di GIULIA D'ALEO
Il mito della “vita lenta” affascina, ma non basta. E allora per richiamare i residenti in fuga — e perché no, attrarne di nuovi — i piccoli borghi le provano un po’ tutte, pur di non darla vinta a uno spopolamento che in certi casi sembrerebbe irreversibile. Non solo le case a euro, sponsorizzate anche sui media internazionali: incentivi fino a 100mila euro in cambio del trasferimento, prefabbricati in legno agli under 35, persino voucher per lo shopping.
La campagna della Calabria
«L’obiettivo è un radicamento duraturo» recita il bando del comune sparso di Scigliano, nove centri storici da mille abitanti nella Valle del Savuto. Per frenare l’emorragia di abitanti, questo e altri 88 borghi montani della Calabria sono stati ammessi a un programma regionale di contributi a fondo perduto: cinquemila euro alle famiglie con figli minorenni, lavoratori in smart working e pensionati che decidono di spostare la propria residenza. «Ti sveglierai circondato da montagne e cieli azzurri» promette il comune di Panettieri, in provincia di Cosenza. Di contro, la lista dei requisiti non è da poco: arrivare da una città di oltre 5mila abitanti, trasferirsi entro 90 giorni e restare nel borgo per almeno 5 anni.
L’idea della Toscana e della Val di Non
Un’idea che si ripropone in forme simili in tutta Italia. Radicondoli, in Toscana, offre fino a 20mila euro per gli under 40 che acquistano casa: «Con lo scorso bando — riferisce fiero il sindaco, Francesco Guarguaglini — ci sono state 22 compravendite. Dopo il minimo storico di 904 abitanti nel 2021, siamo risaliti a 968». Rilancia anche la provincia di Trento, promettendo fino a 100mila euro a chi viene a vivere in uno dei 33 borghi montani più a rischio: natura abbondante, abitanti spesso sotto le tre cifre, servizi scarsi. «Accogliamo tutti, ma mi auguro anche che nessuno se ne vada» chiarisce Andrea Pollo, primo cittadino di Dambel, 400 anime in Val di Non. Le richieste finora sono cinque, di giovani famiglie del posto che hanno colto l’occasione per mettere radici. «Non è semplice inserirsi — dice –: il 90% lavora in agricoltura e siamo lontani da tutto». Fatta eccezione per le trenta domande al remoto paesino di Rabbi, neanche gli altri borghi sono stati presi d’assalto. D’altronde il bando non è un regalo senza condizioni: i beneficiari devono acquistare una casa o ristrutturarla, poi viverci o affittarla a canone concordato per dieci anni. E trenta domande sono arrivate anche ai nove comuni interni del basso Ferrarese: fino a 25mila per l’acquisto della prima casa, priorità alle giovani coppie.
L’iniziativa della Sardegna
Qualcuno opta per proposte più creative. Tra Orvieto e Terni, nella riserva della biosfera Unesco di Monte Peglia, è nata l’idea di una green community. La prospettiva è quella di spazi di coworking e abitazioni in legno sostenibili, in affitto a soli 300 euro a coppie di giovani trentenni o nomadi digitali che vogliano prendere la residenza.
Con il tasso di natalità più basso d’Italia, le speranze della Sardegna sono invece riposte in un bonus ripresentato anche quest’anno: 600 euro al mese fino ai cinque anni d’età del primo figlio e 400 per il secondo, a patto che si decida di trasferirsi in un comune con meno di 5mila abitanti per almeno cinque anni. Come Ollolai, nel nuorese, che però ha puntato sulle sdoganate case a un euro. Complice il rilancio della notizia da parte della Cnn, nell’arco di 24 ore il sindaco Francesco Columbu ha ricevuto 30mila richieste di informazioni da americani interessati a un pezzo di “dolce vita” italiana.
Le proposte che non sempre funzionano
Anche a Penne, borgo medievale in provincia di Pescara, per giorni il telefono non ha smesso di squillare: «Centinaia di chiamate e 1.700 email in una settimana, dall’Asia soprattutto — racconta il sindaco Gilberto Petrucci –. L’eco internazionale ci ha travolto». A differenza di altri, in questo paese abruzzese è richiesta soltanto la ristrutturazione dell’immobile entro tre anni, ma non un deposito cauzionale e nemmeno la residenza. Non è un caso che ad aggiudicarsi le prime tre case siano state una famiglia britannica, un’olandese e una tedesca. «Siamo il borgo del buon vivere, gli stranieri sono attratti dal paesaggio e dal cibo». Anche se le case a un euro non sono sempre garanzia di successo — a Borgomezzavalle, Piemonte, il progetto è stato abbandonato senza risultati — a volte regalano sorprese. A Fabbriche di Vergemoli, in Garfagnana, il comune assicura di aver accolto oltre 130 famiglie dal 2020. «E abbiamo festeggiato anche la nascita di un bambino — riporta il sindaco Michele Giannini — . Il ritorno economico è stato di due milioni di euro, quasi tutti dall’estero».