Inutile girarci intorno. Oggi come oggi i rapporti tra Uruguay e Italia sono ridotti ai minimi termini. E non è una cosa degli ultimi giorni, non c’è da meravigliarsi. Già da qualche anno, per esempio, la festa del 2 giugno organizzata dall’Ambasciata italiana di Montevideo, vede l’assenza di presenze istituzionali di un certo livello: una volta era facile vedere in Uruguay presidenti e ministri, che ora però evitano di prendere parte a qualsivoglia iniziativa....

E di certo l’incredibile l’evasione del boss della 'Ndrangheta Rocco Morabito dal carcere di Montevideo, ha fatto andare su tutte le furie il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Enzo Moavero Milanesi che ha chiesto alle autorità uruguaiane spiegazioni a riguardo. Giustamente, perché un detenuto come Morabito andava sorvegliato di certo in maniera diversa anche in virtù del fatto che per qualcuno la fuga del boss era nell’area.

L’assurdo è che l’Ambasciata sia venuta a conoscenza dell’evasione di quello che è tornato a essere un latitante pericoloso, dai telegiornali e forse tale circostanza potrebbe significare che non c’è una grande considerazione di questa istituzione. Insomma, i rapporti ora sono tesi tra Italia e Uruguay e resteranno tali fino a quando le cose non cambieranno. La sensazione che si ha è che l’Italia voglia in qualche modo tenere a distanza una nazione, e Montevideo in particolare.

La domanda è: ma oggi il BelPaese è presente in Uruguay? Sicuramente di meno da quando la lingua italica praticamente non si studia più, da quando non c’è più la Camera di Commercio e da quando hanno chiuso la "Dante Alighieri", la più prestigiosa scuola italiana in Uruguay appunto. E la situazione sembra precipitare. Di certo non aiutano le iniziative portate avanti per esempio da chi vuole la costruzione dell’oramai famoso nuovo consolato: ma davvero gli italiani hanno bisogno di questo? Crediamo di no. Hanno bisogno di risposte e non di vedere ulteriori sprechi di denaro pubblico.

Chiediamo al sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo ed al consigliere CGIE e membro del Comites di Montevideo Aldo Lamorte, di far sì che l’Uruguay sia più considerata in Italia. Come? Magari promettendo meno, ma prendendosi cura di una comunità che appare smarrita da questa lontananza che si percepisce con l’amata patria. Inutile andare in giro a dire "come siamo bravi" o "come siamo belli": questo lasciatelo dire a quel popolo che chiede ai governanti di guardare oltre il proprio orticello...

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