NEW YORK. Dietro un velo che copre il palco del teatro Repertorio Español, si intravede un capezzale. Intorno alla (finta) moribonda, una certa Filumena Marturano, ci sono alcune persone in lacrime, ma soprattutto c’è il suo uomo, il donnaiolo Domenico Soriano, che le tiene la mano mentre un prete sta celebrando il loro matrimonio: è l’ultimo desiderio di una ex prostituta che per 25 anni ha invano sperato di diventare la moglie di Dummì, padre inconsapevole di uno dei suoi tre figli (ai quali, indistintamente, la donna vuole dare un cognome).

Al momento del “sì”, il miracolo: Donna Filumena “resuscita” e pretende i suoi diritti di consorte agli occhi di Dio. Soriano, scoperto il raggiro e in preda all'ira, scatena una guerra legale contro di lei. L’opera “Filumena Marturano” è nota a tutti, anche a Leyma Lopez, regista di San José de las Lajas, Cuba, che ha fatto rivivere Eduardo De Filippo nella Grande Mela con la commedia “Filumena Marturano: un matrimonio ai Caraibi”. Al teatro della 138 E 27th St, è andata in scena una intensa ed intrigante rivisitazione del dramma di Eduardo più celebrato e apprezzato dalla critica internazionale.

Robert Weber Federico, designer della produzione e produttore artistico della compagnia – la quale festeggia 50 anni di attività - è di origini napoletane e dunque, anche per questo, è ben informato sull’opera di De Filippo. Leyma Lopez ci ha spiegato che “la traduzione è tratta dall'opera originale, non prendiamo alcun riferimento in relazione al film “Matrimonio all’Italiana” di Vittorio De Sica i cui protagonisti sono Sophia Loren e Marcello Mastroianni”.

Signora Lopez, come ha travasato l’opera di Eduardo da Napoli ai Caraibi?

“Premetto che non sono mai stata a Napoli, purtroppo, ma mi piacerebbe molto. Il lavoro più duro è stato trovare le parole giuste per evitare di cambiare i significati, di intaccare la storia. Un testo, poi, è come uno spartito musicale, si nutre di suoni: solo in questo modo è stato possibile armonizzare il capolavoro di Eduardo alla nostra lingua caraibica. Anche perché l’adattamento prevede un contesto Caraibico negli anni ’50”.

Immagino che anche la scelta degli attori risenta di tali esigenze.

“Certamente. Una delle priorità nella scelta del cast è stata trovare attori che hanno dentro il mare dei Caraibi. La nostra Filumena Marturano è interpretata da Zulema Clares, attrice con una carriera lunga, intensa e varia, capace di avvicinarsi e toccare gli spazi più sublimi dell’animo umano che Eduardo propone attraverso la sua protagonista. Il cast è composto da attori di Porto Rico, Repubblica Dominicana e Venezuela. I protagonisti Zulema Clares, ovvero Filumena Marturano e Sandor Juan, nei panni di Domenico Soriano, sono cubani”.

Anche se non l’ha mai visitata, cosa rivede di Napoli nei Caraibi e viceversa?

“Il produttore Robert Weber Federico è di origini napoletane e ha dato un prezioso contributo. Ho fatto un profondo lavoro di ricerca, ma in generale mi sono attenuta rigorosamente al testo di Eduardo che trasuda tanta napoletanità tra gli scenari descritti e, ribadisco, il suono delle parole. Sintetizzerei così: Napoli e  i Caraibi, due luoghi mistici e simili in cui promana lo stesso calore di una forza che ti sostiene, che ti permette di resistere e di trovare il coraggio di andare avanti nonostante le avversità. E poi in molte foto di Napoli ho ritrovato i balconi con tanto di lenzuola e vestiti stesi al sole proprio come nella mia Avana con le sue stradine e gli angoli magici”.

Cosa lascia in eredità Filumena Marturano, opera scritta nel 1946?

“La luce di una grande donna che stilla umanità da ogni poro e in ogni direzione: voglia di vivere, forza d’animo e la maternità nel suo senso più alto e puro, quello che mette da parte ogni minima forma di egoismo per il bene dei figli. E il pathos creato da Eduardo nei vari personaggi, soprattutto nei protagonisti, è così vicino nelle sue infinite sfumature possibili a qualsiasi individuo che tale opera è sempre attuale e preziosa per i suoi contenuti sociali”.

A New York un grande successo di critica e di pubblico, sul New York Times importanti recensioni. Avete pensato di portare in giro il vostro spettacolo?

“Un passaggio sul NYT mi è piaciuto più degli altri: “Ciò che ci rende umani è lo stesso dalla soleggiata Napoli alle spiagge turchesi dei Caraibi”. Per il momento non pensiamo di viaggiare o di spostarci, contiamo di andare avanti qui più a lungo possibile, ma è chiaro che se dovessero esserci le opportunità altrove, sarebbe un lusso portare quest'opera ad un pubblico sempre più ampio”. 

Ora è incuriosita da altre opere di Eduardo?

“Quando scopri un capolavoro, l’istinto è quello di saperne sempre di più sull’autore. Per comprendere un testo fino in fondo bisogna conoscere la storia di colui che l’ha partorito. Non ho dubbi che torneremo a perlustrare il mondo di De Filippo. Anche se, è giusto ricordarlo, le traduzioni in spagnolo dei suoi testi non si trovano così facilmente”.

Lo spettacolo “Filumena Marturano: un matrimonio ai Caraibi”, andrà in scena fino al 24 agosto e poi una volta al mese fino a fine anno. Si prevede il tutto esaurito ad ogni replica. Interessante e suggestiva la scelta delle luci da parte del direttore artistico Robert Federico, un “set” arioso nei cui contrasti ben si evidenzia la forza di tutti i passaggi del dramma di Eduardo De Filippo.

Brillanti le interpretazioni di Zulema Clares (attrice nata a Cuba, nei panni di Filumena), Sandor Juan (anche lui cubano, in scena è Domenico Soriano), Amneris Morales (Puerto Rico, è Rosalia), Mario Mattei (Puerto Rico, è Alfredo), Mario Peguero (Santo Domingo, ha interpretato più ruolo, ad esempio l’avvocato e il prete), Gilberto Gabriel Díaz Flores (Puerto Rico, è Umberto), Sandra Gummuzio(Madrid, Spagna, è Lucia), Krystal Pou (Santiago, Repubblica Domenicana, è Diana), César Augusto Cova Burguera (Caracas, Venezuela, è Riccardo) e Bryan Cortés (Puerto Rico, è Michele). Insomma, quando dici Eduardo, il cognome non va aggiunto. Tutti sanno che si parla di De Filippo. Figlio di Eduardo Scarpetta, fratello di Peppino e Titina, padre di Luca e di tante opere teatrali famose nel mondo. Come, appunto, Filumena Marturano, commedia in tre atti scritta nel 1946 e inserita dall'autore nella raccolta Cantata dei giorni dispari.

Dal testo sono nate il film omonimo nel 1951, diretto e interpretato da Eduardo che affidò la parte di Filumena alla sorella Titina (l’interprete più apprezzata di sempre), e la versione televisiva del 1962 con Regina Bianchi protagonista. E’ del 1964, invece, la versione cinematografica diretta da Vittoria De Sica: “Matrimonio all’italiana”, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni in splendida forma nei panni dei due protagonisti, ovvero Filumena e Domenico Soriano.

La commedia fu anche tradotta in diverse lingue, tra cui l'inglese. Tale ultima versione fu diretta nel 1977 da Franco Zeffirelli e interpretata da Joan Plowright, moglie del grande attore Laurence Olivier che da Londra approdò a Broadway diretta dal marito. Filumena è stata interpretata anche da Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli, Lina Sastri, Mariangela Melato, Mariangela D'Abbraccio oltre che dall’attrice messicana Katy Jurado (affiancata da Raf Vallone) e le brasiliane Heloisa Helena e Yara Amaral. In questi giorni, a Ney York, è il momento di Zulema Clares in “Filumena Marturano: un matrimonio ai Caraibi”, brava a trasmettere il dolore e il coraggio della protagonista, vera e propria eroina moderna, figlia della povertà e madre della sua infinita dignità.

Tocco deciso e riconoscibile quello di Leyma Lopez, regista che ha dato alla messinscena un taglio eclettico lavorando su generi diversi, ma non per questo si è avuto il senso dell’irregolarità anche grazie all’intrinseca forza e magia del testo di Eduardo che travalica ogni contesto se rispettato alla lettera come in questa magistrale rivisitazione.