L’arrivo di Claudio Lotito, presidente della Lazio, che ha presentato un’offerta "riservata" di acquisto, andando oltre le voci di un’interesse che circolavano da qualche giorno, spariglia le carte della partita Alitalia. Non si sa quale sia il contenuto della proposta formulata. La sua mossa appare sorprendente, perché Lotito è molto parsimonioso nella sua attività di imprenditore. Quando ha comprato la Lazio ha ottenuto dal governo Berlusconi e dall’Agenzia delle entrate una transazione del maxi-debito fiscale creato dalla gestione precedente. Con l’accordo firmato da Lotito il 20 maggio 2005 il debito fiscale per oltre 140 milioni fu spalmato in 23 anni, per evitare il fallimento della squadra di calcio. Nell’ultimo bilancio della Lazio, al 30 giugno 2018, risultava un debito ancora da saldare di circa 45 milioni di euro. La Lazio ha dichiarato conti in attivo negli ultimi due bilanci consolidati, al 30 giugno 2017 (11,38 milioni di utile netto) e al 30 giugno 2018 (37,31 milioni), grazie alle plusvalenze per la cessione di calciatori.

Molto parsimonioso con gli investimenti e con gli ingaggi, Lotito ogni anno sfrutta il calciomercato per far quadrare i conti. Nel bilancio al 30 giugno 2016 il miracolo non gli era riuscito e i conti si erano chiusi in rosso per 12,6 milioni. I ricavi totali del club, escluse le plusvalenze, sono saliti dai 91,9 milioni del 2016 ai 127,2 milioni nel bilancio a giugno 2018. Malgrado l’attivo la Lazio ha un indebitamento in aumento. I debiti totali tra il 2017 e il 2018 sono aumentati da 179,7 a 188,9 milioni. I debiti finanziari netti sono saliti da 43,7 a 46,47 milioni. Nel bilancio a giugno 2018 i debiti verso tesserati e dipendenti sono aumentati da 11,2 a 15,28 milioni.

Lotito va ad aggiungersi ad un altro pretendente fattosi avanti nei giorni scorsi: il Gruppo Toto, che ha comunicato via lettera il proprio interesse al progetto e ad avviare colloqui. Toto avrebbe dato una disponibilità a coprire parte dei 300-350 milioni mancanti della "Newco", per un ordine di grandezza di almeno 200 milioni. L’ipotesi Toto però ha suscitato forti riserve, un fuoco di sbarramento. Innanzitutto le Fs, la società statale che conduce le operazioni per mettere in campo un’offerta vincolante per Alitalia (quella che i commissari non hanno mai avuto da quando è partita l'amministrazione straordinaria). Pur non avendo fatto dichiarazioni ufficiali su Toto (né su Atlantia), il gruppo guidato da Gianfranco Battisti non ritiene Toto un partner adeguato e capace di sostenere l’impegno finanziario necessario. Il gruppo ha un fatturato di 398 milioni (nel 2017, ultimo bilancio disponibile) e i debiti finanziari netti (522,3 milioni) superano i ricavi. Toto ha un contenzioso e debiti verso l’Anas, che è di proprietà diretta delle Fs.

Pesano anche i trascorsi con Air One, l’aviolinea che Toto vendette a Cai-Alitalia nel 2008 liberandosi di 600 milioni di debiti finanziari netti e incassando 450 milioni. Obiezioni a Toto sono venute anche da Delta, il partner industriale americano, una delle tre maggiori compagnie del mondo. In base agli accordi Delta si riserva di dare l’approvazione una volta che sia completata la cordata di investitori e sia chiarita la governance, cioè i patti tra gli azionisti. Se Delta dovesse tirarsi indietro l’edificio della "Newco" crollerebbe come un castello di carte al primo alito di vento. La presenza di Toto inoltre sarebbe incompatibile con quello che potrebbe essere il "quarto socio" di peso, il gruppo Atlantia-Benetton. Dunque l’ipotesi Toto al momento è scartata, pur godendo di attenzioni al Mise.

Tra gli addetti ai lavori si continua a guardare ad Atlantia come alla soluzione preferibile: la società, tuttavia, mantiene ferma la propria posizione (già impegnata su molti fronti, ma «attenta al futuro di Alitalia»), smentendo «presunti accordi, ancorché preliminari, per una eventuale partecipazione alla newco Alitalia». Intanto si é arrivati a una nuova proroga del termine per la presentazione dell’integrazione dell’offerta di Ferrovie dello Stato (l’unica finora sul tavolo dei commissari della compagnia). Il termine scaduto oggi, sabato 15 giugno é stato prorogato di un altro mese. Fs, che da quasi sette mesi sta lavorando alla newco (che dovrebbe partire con una dotazione di 800-900 milioni), non ha ancora trovato chi copra il restante 35-40% (Fs metterebbe il 30-35%, Mef e Delta il 15% ciascuno).