di BRUNO TUCCI
Papa Leone XIV è di destra o di sinistra? Progressista o conservatore? È pro o contro Trump? Pacifista o temporeggiatore?
A quest’ultimo interrogativo ha già risposto ripetendo quella parola di quattro lettere (pace) ben nove volte quando ha parlato per la prima volta dinanzi ad una folla di 250 mila persone accorse a piazza San Pietro il giorno della sua elezione.
Alle altre domande rispondono solo i tifosi delle due fazioni politiche che guerreggiano in Italia. “E’ antidonald, woke e marxista”, azzarda la prima curva. “Assolutamente no”, risponde l’altra gradinata. “Il suo è un ritorno all’antico, lo ha dimostrato indossando i paramenti della tradizione”.
Un Papa sulla linea di S. Agostino
Sembra di stare nel Palazzo nel momento in cui si deve eleggere il segretario di un partito. Non hanno vergogna quanti hanno continuato a litigare tirando per la tonaca il pontefice. E’ un agostiniano, parla come deve essere il Vicario di Cristo: un pastore che ritiene che “Gesù non deve essere ridotto ad un superuomo, Questo è ateismo di fatto”, spiega.
Solo chi è obnubilato dalla faziosità parla come un politico che vuole apparire importante in Parlamento. Non addossiamo quindi al Papa pesi e preconcetti che sono assolutamente fuori luogo. Non lo si deve “sequestrare” per difendere la propria opinione o ideologia. I suoi compiti saranno oltremodo difficili perchè non solo deve sobbarcarsi una eredità semi risolta da Bergoglio, ma dovrà avere a che fare con una situazione internazionale che può precipitare da un momento all’altro.
È il primo Papa americano della storia e lo è diventato nell’era di Trump che crede di essere imbattibile, un uomo, anzi uno statista che si ritiene il primo indiscusso in tutti i sensi.
Ecco il problema di fondo: Robert Prevost non si è mai detto in linea con il presidente, in specie su due temi fondamentali: l’immigrazione e l’ambiente. La pensano in maniera diametralmente opposta. Anche se entrambi sventolano la bandiera a stelle e strisce, non sono per niente d’accordo su diverse altri argomenti.
Incognita Chiesa
Quale sarà l’atteggiamento della Chiesa, meglio del Vaticano di fronte ad ostacoli così impervi? Entrare subito in conflitto sarebbe un gravissimo errore ed è a questo punto che il Papa dovrà dimostrare la sua dimestichezza con la diplomazia.
Ha vissuto per vent’anni in Perù, in un Paese difficilissimo dove le asperità sono quotidiane. Eppure in quella terra lo amano e lo ricordano come “un salvatore”, un uomo che seppe con il buon senso e la ragionevolezza superare e risolvere problemi che avrebbero potuto avere gravi conseguenze.
È prevedibile, quindi, che anche con Trump il papa non affronti a muso duro le questioni che li separano. Il muro contro muro non porterebbe a nulla, anzi sarebbe ancora più deleterio.
Chi pensa, sbagliando, che Leone XIV si pieghi al volere di Trump significa che non ha capito nulla della personalitä del vescovo che quarantotto ore fa è diventato il successore di Bergoglio.
Tanti, comunque, sostengono e si infervorano sulla appartenenza ideologica del pontefice. “Sarä sicuramente un nuovo Bergoglio e proseguirä la sua opera cambiando stile”, dice una parte politica. “Si vede che non hanno letto i suoi discorsi riguardanti aborto e famiglia. Un leone della fede che vuole il ritorno alla collegialitä della Chiesa”, si replica.
Oltre alla pace, sarä necessario costruire quei ponti che ridaranno al cattolicesimo i valori di un tempo. Ponti che vogliono dire ritorno alla unitä indispensabile per costruire un futuro che faccia camminare insieme la Chiesa e la modernitä.
Un cammino che comincerä ufficialmente il 18 di maggio quando altri 250 mila fedeli invaderanno Roma che diventerä ancora una volta il centro del mondo. Non a caso caput mundi e sede del Vaticano che non innalzerä la bandiera degli Stati Uniti come vorrebbe qualcuno che anche in una occasione cosi suggestiva vuole portare zizzania. Magari anche sostenendo che questi problemi dovrebbero esseri discussi in Parlamento. Ragioni incomprensibili che conoscono solo i fautori di tali corbellerie.