentre cresce la sua popolarità anche come cantante, carriera avviata dal 1962. Successo, divismo, scandalo segnano però profondamente la sua personalità, costretta in pubblico, ad essere il sex symbol del decennio. Dopo Vadim e la relazione con Trintignant allinea amanti giovani o famosi, dai cantanti Sacha Distel e Gilbert Becaud a Raf Vallone, sposa l'attore Jacques Charrier (che le darà l'unico figlio, Nicholas-Jacques), si innamora di Samy Frey durante "La verità", si risposa col ricco playboy Gunther Sachs, avvia una rovente avventura con Serge Gainsbourg (incideranno la prima, censuratissima versione di "Je t'aime, moi non plus"), alla fine sceglie la solitudine.
Non passeranno sotto silenzio i due tentativi di suicidio che denotano un profondo malessere interiore, curato alla fine con l'abbandono dello spettacolo dopo una cinquantina di film e una decina di dischi. Per la Francia resta un'icona inscalfibile: non a caso l'effige ufficiale della Marianne stampata su tutte le vecchie monete del franco francese ha il suo profilo, la sua aria fiera, il seno generoso e i capelli al vento














