Il bus non passa? C'è sempre l'autostop. E da oggi a Lugano, Svizzera italiana, ci sono anche le "panchine condivise". Appositamente pensate per chi cerca un passaggio in auto. Sono gialle, installate dall’amministrazione locale e dotate di cartello indicatore. Un modo semplice ed efficace per far partecipare i cittadini che lo desiderano alla vita di comunità e contribuire al trasporto comune. Un modo per conoscersi ed aiutarsi. Tutto nell’ottica del risparmio energetico e della condivisione. Il progetto è nato da un'idea della Commissione di quartiere, a cui il Municipio ha concesso gli spazi necessari.

Le prime quattro panchine per autostoppisti (di colore rigorosamente giallo) sono comparse nelle zone di Brè, Aldesago, Albonago e Cassarate, vicino ad altrettante fermate del bus. In prossimità di ognuna sono stati installati anche degli appositi cartelli, con spiegazioni sul funzionamento del servizio. Ma non solo. Il progetto si sta espandendo in altri cantoni svizzeri. Il concetto è antico. Quello del pollice alzato, per chiedere "uno strappo" ad un automobilista di passaggio è pratica utilizzata da anni nel mondo. Un passaggio dopo l’altro si poteva arrivare ovunque, passando frontiere e nazioni.

L’autostop nasce negli Stati Uniti per motivi economici negli anni della Grande Depressione per poi diventare il simbolo della Beat Generation. Dopo gli anni Settanta va in pensione, con la diffusione capillare dell’automobile di proprietà. Niente più zaini e cartelli a bordo strada. Le pagine di cronaca nera poi spesso si sono riempite di tragici incidenti con protagonisti proprio i malcapitati autostoppisti. Fenomeno che ha causato una certa apprensione e flessione della pratica , negli ultimi anni. In Svizzera, invece, proprio nell’ottica del risparmio energetico e della condivisione è stato rispolverato il vecchio concetto di autostop. Riorganizzato quasi come un servizio pubblico con tanto di panchina e cartello. Nelle aree periferiche o rurali di diversi cantoni, a partire da quello italiano, le amministrazioni hanno pensato di colmare il vuoto lasciato da un trasporto collettivo troppo poco frequente. Il traffico privato è invece molto più intenso, nella maggior parte dei casi fatto da automobili con una sola persona a bordo. Perché allora non provare a mettere a sistema qualcosa di efficace, ma finora poco affidabile, come l’autostop?

È bastato posizionare bene in vista e segnalare opportunamente delle "semplici" panchine, informando così l’automobilista di passaggio che qualcuno non sta semplicemente riposandosi un po’, ma aspetta la cortesia di essere preso a bordo. Le sedute sono dipinte di colori accesi, come viola o giallo, oppure solo segnalate come "Mitfahrbänkli" che suona come "panchina per condividere una corsa", come nel villaggio di Masein nei Grigioni, dove l’autostoppista può anche scegliere tra diverse destinazioni da esporre scegliendo da una serie di cartelli predisposti. Masein è un villaggio del canton Grigioni non facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e da qualche mese il comune ha installato due panchine, con tanto di cartelli segnalatori per la propria destinazione, dedicate agli autostoppisti: si indica dove si vuole andare, poi ci si siede e si aspetta che qualcuno si fermi e ci dia un passaggio. E il responso? Positivo ed incoraggiante. I passaggi sono gratuiti e avvengono a tutte le ore, anche se si concentrano soprattutto al mattino.

"Sono proposte semplici, poco care e che possono essere messe in piedi in poco tempo. possono avere più o meno senso a dipendenza della situazione", ha spiegato Erich Büsser, capo dell'Ufficio energia e trasporti del canton Grigioni. L’iniziativa insomma è semplice e molto intelligente. Aumenta la socialità tra cittadini che magari non si conoscevano pur abitando nella stessa zona, e inoltre favorisce un contatto più autentico con il territorio anche ai turisti in viaggio. Le panchine luganesi sono infatti dotate anche di un QR Code che rimanda alla pagina web di Lugano, dove in quattro lingue si informano i turisti sull’iniziativa e sulle opportunità del territorio. La condivisione è alla base di uno stile di vita più sostenibile, e in fatto di mobilità attiva la Svizzera mostra creatività e capacità di innovazione.

Il sistema della panchina dell’autostop ricorda quello di Taxito, nel canton Lucerna dove è possibile scaricare un'applicazione che fa incontrare i passeggeri con chi guida. "Uno studio del cantone — ha concluso Büsser — aveva dimostrato che attraverso queste soluzioni cresce anche l'uso del trasporto pubblico, perché le persone diventano più flessibili". Nel luganese, un’altra applicazione promuove il car pooling aziendale sui tragitti casa-lavoro, mettendo in primo piano la sostenibilità e la socialità. Il Ticino ha anche fatto partire una sperimentazione di corsia preferenziale per il car pooling (auto con almeno 3 persone a bordo) al valico di Brusata di Novazzano verso l’Italia, che con la Svizzera condivide non solo le frontiere, ma anche la necessità di rendere più efficienti e sostenibili i trasporti, sia individuali sia collettivi.

Margareth Porpiglia