Ridurre i costi della politica, partendo da "una logica meritocratica e di responsabilità", che leghi il trattamento economico dei parlamentari "alla presenza e alla produttività". Insomma, "chi si assenta, chi non lavora deve guadagnare di meno". Lo afferma il presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati che tocca anche il tema dei vitalizi che sarà affrontato, assicura, entro il 2018 ma valutando "merito e metodo" per non esporsi a bocciature da parte della Consulta.

Oggi l'indennità parlamentare viene calcolata prendendo come riferimento lo stipendio dei
magistrati presidenti di Sezione della Corte di Cassazione pari a 10.385,31 euro (che si riducono a 10.064,77 euro per i Senatori che svolgano un'attività lavorativa). Al netto delle ritenute fiscali e dei contributi obbligatori per il trattamento previdenziale, per l'assegno di fine mandato e per l'assistenza sanitaria, un Senatore intasca un'indennità mensile di 5.304,89 euro (che scende a 5.122,19 per chi svolge attività lavorative).

Da tali importi vanno poi sottratte le addizionali all'Irpef: l'indennità netta mensile corrisposta ai senatori può dunque essere leggermente inferiore o superiore ai 5.000
euro, a seconda della regione e del comune di residenza. All'indennità va poi aggiunta la diaria di 3.500 euro, prevista dalla legge n.1261/1965 che spetta a tutti i parlamentari, a titolo di rimborso delle spese di soggiorno. La cifra è ridotta in caso di assenza dai lavori parlamentari, soprattutto nelle sedute di commissioni e giunte in cui si svolgono le votazioni. Oltre alla diaria, a decorrere i senatori ricevono anche un rimborso forfetario mensile di 1.650 euro, che sostituisce e assorbe i preesistenti rimborsi per le spese accessorie di viaggio e per le spese telefoniche. Al Senato c'è poi il rimborso delle spese per l'esercizio del mandato.

L'importo complessivo è diviso in una quota mensile di 2.090 euro - sottoposta a rendicontazione quadrimestrale - e in un'ulteriore quota di 2.090 euro mensili erogata a forfait. Anche alla Camera dei deputati la diaria è pari a 3.503,11 euro. Tale somma, si legge sul sito della Camera, viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza
del deputato dalle sedute dell'Assemblea in cui si svolgono votazioni con il procedimento elettronico. Un'ulteriore decurtazione fino a 500 euro mensili viene inoltre applicata in relazione alla percentuale di assenze dalle sedute delle Giunte, delle Commissioni permanenti e speciali, del Comitato per la legislazione, delle Commissioni bicamerali e
d'inchiesta, nonché delle delegazioni parlamentari presso le Assemblee internazionali. Alla Camera c'è anche il "rimborso delle spese per l'esercizio del mandato", che comprende anche le spese come quella per il collaboratore, le consulenze e le ricerche ed è pari a 3.690 euro.

Le spese per l'esercizio del mandato devono essere per metà giustificate e per metà
vengono corrisposte a forfait. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto
più vicino e tra l'aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio, è previsto un rimborso spese trimestrale pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l'aeroporto più vicino al luogo di residenza, e a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. Per le spese telefoniche alla Camera è previsto un importo di 1.200 euro annui. Il deputato versa mensilmente, in un apposito fondo, una quota della propria indennità lorda, pari a 784,14 euro. Poi ci sono le facilitazioni di trasporto: durante l'esercizio del mandato, senatori e deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale.