Sta suscitando proteste in tutto il mondo la riduzione del numero dei parlamentari che colpirà anche gli eletti nelle circoscrizioni estere: dagli attuali 18, i parlamentari passerebbero a 12 (8 alla Camera e 4 al Senato). La riforma costituzionale del governo prevede una consistente riduzione del numero di deputati e senatori: nel primo caso si passerà da 600 a 400 membri, nel secondo caso da 315 a 200.

Oltre ai 5 Stelle e alla Lega, il progetto di legge è stato votato favorevolmente da parte di tutto lo schieramento di destra, contrario invece il centrosinistra. Per essere definitivamente approvata, la riforma dovrà adesso affrontare la seconda lettura da parte della Camera e del Senato e dato che il testo è stato approvato senza modifiche ora lo si potrà solo approvare o rifiutare in blocco. Una delle prime voci negative contro la riduzione del numero dei parlamentari eletti all’estero è stata quella del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). Così motiva la decisione presa all’unanimità dall’organismo Renato Palermo, consigliere per l’Uruguay: "Una riduzione del numero di parlamentari potrebbe anche andare bene ma il problema in questo caso sono gli eletti all’estero perché la riforma non prevede un riequilibrio in base al numero di cittadini. Milioni di italiani nel mondo perderebbero una rappresentanza che era già di per sé bassa se comparata alla crescita del numero di residenti negli ultimi anni".

Rispetto al 2001, quando venne approvata la legge Tremaglia che sanciva per la prima volta il diritto di voto all’estero, oggi il numero dei connazionali residenti fuori dall’Italia è quasi raddoppiato. Oltre all’aumento nelle richieste di cittadinanza per via sanguigna, si assiste anche all’incremento della nuova emigrazione. Secondo l’esponente del Partito Democratico c’è una linea politica precisa dietro questa proposta: "La realtà è che il governo 5 Stelle Lega non considera gli italiani all’estero, è un problema generale che abbiamo visto in tanti altri casi. Con tutti i problemi che ha, figuriamoci se possono fare qualcosa per noi. Si sono limitati a nominare un sottosegretario nato all’estero ma si sono fermati lì".

Prenderà una posizione contraria alla riforma anche il Comites di Montevideo come anticipa il suo presidente Alessandro Maggi: "Si tratta di una decisione profondamente sbagliata perché toglie rappresentanza alle numerose comunità italiane all’estero. Il diritto di voto era stata una conquista ottenuta dopo anni di rivendicazione mentre adesso ci ritroveremo a fare un arretramento. L’argomento verrà sicuramente trattato come uno dei punti all’ordine del giorno nella prossima seduta del Comites che dovrebbe essere convocata al massimo tra un paio di settimane". Anche Maggi punta il dito contro il sottosegretario Ricardo Merlo e il suo Maie (Movimento degli Italiani all’Estero): "Non si capisce cosa ci stia a fare un partito degli italiani all’estero in questo governo, hanno voltato le spalle agli elettori". Dura anche Filomena Narducci, membro dell’esecutivo del Comites e candidata alle ultime elezioni con Liberi e Uguali: "La situazione è molto preoccupante, l’orientamento di questo esecutivo è chiarissimo nei nostri confronti, stiamo assistendo a una drastica riduzione dei diritti conquistati dopo anni di battaglie. Il governo sta ignorando gli italiani all’estero".