Compiti e responsabilità, tanti; soldi e personale, pochi. Potrebbe essere sintetizzato così il quadro che Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, ha delineato a beneficio della Commissione Affari Esteri della Camera, che l’ha ascoltata nell’ambito dell’esame del cosiddetto documento di performance del Ministero degli esteri. Nell’audizione, Belloni ha ricordato i molteplici fronti che vedono il Maeci in prima linea in un mondo sempre più “complesso”, che vede agire “una molteplicità di attori statuali” ma anche “organizzazioni internazionali”, per cui “sempre più siamo tenuti a prendere in considerazione tutta una serie di nuove entità, che vanno dalle grandi multinazionali alle imprese ai gruppi di pressione di varia natura, ai gruppi armati o terroristici, alla criminalità organizzata ai trafficanti di esseri umani e quant'altro”.

Questo, nell’ottica di quello che viene chiesto al Ministero, cioè di “essere propositivi” per “mettere il governo di turno in condizione di avere tutti quegli elementi”, una “chiave di interpretazione” della situazione “per poter poi assumere la responsabilità politica di indirizzo”. In questo contesto, “il valore aggiunto che la Farnesina ha è quello di avere una rete diplomatico-consolare culturale estremamente estesa. Siamo fra i paesi al mondo con il maggior numero di sedi all'estero – 302 – nonostante una spending review degli anni passati”. Un valore aggiunto che “ovviamente si deve coniugare con una capacità degli uffici centrali della Farnesina”, ma “l’essere presenti su un numero così alto di Paesi nel mondo costituisce sempre un enorme valore aggiunto”.

Belloni ha quindi richiamato il processo che negli anni passati ha portato alla chiusura delle sedi: “quello che abbiamo cercato di fare è stato sottoporre al governo delle scelte che, da un lato rispondevano alle esigenze chiudere dove ritenevamo fossimo strategicamente meno rilevanti per gli interessi nazionali, e dall’altro proponevamo una riqualificazione e delle aperture in nuove aree del mondo che sempre più emergevano come fondamentali per l'attuazione della tutela degli interessi italiani”.

In quegli anni – periodo in cui Belloni era responsabile del personale alla Farnesina – si diede vita ad un “riorientamento” della rete per “promuovere gli interessi nazionali sul piano internazionale”. Ricordata l’importanza della promozione del made in Italy e del “fare Sistema”, Belloni si è soffermata su “quello che secondo noi è uno dei compiti più importanti e che assume una crescente rilevanza: i servizi che forniamo ai cittadini all'estero”, cioè i 5,6 milioni iscritti all’Aire, i temporaneamente all’estero, ma anche turisti e connazionali in difficoltà per i quali viene attivata l’Unità di crisi.

Ricordato l’impegno del Maeci nelle politiche migratorie, Belloni ha aperto il fronte – risorse, ricordando ai deputati che il bilancio della Farnesina è rigido e che, al contrario di quanto accadeva nel passato, al Ministero non viene più girata la quota-parte di quanto incassa con i servizi consolari: “la Farnesina non beneficia più direttamente della quota parte che produceva in termini di entrate finanziarie; il bilancio 17/19 ha neutralizzato l'applicazione delle norme che consentivano di acquisire in bilancio una parte delle entrate riscosse grazie all'operato degli uffici consolari, così come non possiamo più tenere la riassegnazione degli introiti derivanti dalla vendita degli immobili per la loro ristrutturazione. Comunque, buona parte di quello che è stato fatto nel passato è riuscito tutto sommato a consentirci una riorganizzazione. Speriamo adesso con gli aggiustamenti anche di legge di bilancio di avere le risorse necessarie”.

Quanto al bilancio del Ministero, dei 2 miliardi e 600 milioni, 514 milioni vanno direttamente all’Aics, 450 al Fes, 591 sono contributi obbligatori alle organizzazioni internazionali; 6 per oneri inderogabili, 30 per il Fondo Africa, 45 per organismi ed enti in Italia, 230 spese per personale di ruolo e 197 milioni per spese di funzionamento e di investimento. Quest’ultima cifra – i 197 milioni – è l’unica sulla quale si può incidere. Il ministero, ha aggiunto, “ha sempre ottemperato agli obiettivi di risparmio”, dai 30 ai 35 milioni in base all’anno di riferimento (2017/2018/2019), ma ora le risorse “non sono più comprimibili”. Anche perché la Farnesina ha bisogno di personale, giovane e formato, per stare al passo coi tempi, ma soprattutto con gli altri Paesi che, come noto, schierano all’estero compagini ben più numerose della nostra.

Belloni ha quindi stigmatizzato il blocco del turn over, ma anche l’abolizione dell’Istituto diplomatico, fondamentale per la preparazione dei funzionari in procinto di partire per l’estero che, ha ricordato, si assumono delle responsabilità. Eclatante, per Belloni, il caso cittadinanza: “abbiamo una legge che ti consente di chiedere la cittadinanza se trovi un antenato italiano dal 1860. Praticamente abbiamo mezza America latina italiana. Ci sono sedi sommerse da richieste di cittadinanza; la legge dice che dopo un certo tempo il funzionario è tenuto a rispondere, ma se un Consolato ha 10 dipendenti e 600mila domande di cittadinanza, oltre al resto, è chiaro che non riusciamo a rispettare i tempi, e arrivano le denunce e ne rispondono consoli e viceconsoli. Questi funzionari devono
essere tutelati. Ecco perché abbiamo difficoltà a ricoprire incarichi in alcune sedi, perché ne rispondi in proprio non come amministrazione”. L’estensione del termine, prevista dal decreto-sicurezza – “non basta”, serve “più incisività”. I contrattisti sono “utilissimi” ma
sono i funzionari che “fanno un concorso e giurano lealtà alla repubblica”. Quindi “chiediamo un aumento dei funzionari di ruolo e di poter continuare con il concorso diplomatico da 30 posti l’anno”.

Belloni ha quindi citato il processo di digitalizzazione in corso al Maeci, con il portale “Fast it” attivato in 100 sedi, la prossima – questione di settimane – adesione a Spid e lo studio per estendere all’estero anche Pago Pa. Il ministero, ha ricordato il segretario generale, ha anche distribuito ai consoli onorari diverse macchinette per le impronte digitali e prosegue nella esternalizzazione dei visti, “che aumentano sempre di più: 1 milione e 850mila l’anno scorso”. Così come sono aumentati le pratiche di cittadinanza (+20%) e i passaporti (50%) rispetto all’anno precedente. Per la prossima finanziaria, “siamo concentrati sulle assunzioni di personale di ruolo e di personale contrattista, sulla partecipazione italiana all'Expo, sulla manutenzione straordinaria e la sicurezza delle sedi estere, e sul fondo per l’immigrazione. Abbiamo anche chiesto l’adeguamento delle indennità, non dal punto di vista economico ma amministrativo: dobbiamo correggere alcune disposizioni a costo zero”.

“Puntiamo sulla qualità del servizio e sulla formazione per il personale, sapendo che – ha concluso – non si possono più comprimere quei 197 milioni con cui facciamo funzionare la Farnesina e le sedi all’estero, anche alla luce dei 150milioni guadagnati con i servizi consolari”.