Domani si elegge il governatore della regione Abruzzo ma tutti penseranno anche al test nazionale: la Lega confermerà il trend dei sondaggi favorevoli ormai da mesi in tutta Italia? I 5Stelle, che in Abruzzo alle politiche hanno sfiorato il 40 per cento, subiranno un drastico ridimensionamento? E il centrosinistra - che qui il 4 marzo si era fermato al 17,4 per cento (con il Pd addirittura al 13,8) - sarà in grado di lanciare qualche segnale di ripresa?

Marsilio, il romano candidato dal centrodestra

Non chiamatelo oriundo. Marco Marsilio, 51 anni, ha trascorso parte della campagna elettorale provando a far dimenticare di essere nato e cresciuto altrove: a Roma. Qualcuno ha ripescato alcune sue frasi pronunciate in passato: "Roma è nel mio cuore, è la mia città". Figlio di genitori di Tocco - in provincia di Pescara - emigrati nella capitale in cerca di lavoro, replica dicendo: "Mi candido perché nessun abruzzese sia più costretto a lasciare la propria terra". Trascorsi missini, poi Alleanza nazionale, Pdl, dal 2008 Marsilio è in Parlamento (nel 2018 come senatore di Fratelli d'Italia). Al partito di Giorgia Meloni, nel Cencelli di centrodestra, spettava l'Abruzzo e così è nata la sua candidatura. Ufficializzata con una videochiamata fra i tre leader, a dicembre. Con diversi mal di pancia tra i forzisti locali. È stato vittima di una delle gaffe più divertenti della campagna elettorale. "Io credo non sarà una persona che ci farà vincere le elezioni", ha detto di lui Berlusconi, con un "non" di troppo. Per lui si sono riuniti, dopo dieci mesi, i leader della coalizione.

Non è stato un successo. Gelo soprattutto tra il Cavaliere e Salvini, clima di sospetti tra azzurri e leghisti. Ma il vento del partito di Salvini soffia forte. Marsilio spera che faccia la differenza anche in Abruzzo.

Centrosinistra, Legnini in campo con otto liste

La sua sembrava una partita impossibile dopo il tracollo del centrosinistra e le dimissioni di Luciano D'Alfonso - l'ex governatore, del Pd - che ha preferito optare per un seggio in Senato. E invece Giovanni Legnini ha saputo quantomento tornare in gioco. Nato a Roccamontepiano - in provincia di Chieti - 60 anni fa, è stato sindaco trentenne del suo paese, avvocato, senatore democratico, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Enrico Letta e, fino all'anno scorso, vicepresidente del Csm.

Ha saputo mettere insieme otto liste. Un perimetro ampio: progressisti, cattolici, sinistra - Leu e Si, mentre Rifondazione non parteciperà al voto - e poi liberali, radicali (sia della lista +Europa che del partito radicale), candidati provenienti dal centrodestra e naturalmente il Pd. Un laboratorio nazionale? Legnini ha puntato sul civismo, il radicamento sul territorio, l'autonomia. Ha tenuto a distanza l'ex governatore, ha ricordato di non essere iscritto al Partito democratico da cinque anni, ha provato a ironizzare sullo schieramento di big a sostegno degli altri candidati: "Io sono per l'accoglienza ma qui in Abruzzo è in corso un'invasione. Non di migranti, ma di ministri". In rimonta nei sondaggi. Ma basterà?

Marcozzi (5Stelle) e il peso di quel 40% alle politiche

I Cinquestelle devono evitare che la partita nella regione torni quella classica tra centrodestra e centrosinistra. D'altronde partono da un bottino di consensi pari al 39,6 per cento (il risultato del 4 marzo). Un'eredità preziosa ma anche difficile da gestire. Ed è per questo che Alessandro Di Battista e soprattutto Luigi Di Maio hanno un po' piantato le tende in Abruzzo nelle ultime settimane. La candidata, Sara Marcozzi - vicina al vicepremier grillino - è al secondo tentativo: era già candidata per la guida della regione nel 2014, allora arrivò terza, ed è consigliera regionale uscente. È stata riconfermata dai voti sulla piattaforma Rousseau. Chietina, 41 anni, laureata in giurisprudenza a Teramo, avvocato, milita nel Movimento dal 2011 (ha fondato il meetup nella sua città): il suo compagno è Giorgio Sorial, altro esponente M5S, vicecapo di gabinetto del ministro Di Maio.

Marcozzi - eloquio raffinato negli studi televisivi, toni pacati, lo slogan "La forza gentile" a campeggiare nei manifesti - ha alle spalle quattro anni di pratica legale nello studio di Giovanni Legnini. Sì, proprio il candidato avversario. Punta sull'attacco alla passata gestione del centrosinistra - "ci lascia 30mila disoccupati" - ma ha spesso sottolineato anche le differenze dalla Lega e da Salvini.

Flajani, l'outsider di CasaPound

In campo c'è anche lui: Stefano Flajani, 47 anni, originario di Alba Adriatica, in provincia di Teramo, avvocato, candidato con la lista di CasaPound. Non ha certo chance di vittoria ma ha garantito alla formazione di estrema destra la visibilità della campagna elettorale.

Gli abruzzesi chiamati alle urne - domani dalle 7 alle 23 - sono oltre un milione e 200 mila. Certo la regione è diventata terreno di scontro nazionale e così alla fine si è parlato - almeno per quanto riguarda i big - più di Torino-Lione che delle condizioni delle autostrade A24-A25. Più dello scontro con la Francia che della sanità locale. Ma tra piazze e comizi, spesso nel gelo - in una distesa di cappotti e cappelli - la partecipazione è stata alta. Non solo social, insomma. Domani notte conosceremo l'esito della partita.