Il Segretario Generale del Cgie Michele Schiavone è stato ascoltato in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati nell’ambito delle audizioni sulla riforma costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari, compresi quelli eletti nella circoscrizione Estero. La delegazione del Cgie era formata dal Segretario Generale Michele Schiavone e dai consiglieri Gianluca Lodetti, Carlo Ciofi e Franco Dotolo. Il Cgie si è avvalso della consulenza del professore di Diritto Pubblico all’Università di Salerno, Marco Galdi. All’incontro sono stati invitati anche i 12 parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero.

Il Presidente della Commissione Affari Costituzionali Giuseppe Brescia introduce i lavori e dà la parola al Segretario Generale Michele Schiavone: "Ringraziamo per l’invito a esprimere delle sollecitazioni rispetto al tema a cui ci invita la riforma. Vorrei sottolineare intanto il senso del Cgie che è un consiglio rappresentativo di tutti gli italiani all’estero; la legge numero 198 del 18 giugno ‘98 ci dà questo compito". Schiavone è poi entrato nel merito dell’audizione: "La riforma in questione prevede il taglio da 18 a 12 degli eletti nella circoscrizione Estero dove i rappresentanti diverrebbero 8 alla camera e 4 al senato, e questo in rappresentanza di sei milioni di cittadini italiani all’estero. Ciò costituirebbe una lesione del principio di uguaglianza e acuirebbe la discrepanza tra elettori ed eletti relegando i cittadini fuori dall’Italia ad una condizione di marginalità. Dal 2006 a oggi la base elettorale in Italia è andata calando mentre quella degli iscritti all’Aire è aumentata del 60% e va crescendo a causa dei flussi di emigrazione stabile cui si aggiungono i flussi dei cittadini italiani temporaneamente residenti all’estero. Alla luce delle ultime elezioni il deputato eletto in Italia rappresenta 96.000 abitanti, quello eletto all’estero 400.000 iscritti, il senatore eletto in Italia rappresenta 192.000 abitanti, quello eletto all’estero 800.000. Se la riforma della costituzione entrasse in vigore con le sue riduzioni lo squilibrio diventerebbe drammatico: un deputato eletto in Italia rappresenterebbe 150.000 abitanti, un eletto all’estero 700.000, un senatore eletto in Italia rappresenterebbe 300.000 abitanti, un senatore eletto all’estero 1.400.000 persone. Persistere in tale progetto significherebbe mettere in discussione l’effettività del voto e il diritto primario della cittadinanza di milioni di italiani che vivono fuori dall’Italia; inoltre ciò manderebbe un messaggio negativo a coloro che rappresentano il nostro Paese all’estero".

Schiavone ha poi rilevato come nella riforma costituzionale "si dovrebbe appianare questa differenza stralciando qualunque ipotesi di riduzione di eletti all’estero". "Queste – ha concluso il Segretario Generale – sono alcune indicazioni di carattere generale mentre per quanto riguarda gli articoli 48, 56, 57 che sono in discussione in questa proposta di legge che è già passata al senato e che è stata portata avanti da alcuni esponenti della maggioranza e della minoranza e che è alla discussione di questa commissione già da alcune settimane, è necessario fare delle considerazioni sulla natura e sugli effetti che questa proposta avrebbe sulla Circoscrizione Estero. Questi sono alcuni dei punti che volevo mettere in luce, mentre sulla questione de iure interviene il Professor Marco Galdi".

Prende poi la parola il Professor Galdi: "Lasciare il numero invariato degli eletti della circoscrizione Estero sarebbe l’ipotesi preferibile potendo dare una migliore rappresentanza degli interessi degli italiani all’estero, fondamentale in un mondo globalizzato come il nostro. La soluzione di eliminare del tutto la circoscrizione estero non sembra condivisibile in quanto innanzitutto lederebbe la validità dell’articolo 48 comma 3, annullando ex abrupto una conquista recentemente ottenuta e frutto di un lungo percorso parlamentare. Peraltro, – prosegue Galdi – applicandosi la riforma proposta, lo squilibrio della rappresentanza di cittadini residenti all’estero rispetto a quelli residenti in Italia diventerebbe insostenibile. A ciò va aggiunto che l’approccio adottato dalla proposta in esame non appare coerente con la previsione dell’articolo 48 sopracitato che afferma il principio di effettività del voto dei cittadini residenti all’estero. Da una parte secondo il principio di effettività il compito del legislatore sta nel provvedere a strumenti e metodi che facilitino l’esercizio del diritto di voto al di fuori del territorio nazionale dove è impossibile disporre per i seggi elettorali una distribuzione capillare, d’altra parte il legislatore al comma 3 ribadisce l’effettiva proiezione delle intenzioni di voto degli elettori italiani residenti all’estero. Conseguentemente questo principio verrebbe violato con la riduzione dei rappresentanti eletti della commissione estero che risulta già esiguo in rapporto al numero degli aventi diritto al voto. Inoltre gli attuali sistemi proporzionali adottati nella Circoscrizione Estero dovrebbero necessariamente trasformarsi in sistemi di tipo maggioritario con la conseguenza che un numero considerevole di suffragi non risultati utili alle elezioni andrebbe perso con il risultato di una diminuzione della partecipazione al voto, recando quindi un colpo mortale all’istituto. Indubbiamente un approccio più rispettoso dell’articolo 48 si avrebbe se la commissione valutasse di espungere del tutto la circoscrizione estero dal taglio lineare in modo da prevedere, in aggiunta al numero rideterminato dei deputati e senatori eletti in territorio nazionale, il numero immutato di deputati e senatori eletti all’estero. Queste considerazioni – conclude Galdi – sono sostenute dalla profonda convinzione che il voto degli italiani all’estero abbia il valore di non far considerare l’Italia da parte di costoro solo come la terra di origine ma anche come comunità nazionale alle cui sorti si continua ad essere legati".

È poi intervenuta la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli (Fi), eletta nella ripartizione America Settentrionale e Centrale: "La riforma costituzionale così ipotizzata, senza tener conto della specificità della circoscrizione Estero, sembra frutto di una fretta di cambiare piuttosto che di una volontà riformatrice che conduca ad un sistema parlamentare più efficiente". "Oggi – ha proseguito la Nissoli – sono circa 5 milioni di iscritti Aire, quasi quanti gli abitanti del Lazio. Il taglio della rappresentanza della circoscrizione Estero previsto dalla riforma renderebbe impossibile garantire una rappresentanza territoriale. È come dire che la cittadinanza all’estero vale la metà. Se così fosse faremmo dei cittadini all’estero dei cittadini di serie B". Seguono gli interventi di vari deputati tra cui Francesca La Marca (Pd) eletta nella ripartizione America Settentrionale e Centrale : "Noi come gruppo Pd ci siamo mossi da mesi su questa questione che riguarda non solo gli italiani all’estero ma anche gli italiani in Italia. Siamo già partiti con una bassa rappresentanza nella circoscrizione Estero, oggi un ulteriore taglio farebbe sparire gradualmente questa rappresentanza. Noi siamo in disaccordo con questa riduzione ".

Massimo Ungaro (Pd), eletto nella ripartizione Europa, poi pone una domanda al professor Galdi: "Considerando che ad oggi un voto di un italiano residente in Italia vale due volte rispetto al voto di un italiano all’estero e che con questa modifica il rapporto sarebbe circa di uno a quattro, lei crede che la riforma possa essere definita incostituzionale?". Il deputato Nicola Carè (Pd), eletto nella ripartizione Africa Asia Oceania Antartide, ricorda l’importanza che rivestono gli italiani all’estero per l’export e l’economia italiana a chiede a Schiavone che vive all’estero da molto tempo qual è l’atteggiamento degli italiani all’estero verso questa mozione. Giovanni Donzelli (Fratelli D’Italia): afferma: "Più aumenta l’emigrazione più è assurdo tagliare la possibilità di voto per questi italiani che vivono all’estero. Propongo di pensare a una riforma del sistema elettorale degli italiani all’estero per renderli in futuro più partecipi e sempre più vicini".

Angela Schirò (Pd), eletta nella ripartizione Europa, rileva: "Sono nata e cresciuta in Germania e sentir parlare di cittadinanza di serie B mi fa male. … Già adesso la nostra circoscrizione è grande ed è è difficile ascoltare e portare tutte le problematiche e le preoccupazioni degli italiani all’estero qui in Parlamento. Se verranno ridotti i parlamentari eletti all’estero chi si occuperà di queste cose? Risponde il professor Galdi: "Qui stiamo parlando di un procedimento di revisione costituzionale e i limiti a questo sono previsti dall’articolo 139 della costituzione e quindi sono limiti stabiliti…. Certamente nella mia relazione ho fatto riferimento a questo principio di effettività del voto, contenuto all’articolo 48, che rimarrebbe in costituzione e quindi potrebbe costituire un punto di riferimento di valutazione di questa riforma. Però credo di non poter dare una risposta affermativa al fatto che la riforma sia incostituzionale. Per rispondere a Donzelli vorrei dire che sulla necessità di una revisione del sistema elettorale è reale e da me condivisa ma che certo non è partendo da un taglio drastico che si risolverebbero i problemi".

Schiavone risponde infine a Nicola Carè: "Già 25 anni fa il CNEL quantificò intorno all’8% gli effetti positivi delle comunità degli italiani nel mondo per l’economia italiana. Ciò è aumentato. Ribadisco che la circoscrizione Estero risponde a due principi: il primo è il pieno esercizio del diritto di voto e di rappresentanza diretta dei cittadini italiani all’estero ed il secondo è l’esigenza di non riversare nei collegi elettorali italiani il voto di italiani all’estero che potrebbero condizionare o stravolgere le scelte locali. Per soddisfare il pieno di diritto di cittadinanza il Cgie ritiene – prosegue Schiavone che al numero previsto di 200 senatori eletti in Italia si debbano aggiungere i 6 eletti all’estero e ai 400 deputati eletti in Italia si debbano aggiungere i 12 eletti all’estero".

Maria Stella Rombolà / Inform