Norcia, Amatrice, Cascia, Valla Castellana, Campotosto, Cagnano Amiterno: le casette per i terremotati come sparite. Crollate. Quando a metà novembre gli ispettori dell’anticorruzione sono andati a Valle Castellina, di casette ne hanno provate poche. E le altre, la maggior parte? "Non ci sono ancora", l’imbarazzata e imbarazzante risposta delle autorità locali.

Qua e là, un paesaggio di grande tristezza, quasi il vuoto assoluto. Solo tetti sfondati e muffa: c’è chi è dovuto tornare in roulotte. Possibile che sia accaduta una disgrazia bis di questo tipo? Purtroppo sì, è successo. Monta infatti il sospetto che siano stati impiegati materiali scadenti e operai non qualificati. A distanza di due anni dai terremoti che hanno raso al suolo Amatrice e scavato una fossa di inagibilità in Centro Italia, ci sono paesi dove le famose casette promesse dai governi Renzi e Gentiloni ("Provvederemo immediatamente, le avrete nel giro di pochi mesi") non sono mai arrivate.

I sindaci del cratere ne avevano ordinate 3.829; un centinaio mai consegnate. Gli sfollati, a oggi, sono 47.403, ospitati in modo provvisorio perché le loro abitazioni non sono più agibili. Settantasettemila gli edifici dichiarati inagibili; 300 abitazioni danneggiate e riparate finora. Tredici miliardi di euro la cifra messa a disposizione per la ricostruzione. Allo stato risulta utilizzato solo il due per cento dell’intera cifra. Una miseria in mezzo a numeri che allarmano, provocando moti di disgusto.

Numeri da vergogna. L’ultima beffa, ora. Peggiore della precedente. A fronte di chi ha perso tutto causa le scosse sismiche, esistono anche i terremotati fatti entrare nelle casette e scappati perché sono marce. I tetti si spezzano, le pareti in cartongesso cadono a pezzi, umidità nei pavimenti, funghi che crescono nelle stanze, boiler dell’acqua che si bloccano all’improvviso.

Stessa musica, identico giro con il governo Conte, ispirato dal suo Salvini-Di Maio. Alcune procure stanno indagando sulla gestione dell’emergenza e della ricostruzione post-terremoto in Centro Italia. La procura di Macerata ha aperto un’inchiesta per accertare l’esistenza degli estremi per il reato di frode in pubbliche forniture da parte del consorzio toscano Arpale, vincitore dell’appalto Consip. La Dia di Ancona ha messo insieme diverse segnalazioni di ditte impegnate nei cantieri sospettati di avere legami con le cosche o prive di certificazione antimafia.

L’Anticorruzione di Raffaele Cantone ha appuntato gli occhi sul maxi appalto che affidò la fornitura di 6mila Sae ai consorzi Cus e Arcale, in lotti di tre tipologie, per un costo medio superiore ai mille metri al metro quadrato. "Da noi non è arrivata neppure una casetta. A noi che ne avevamo ordinate quaranta e aspettiamo ancora", lo sfogo non è più contenibile e il sindaco di Valle Castellana, comune del Teramano investito da entrambi i terremoti, tra agosto e ottobre 2106, eleva i toni della protesta. "La gente è andata via per continuare a vivere. Il rischio è enorme, ne va il futuro della nostra comunità: quelle famiglie potrebbero decidere di non tornare più".

A Norcia alcuni nuclei familiari hanno lasciato le loro Sae. Sulla pagina Facebook "Terremoto Centro Italia" il coordinamento delle associazioni e dei comitati presenti nel cratere ha pubblicato foto che documentano l’ennesimo scandalo italiano. Centinaia di foto. Su dodici casette ispezionate, dieci avevano problemi. I pannelli dei tetti sono crollati in 56 abitazioni. Di chi è la colpa? In materia di impiego di materiali scadenti e operai non qualificati, consorzio e società appaltatrici si difendono aggrappandosi ai "tempi stretti". Pronta la spiegazione, decisamente di comodo: "Gran parte delle criticità nasce da cause incidentali o dal fatto che i pannelli in cartongesso, prima di essere montati, sono stati esposti alle intemperie". Un autentico braccio di ferro con gli ispettori inviati sui posti dall’Anac. Un anno e mezzo di ispezioni affidate anche ai finanzieri, "per verificare aggiudicatari e subappaltatori", per quello che va rivelandosi come l’ennesimo scandalo italiano.

Un disastro annunciato, secondo la segreteria Cgil di Macerata. "Gravissime irregolarità delle norme su sicurezza nei cantieri e condizioni di lavoro erano subito emerse. Tali da rendere la realizzazione delle casette non a norma". Chiari e forti i toni della denuncia, corroborata da rilievi sparsi ma precisi. Decisamente pertinenti. Turni di lavoro massacranti in condizioni meteo non idonee, stoccaggio dei materiali sotto le intemperie. Traduzione: una gestione vergognosa. E una preoccupazione forte, un allarme in piena regola, alla luce del bidone tirato ai terremotati del Centro Italia. Accadranno davvero cose turche in presenza dell’entrata in funzione del cantiere più grande d’Europa? Forse di beffa in beffa, lo scopriremo quando la ricostruzione partirà in città e paesi colpiti dal doppio sisma del 2015.