Nel suo "Uno nessuno centomila", il grande Pirandello scriveva, che nella lunga strada della vita si incontrano tante maschere e pochi volti, ovviamente parlava dell’ipocrisia. Bene anzi male, questa tassa che il vizio paga alla virtù, oggi più che mai è la regina della scena politica, nella commedia dell’inganno che i grillini assieme a Renzi, al Pd a Leu e ai cespugli misti, vanno rappresentando.

Qui non si tratta solo di un gioco politico opaco, che sarebbe addirittura pleonastico di spiegare, si tratta di scherzare col fuoco ai danni del paese e degli italiani. Del resto pensare che Renzi e Grillo, due personaggi che se ne sono dette di tutti i colori, perfino in diretta streaming e peggio di quanto non abbiano fatto leghisti e pentastellati, possano unirsi per fare il bene del paese, più che ridicolo è una vergogna e un pericolo totale. Come un pericolo assoluto sarebbe per l’Italia se si accettasse una maggioranza parlamentare che andasse da Grillo, al Pd, a Leu, ai peones sconosciuti. Paventare il rischio di una Finanziaria complicata, di una campagna elettorale estiva e inaspettata, di un possibile attacco dei mercati, per giustificare la consegna del paese alla maggioranza più ipocrita della storia, sarebbe davvero un autolesionismo imperdonabile.

Insomma, parliamoci chiaro: che garanzia avrebbero gli italiani a ritrovarsi in un passaggio tanto delicato, con un governo con Grillo e Fratoianni, la Boschi e la Castelli, Casini e Di Battista, Di Maio e Lotti. Suvvia, non scherziamo con la democrazia. Per non parlare del programma che un minestrone del genere potrebbe presentare: fare finta di non ricordare che a sinistra la parola d’ordine è stata sempre la patrimoniale, lo jus soli, le braccia aperte, il giustizialismo, la persecuzione fiscale e lo statalismo più esiziale. Sia chiaro, da una ammucchiata tale e da un programma persecutorio dello sviluppo, della libertà e della proprietà, Salvini & company uscirebbero col 70 per cento, ma il problema è che a farne le spese sarebbe il Paese.

Ecco perché noi ci chiediamo e chiediamo con rispetto al Capo dello Stato se sia convinto che una alleanza simile per l’Italia rappresenti un vantaggio assicurato, una maniera per dare risposte rassicuranti ai mercati, l’unica via per onorare la democrazia. Ci chiediamo se i padri costituenti pensassero a questo nella scrittura della Carta e dunque alla ricerca di una maggioranza purché sia, oppure al tentativo procedurale di mettere in piedi una alleanza seria in grado di governare in efficienza e coesione. Bene siamo persuasi che i padri della carta in una situazione come quella attuale non avrebbero mai dato il via libera, preferendo il caos a nuove elezioni.

Perché di questo si tratta: unire i grillini col PD, con leu e con gruppetti sparsi, significherebbe consegnare il paese al caos politico. Per non parlare della reazione degli italiani ad una eventualità simile dopo un anno di pazienza e di sopportazione verso una maggioranza innaturale nata dalla confusione, da una sorta di contratto d’affitto del paese. Ecco perché servono le elezioni, serve tornare al voto piuttosto che sfidare il buon senso e la ragionevolezza, sfidare la volontà popolare che chiaramente preferisce votare. Le urne sono sempre la via maestra, che vinca la sinistra oppure la destra. Tornare presto alle cabine elettorali è l’unico appello di amore per l’Italia, scambiare il futuro del paese per qualche poltrona, per l’opportunismo personale, per qualche affare politico di famiglia, darebbe la certezza di consegnare definitivamente il sistema al parapiglia.

ALFREDO MOSCA