ROMA – Il deputato del Pd Fabio Porta, eletto nella ripartizione America Meridionale. ha presentato un’interrogazione a riposta scritta ai Ministeri della Famiglia e del Lavoro chiedendo che l’assegno unico universale possa essere concesso anche ai cittadini italiani residenti all’estero. “Sono decine di migliaia i contribuenti italiani residenti permanentemente all’estero – si legge nell’interrogazione – i quali producono reddito in Italia e pagano le imposte su tale reddito in Italia; in base a quanto disposto dall’articolo 24, comma 3-bis, del Testo unico delle imposte sui redditi – così come modificato dall’articolo 7 della legge n. 161 del 2014 ed infine dall’articolo 1 della legge n. 208 del 28 dicembre 2015 – i soggetti residenti all’estero in uno Stato che assicuri un adeguato scambio di informazioni possono beneficiare delle detrazioni e delle deduzioni previste dagli articoli da 1 a 23 del Testo unico delle imposte sui redditi in forma completa, analogamente a quanto previsto per i soggetti residenti, comprese le detrazioni per carichi di famiglia, a condizione che il reddito prodotto dal soggetto nel territorio dello Stato italiano sia pari almeno al 75 per cento del reddito dallo stesso complessivamente prodotto e che il soggetto non goda di agevolazioni fiscali analoghe nello Stato di residenza; tali soggetti, che sono definiti ‘non residenti Schumacher’, hanno potuto tuttavia usufruire delle detrazioni per figli a carico (fino ai 21 anni) solo fino a marzo del 2022 quando con l’introduzione dell’assegno unico tali detrazioni sono state eliminate sia per i residenti in Italia che per i residenti all’estero; se da una parte però – prosegue il testo – l’abolizione delle detrazioni per figli a carico (ma anche dell’assegno per il nucleo familiare) non ha comportato particolare danno per i residenti in Italia che in sostituzione si sono visti riconoscere l’assegno unico universale, dall’altra parte invece vi sono state conseguenze economiche pesanti (da centinaia a migliaia di euro annui a soggetto) per gli italiani residenti all’estero ai quali non sono state più concesse le detrazioni e ai quali non può essere riconosciuto l’assegno unico per i figli che è subordinato alla residenza in Italia, nonostante essi paghino le tasse e la contribuzione previdenziale in Italia”. Alla luce di questa riflessione Porta chiede “se non ritengano, in coerenza con quanto disposto da regolamenti e direttive comunitarie sull’esportabilità delle prestazioni e da numerose sentenze della Corte di giustizia europea e alla luce delle recenti procedure di infrazione contro l’Italia da parte della Commissione europea, che l’assegno unico universale debba essere concesso anche ai cittadini italiani residenti all’estero i quali pagano oltre il 75 per cento delle imposte sul loro reddito complessivo in Italia e non sono percettori di analoghe prestazioni all’estero e che, inoltre, non sia opportuno adottare uno specifico intervento normativo per ripristinare per gli stessi ‘non residenti Schumacher’ il diritto, revocato dal 1° marzo 2022, alle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni e alla concessione dell’assegno al nucleo familiare”.