Tav, la parola passa alla Camera. Si discutono da domani, a partire dalle 12, nell'Aula di Montecitorio, le tre distinte mozioni depositate da Pd, Fi e Fdi sulla linea ferroviaria Torino-Lione. L'Alta Velocità resta un tema scivoloso per la maggioranza giallo-verde, chiamata a trovare una difficile quadratura del cerchio tra le posizioni della Lega, da sempre favorevole all'opera e il M5S, che dopo aver dato il via libera a Tap e Terzo valico, non vuole cedere su un'altra delle sue battaglie originarie.

FICO E GRILLO PER IL NO, SALVINI PER IL SI
Roberto Fico, ma anche il garante del movimento Beppe Grillo, si sono spesi per fermare i lavori a differenza del vicepremier e leader leghista Salvini che, all'opposto, ha più volte sostenuto il si al progetto. Dietro l'analisi dei costi-benefici, chiesta dal ministro Danilo Toninelli, finora si è coperta la maggioranza di governo. E le mozioni (separate) depositate dalle forze di opposizione vogliono "stanare" il governo.

LA POSIZIONE SUL REFERENDUM
Proprio la mozione depositata da Fi (prima firma Claudia Porchietto), sottolinea che "nel corso di questi mesi lo scontro sociale e tra le forze politiche, anche interne alla maggioranza di governo, si è ulteriormente acuito, anche a causa del sistematico utilizzo di prassi dilatorie poste in essere con l'intento di procrastinare le decisioni" e l'ipotesi di indire un referendum, ipotizzata proprio da Salvini, tra le popolazioni interessate "sia pure benvenuta in termini di chiarezza, comporta ulteriori impegni temporali".

L'APPELLO DI FI AL  GOVERNO
Al governo, Fi chiede di chiarire quali iniziative intende adottare per "consentire lo sblocco delle gare per l'avvio dei lavori definitivi della" Torino-Lione e propone all'esecutivo di "rafforzare l'intervento in favore delle aree e delle popolazioni interessate dalla realizzazione dell'opera", incrementando fino a 150 milioni di euro l'impegno a carico dello Stato per le opere compensative. Misure da coniugare a "ulteriori incentivi e defiscalizzazioni", fino alla "possibilità di istituire una zona franca nell'area geografica interessata dalle opere".

LA MOZIONE PRESENTATA DAL PD
Nella mozione firmata dal capogruppo del Pd Graziano Delrio (ma sottoscritta anche da Maurizio Lupi, esponente di Noi con l'Italia), i dem ricordano che "le dinamiche sull'opera" in seno al governo "hanno provocato gravi incertezze sul futuro dell'opera (...) sollevando la preoccupazione di soggetti istituzionali, economici e sociali e in un ampio movimento di opinione favorevole alla realizzazione dell'opera" sfociato in due diverse manifestazioni di piazza. "Le confuse dichiarazioni relative all'analisi costi-benefici, la cui commissione appare già in partenza fortemente orientata in una direzione ostile all'avanzamento dell'opera, hanno ulteriormente accresciuto le richiamate preoccupazioni".

DEL RIO: STALLO COMPORTA COSTI ELEVATI
Delrio rimarca che "la fase di stallo rischia di avere costi economici e sociali elevatissimi per l'Italia e per la mobilità di persone e merci per l'intero continente europeo, finendo per privilegiare irrazionalmente il trasporto su gomma". La mozione impegna di conseguenza il governo "a adottare le iniziative di competenza per autorizzare Telt alla pubblicazione dei bandi di gara per la realizzazione del tunnel di base sotto il Moncenisio".

IL CASO D'UVA-MOLINARI
Già lo scorso 19 dicembre la maggioranza Lega-M5S si era trovata a fronteggiare le mozioni delle opposizioni che chiedevano chiarimenti in merito all'adesione dell'Italia al Global compact for migration promosso dall'Onu. In quella occasione la maggioranza approvò la mozione D'Uva-Molinari con 277 voti a favore, 224 contrari e astenuti che in sostanza a "rinviare la decisione in seguito a un'ampia valutazione con riferimento alla sua effettiva portata".