Signori, les jeux sont faits. Le urne all'estero sono state chiuse. Il voto servito. Ed anche per queste politiche è giunta l'ora del fatidico "redde rationem". Insomma, qualora non lo si fosse ancora capito, non ci resta che attendere l'esito degli scrutini.

E soprattutto le lamentele sulla...scarsa partecipazione al voto, da parte dei nostri connazionali all'estero, che sicuramente verranno. Eh sì, cari amici, bisogna che ce ne facciamo veramente una ragione. Vedrete, anche stavolta non mancherà chi storcerà il naso di fronte all'atteggiamento "passivo" degli italiani che vivono oltre confine.

Mi sembra già di sentirle le prime "punzecchiature": "Ma come, avevano la possibilità di scegliere i loro rappresentanti al Parlamento di Roma e non l'hanno fatto?" Tutto giusto, tutto legittimo. Tranne che per un particolare.

E' vero. Potevano (e potevamo) votare anche gli italiani all'estero. Dovevano votare, aggiungo io. Ma in Uruguay quanti lo sapevano? In quanti ne erano a conoscenza? In quanti, insomma, erano stati informati? Tutti avevano ricevuto i plichi con le schede elettorali?

Perché sì, signori, il fatto è sempre lo stesso: le elezioni erano state bandite, ma chi si è preoccupato di renderlo noto ai diretti interessati e come è stato possibile che, tranne il forum tra i candidati organizzato e promosso dal nostro giornale nella Casa degli Italiani di Montevideo, non ci sia stato alcun altro evento, convegno o tavola rotonda, qui, in Uruguay, in grado di pubblicizzare, in maniera efficace, la fatidica scadenza al di qua dell'Oceano?

Solo una conferenza stampa in Ambasciata a...24 ore (!) dal rompete le righe? Non vi pare un po' poco? Ma insomma, scusate se me lo chiedo: chi è che consiglia il consigliere? C'é sicuramente una grande responsabilità di avrebbe dovuto comunicare al "comunicatore"
che anche gli italiani, anche quelli che non hanno dimestichezza con la lingua di Dante che vivono a migliaia di chilometri di distanza dalla casa paterna, avrebbero avuto il diritto sacrosanto di sapere e di conoscere chi e come mandare a Montecitorio o a Palazzo Madama.

Possibile che nessuno abbia spiegato o ricordato al "comunicatore" in Uruguay che bisognava indire almeno a inizi di febbraio una conferenza stampa invitando tutti i media (italiani e locali) presentando soprattutto con loro, i candidati.... Tutti di tutti i partiti. E che forse - come accusano i componenti del Comites di Montevideo - sarebbe stato meglio spostare ad altra data le ferie....

E possibile che nessuno abbia sussurrato all'orecchio del"comunicatore" che indire una conferenza stampa "ad horas" si fa soltanto in casi straordinari? E non sarebbe intervenuto nessuno? (il nostro Forciniti - unico presente insieme con il fotografo de El Pais ha dovuto precipitarsi portando con sé con il figlio di pochi mesi perché non sapeva a chi lasciarlo in custodia.....) Cattivi consiglieri, sí, cattivissimi....

Perché non si possono non mettere in atto accorgimenti cosí elementari: conferenza stampa, pubblicitá sui giornali e sul web...avendo avuto dal Mae, anche le relative coperture economiche.... E invece? Invece in Uruguay si è sentito solo il suono del silenzio (e ci perdonino i grandi Simon e Garfunkel), come se la cosa non fosse stata di pertinenza dell'Ambasciata. Tutto è passato in sordina. Tremendamente in sordina.

E alle urne si sono recati i soliti volenterosi. Ma ora basta. Non serve piú a nulla ripetere le
stesse cose. Noi abbiamo soltanto riportato i fatti, come é nostro costume. Saranno Comites e candidati al conteggio delle schede e dei votanti a trarne le loro conclusioni su
questa strana tornata elettorale in Uruguay. Le jeux son faits, cari amici."Rien ne va plus", dice il croupier. Ma a perdere siamo stati solo noi italiani. Peccato!!