E’ tempo di bilanci per i produttori di caffè, anche se in questo periodo i risultati appaiono al di sotto delle aspettative. Così il 'gigante' del caffè Brasile ha chiuso il mese di gennaio con un calo, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, del 5,9% secondo i dati forniti dal Conselho dos Exportadores de Café do Brasil.

Complessivamente sono stati esportati 2.490.023 sacchi di caffè con un ricavo che ha toccato i 400,9 milioni di dollari. Tra le destinazioni del caffè brasiliano la Germania ha chiuso gennaio al primo posto con una quota del 20,6% (513.070 sacchi) precedendo gli Stati Uniti (17,9% e 444.726). Si tratta di un sorpasso perché era dal marzo 2017 che gli USA si erano conquistati il primo posto tra i clienti del Brasile. Ma gennaio ha stravolto anche questa graduatoria.

In assoluto comunque tedeschi e americani, da soli si sono presi oltre il 38% di tutto il caffè brasiliano e la terza nazione in classifica è molto lontana, infatti il Giappone ha chiuso con l'8,8%.

E l'Italia? Si è confermata tra i primi importatori dei chicchi brasiliani, infatti in gennaio ha fatto registrare l'8,6% con 214.808 sacchi, un quarto posto non molto lontano dal podio. In questo modo l'Italia ha mantenuto la propria posizione di assoluto rilievo. Per quello invece che riguarda le nazioni che hanno fatto registrare una inversione di tendenza rispetto all'andamento generale, vale a dire una forte crescita sono da sottolineare i numeri della Gran Bretagna e del Canada. Infatti i primi hanno chiuso gennaio con un aumento del 38,25%, mentre i secondi hanno visto un +15,52%.

Da dove parte il caffè il brasiliano? Il primo porto, assoluto, è quello di Santos, che da solo esporta addirittura l'83,5% del totale del caffè prodotto, mentre in seconda posizione c'è lo scalo marittimo di Rio de Janeiro con la quota del 12,7%, briciole invece per gli altri.