Secondo il presidente argentino Mauricio Macri, battuto sonoramente alle primarie di domenica scorsa dal Frente de Todos del peronista moderato Alberto Fernández, la paurosa caduta di ieri della borsa e del peso argentino è un monito di quanto potrà accadere il prossimo 27 ottobre quando il paese sarà chiamato alle urne per eleggere il nuovo presidente.

Scartando ogni accenno autocritico della sua politica economica o cambi nella squadra di governo, Macri si è limitato a rispondere a poche domande dei giornalisti dopo una breve riunione del suo gabinetto. Ne è emerso un rifiuto di anticipare le elezioni e un’accusa all’opposizione kirchnerista per l’aumento vertiginoso del dollaro, cambiato a più di 60 pesos. Secondo l’analisi di Macri, la grave crisi che si è creata all’indomani delle elezioni, che a molti fa temere un ritorno all’incubo del 2001, si spiegherebbe con la mancanza di credibilità dell’opposizione che, grazie al risultato di domenica, in pratica un sondaggio, si appresterebbe a vincere imponendo un netto cambio di rotta all’economia attraverso un forte intervento statale.

Di qui la risposta drammatica dei mercati che preferirebbero la politica economica del governo, concordata con il Fondo Monetario Internazionale, nonostante abbia peggiorato la situazione generale, aumentato vertiginosamente la povertà, e finito con l’indebolire la stessa immagine del presidente, che rischia ora di uscire sconfitto dal confronto elettorale. A tal punto che pare improbabile il ricorso al ballottaggio di novembre. Nella sua narrazione Macri descrive un paese che sarebbe destinato a tornare al passato con un Frente de Todos vincitore, la cui sgradita eredità l’attuale presidente è impegnato a superare. Nell’impossibilità, comunque, d’invertire l’incertezza della situazione politica. Con i mercati che avrebbero decretato di non avere fiducia nella proposta economica dell’opposizione, alla quale Macri ha chiesto di fare autocritica, non sembrano essere emerse fino ad ora da parte governativa misure concrete che possano evitare il disastro.

Intanto ieri da Brasilia Jair Bolsonaro, stretto alleato di Mauricio Mari, ha aggiunto il suo carico di paura, mettendo in guardia contro una possibile ondata di migranti in fuga dall’Argentina qualora l’attuale presidente esca sconfitto dalle urne, agitando esiti venezuelani con la sinistra peronista di nuovo al potere. Quanto all’opposizione, il suo candidato Alberto Fernández, forte di un risultato che lo vede a distanza di 15 punti percentuali da Mauricio Macri, ha respinto l’invito di fare autocritica, affermando che i mercati mai hanno dato credito all’attuale governo dal momento che non sono mai giunti gli investimenti su cui esso aveva contato, e che in Macri hanno trovato solo un complice nelle loro speculazioni che hanno danneggiato il paese.

In una dichiarazione al quotidiano Pagina12, il candidato peronista ha affermato che quello argentino è un governo strano che ha incolpato per quattro anni dei suoi errori il governo anteriore, e che ora incolpa degli stessi il governo che gli succederà. Secondo Fernández, che corre con candidata vice l’ex presidentessa Cristina Fernández de Kirchner, Macri deve assumersi le sue responsabilità, visto che è lui che sta al governo almeno fino al prossimo dicembre. Lasciando in eredità una situazione talmente complessa che costringerà chi verrà dopo a cercare l’unità di tutti per uscire dalla grave crisi che ora affligge gli argentini.

 

di CLAUDIO MADRICARDO