Tra tutti i patronati italiani presenti in Uruguay, l’Ital Uil è sicuramente una voce fuori dal coro. Attivo nel Paese fin dagli anni settanta, l’Ital è l’Istituto di tutela e assistenza dei lavoratori che fa parte del sindacato Uil. Nell’epoca in cui era diretto da Franco Magno, noto dirigente della collettività italiana, era uno dei patronati più grandi ma è poi caduto in disgrazia negli ultimi anni riducendo fortemente la sua attività e attualmente è guidato da Ernesto Barszcz. Dopo una lunga attesa riusciamo a parlare con José Tucci, italoargentino responsabile dell’Ital per l’America Latina che viene spesso in Uruguay per seguire da vicino i lavori.

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"Dopo le vicissitudini che abbiamo attraversato ho preso la decisione di mantenerci isolati dalla collettività italiana anche alla luce della delusione avuta dal comportamento degli altri patronati. Qui c’è poco spirito di collaborazione. Noi facciamo solo attività di assistenza, poi nient’altro". Il perché può essere interpretato da quanto segue: "Io non accetto che si faccia politica all’interno dei patronati, il nostro ruolo è un altro, è quello di tutelare i diritti dei lavoratori. Se vuoi fare politica sei libero di farlo ma se lavori con noi devi prendere un’aspettativa o ti dimetti. Bisogna evitare di confondere i ruoli e, soprattutto, approfittare di gente che è in condizione di vulnerabilità. La politica ha rovinato il volontariato tra gli italiani all’estero".

L'interno del patronato

Nel Paese in cui i membri dei patronati occupano tutti gli incarichi degli organismi di rappresentanza, fanno politica e si presentano regolarmente alle elezioni, questo atteggiamento rappresenta una notevole eccezione. Tanto in Uruguay come nel resto del continente, il vero problema che si ritrova ad affrontare il patronato è quello di supplire alle carenze dei servizi consolari: "Siamo totalmente contrari al sistema degli appuntamenti on line che genera discriminazioni e affari per gli intermediari che lucrano sui diritti delle persone. È per questo motivo che quasi tutti i giorni anche noi cerchiamo le date sul sito per gente sola e disperata che ce lo chiede. Occorre far applicare la legge e riservare un certo numero di appuntamenti ai patronati per migliorare il servizio".

Tucci insiste sul concetto di "collaborazione" tra i patronati e le autorità consolari per risolvere i problemi esistenti anche se, a quanto si vede, la strada per regolarizzare questa situazione è ancora troppo lontana. Da anni si parla infatti di un possibile accordo con il Ministero degli Esteri per regolarizzare il lavoro di questi enti di assistenza: "C’è una forte pressione contraria a questo accordo da parte di un settore che si sentirebbe danneggiato. Esistono gelosie e interessi al riguardo ma c’è anche un problema di fondo sulle politiche verso gli italiani all’estero. Se è già difficile fare una cosa basica come l’iscrizione di un figlio al consolato, figuriamoci il resto che è un’utopia. Viene quotidianamente ostacolato il diritto alla cittadinanza e nessuno dice niente: se vogliono togliere le cittadinanze cambiassero la legge invece di fare queste cose. È una vergogna".

Anche in Uruguay sembra riflettersi bene questa enorme contraddizione come dimostra l’affitto di una sede temporanea per il Consolato di Montevideo che "è una scelta totalmente inutile" sostiene il responsabile dell’Ital. "Anziché affidarsi alla rete dei patronati distribuiti sul territorio si preferisce spendere una fortuna in progetti come questo".

José Tucci ed Ernesto Barszcz

"Noi ci concentriamo solo sui nostri assistiti, ci manteniamo isolati dalla collettività e cerchiamo di non politicizzare il tema" dice Ernesto Barszcz, responsabile dell’ufficio di Montevideo che si trova a pochi passi da Tres Cruces. "Accompagniamo le persone, soprattutto anziane, nel seguire la pratica che qui in Uruguay è molto lenta. Facciamo un lavoro completo che molte volte è anche un’assistenza psicologica per persone sole e scoraggiate dalle difficoltà che trovano nel relazionarsi con le istituzioni". In base ai dati forniti, attualmente 3 persone lavorano nell’ufficio di Montevideo dell’Ital che riceve, quotidianamente, una ventina di richieste sia per telefono che presenziale: "La maggior parte delle domande sono sulla cittadinanza e sul passaporto. Noi facciamo tante cose, il ruolo dei patronati è molto importante ma spesso è sconosciuto".

Matteo Forciniti