Accusata di atti sessuali con l'adolescente, all'epoca minore, e di violenza sessuale per induzione, avrebbe "soggiogato" la vittima con ricatti e minacce.

Gli diceva che, se l'avesse rifiutata, si sarebbe tolta la vita. "Non ce la faccio ad amare a senso unico", è il messaggio che gli manda il 14 febbraio. E ancora, quando il ragazzo le dice di amarla, lei subito gli scrive che si separerà dal marito. Gli risponde "Sto meglio perché so che mi ami" e gli chiede se sia contento della sua decisione di divorziare. Risposta: "Forse è più intrigante se resti con tuo marito". E allora nuove accuse da parte dell'infermiera: "Mi vuoi solo come amante", con il ragazzo che dice: "Non so ancora come andranno le cose".

Tutto questo mentre arriva la conferma dal test del Dna sul primogenito della donna, che ha più di dieci anni: è di suo marito. L'esame del Dna era stato già eseguito sul secondogenito (che l'indagata ha partorito alcuni mesi fa), e ha confermato che il padre del neonato è il ragazzo a cui dava ripetizioni, che ora ha 15 anni.

Il marito della donna è indagato dalla procura di Prato per l'ipotesi di reato di alterazione di stato civile perché, secondo l'accusa, avrebbe riconosciuto il neonato pur sapendo che il padre era il 15enne.