Quando nel 2005 l’allora Ambasciatore d’Italia in Argentina Roberto Nigido mi rilasciò il Cavalierato della Repubblica con la firma di Ciampi e del Ministro del MAE Gianfranco Fini nel Palacio Alvear, mi venne un’enorme curiosità di sapere come il nostro paese avesse, in proprietà, uno dei più bei palazzi aristocratici di Buenos Aires. L'attuale sede dell'ambasciata italiana di Buenos Aires era di proprietà di Federico de Alvear e sua moglie, Felisa Ortiz Basualdo, rappresentanti della piú fine predilezione argentina per la cultura francese della prima metà del ventesimo secolo. Questi nobili e ricchissimi argentini alternavano lunghi soggiorni a Parigi con stagioni a Buenos Aires. Erano amanti della grande tradizione artistica francese e l’edificio era stato progettato dallo stesso Federico de Alvear, un appassionato di architettura, al punto da costruire personalmente modelli di studio per diversi progetti. Si occupava dei professionisti, le costruzioni e lo sviluppo di tutti gli aspetti tecnici e costruttivi.

Federico de Alvear e Felisa Ortiz Basualdo, ordinarono la costruzione del meraviglioso palazzo nel 1920 mentre vivevano a Parigi. Quattro anni più tardi e solo sei mesi dopo averlo finito, sorse l’interesse del Re Vittorio Emanuele III di Savoia, essendo oggi la residenza degli ambasciatori d'Italia in Argentina. Questo fastoso ed elegantissimo palazzo è chiaramente ispirato all'architettura francese della metà del XVIII secolo. É circondato da un ampio giardino e le facciate hanno come modello, un noto edificio parigino, ammiratissimo da molti argentini dell'epoca. Si tratta dell'Hôtel de Biron, costruito intorno al 1730 da Jacques-Ange Gabriel e Jean Aubert per il finanziere Peyrenc de Moras. É l’attuale sede del Museo Rodin di Parigi. Il palazzo Alvear è un simbolo del momento in cui le principali residenze aristocratiche "porteñas", erano chiare emulazioni di consacrati palazzi francesi, anche se presentavano criteri di disposizione e comfort di ispirazione inglese con un pizzico di spirito italiano, soprattutto nella concezione dell'edificio come una villa circondata da un parco nettamente vincolato agli interni.

Anche se la proprietà fu definitivamente acquistata nel 1924, anno in cui il principe ereditario Umberto di Savoia fece una visita ufficiale in Argentina, i conti Aldrovandi-Marescotti non riuscirono a riceverla. Buona parte dei mobili acquisiti specialmente per il nuovissimo palazzo come dipinti di diversi musei italiani, giunse a Buenos Aires con i nobili italiani a bordo del transatlantico San Giorgio. Il Palacio Alvear fu ufficialmente aperto nel 1927 e da quel momento fa parte del patrimonio nazionale, dichiarato dal Presidente Macri come Monumento Storico dell’Argentina. ll meraviglioso palazzo Alvear, simbolo dell’Italianità nel paese che accoglie la comunità italiana piú grande del mondo, è stato visitato dai presidenti Gronchi, Saragat, Pertini, Scalfaro, Ciampi e Mattarella, che hanno marcato a fuoco questa bellissima storia, rafforzando i rapporti tra Italia e Argentina e mostrando orgogliosamente il Palacio Alvear come un fiore all’occhiello del nostro paese.

Nell’entrata principale ammiriamo i cancelli in ferro battuto mentre, nell’entrata laterale, possiamo osservare due sfingi ai lati della scala d'ingresso. Entrando nella residenza attraverso il suo bellissimo giardino d'inverno, spiccano le plafoniere in ferro battuto e vetro, dove troviamo una parlantina in stile Luigi XVI. La sala di accoglienza é maestosa ed al centro sorge l’imponente scalinata d'altare in marmo bianco, che conduce allo studio dell'ambasciatore, gli uffici privati e le stanze da letto. Lo studio-ufficio dell'Ambasciatore è un’opera d'arte, dove possiamo vedere sulle sue pareti un Sansone della scuola Caravaggio, uno dei pezzi principali che compongono la galleria della residenza, così come lo specchio del 17° secolo che fa un gioco di riflessi con la porta di accesso alla sala da pranzo, dove c'è un tavolo in noce e un imponente camino, dove vengono accolti gli ospiti dell'Ambasciatore. Il soffitto è affascinante e ci mostra castelli in legno battuto, un tipico lavoro delle costruzioni dell'epoca.

Ricordo che, nell’anno 2006, in occasione della visita di una delegazione di parlamentari italiani a Buenos Aires, quando ero responsabile giornalistico della RAI per il continente sudamericano, l’Ambasciatore Nigido, visto che faceva molto freddo ed il ricevimento in Ambasciata aveva sofferto un grosso ritardo, per cui perdevo l’aereo di ritorno, mi disse: "Stefano, rimani a dormire in residenza che tanto c’é tanto posto e ci sono molte stanze per gli ospiti, così puoi fare il tuo pezzo per la RAI". Per me era come un sogno.....poter dormire nella più bella residenza diplomatica italiana del mondo? Dopo aver dormito nella residenza italiana di Brasilia pochi mesi prima? Uno dei gentilissimi maggiordomi italiani mi condusse in una stanza da Albergo 8 stelle!!! Fu così che potei osservare che gli interni sono ispirati al 18° secolo francese mentre che le sale di ricevimento, sono decorate con rivestimenti e mobili d'epoca selezionati da Alvear e sua moglie.

Di seguito troviamo l'ampio salone con uno stile francese e mobili provenienti dall'Italia, senza perdere di vista gli ovali sulle pareti che portano il titolo Grottesco Venezia, dove sono apprezzati i dipinti di Bosch e Guardi. C’é anche una sala della musica dominata da un incredibile gioco di specchi ed un orologio del diciassettesimo secolo, un vero gioiello di stile impero che rappresenta un'allegoria geografica del tempo misurata dal movimento della terra. Un’esperienza indimenticabile era doveroso raccontarla ad i nostri lettori perchè questa bellissima residenza dell'Ambasciatore d’Italia in Argentina ci trasporta nel nostro paese, un paese con una cultura che secoli dopo secoli come il francese, l'inglese o lo spagnolo, è conosciuto in tutto il mondo per la sua antichissima tradizione.

Stefano Casini