Vedevano tutto gratis. Sky e Dazn senza spendere un centesimo di euro. Il calcio, i film, Mediaset e Netflix. Il famigerato "pezzotto" per godere illegalmente di visioni abusive completamente gratis. La maxi inchiesta della procura di Napoli colpisce 5 milioni di pirati della televisione. Il "pezzotto", quell’aggeggio legato al televisore, non è più utilizzabile. Oscurata la tv privata che consentiva la visione abusiva di tutto. La piattaforma più diffusa, la pirata Iptv. Internet protocol television. Un business da 60 milioni di euro annuali. La Guardia di Finanza è al lavoro. Scoperto il giochino di provenienza bulgara arrivato a Napoli (e dove se non nella città patria e regina nell’arte di arrangiarsi, dell’imbroglio a qualsiasi livello, del colpo di genio spicciolo?) via Grecia. Cinque milioni di italiani ora tremano davvero. In arrivo multe fino a 25mila euro e possibili condanne da sei mesi a tre anni. Fine delle trasmissioni. Greci i due ideatori. Uno, Christos Papaikonomou, è stato arrestato mercoledì scorso a Salonicco. L’indagine tra Roma e Napoli va avanti dal 2016. La rete illegale italiana – oscurata l’altro giorno – offre agli utenti italiani a prezzi irrisori, stracciatissimi, servizi di Iptv. Un modo per trasmettere su Internet il segnale audiovisivo delle partite di calcio e dei film. Un ingegnoso sistema pirata smantellato che funzionava grazie al software della piattaforma Xtream Codes, basata in Bulgaria. Il segnale della pay tv era convertito in dati digitali, che finivano in alcuni server in Francia e in Germania. In Italia venivano inviati ai "pezzotti" collegati ai televisori, che li trasformavano in segnale audio-video. All’utente il pacchetto con il "pezzotto" costava 10-20 euro. Un abbonamento di 59 euro consentiva anche la rivendita del servizio ad altri utenti pirati. Al momento dell’oscuramento oltre 700mila utenti erano online.

Guidati dal colonnello Reccia, i finanzieri del Nucleo speciale frodi informatiche hanno tracciato le operazioni occulte di XTream Codes e individuato il Team Dvs. Una squadra ovviamente illegale, professionisti della pirateria televisiva. Un gruppo di 25 italiani mascherati con soprannomi talvolta anche buffi, indagati ora per associazione per delinquere. Si occupavano di trovare clienti, fino a coprire l’85% dell’Iptv illegale. Un micidiale colpo alla pirateria. Forse definitivo, chissà. A capo del Team Dvs un casertano, Franco Maccarelli detto Eros. Ufficialmente disoccupato, nonostante 813.351 euro prelevati dagli sportelli bancomat tra il 2015 e il 2016. "Il centro operativo è certamente Napoli", assicura il gip Fabio Provviser, che ha disposto il sequestro d’intesa con Eurojust, di 80 siti Internet, 183 server, 197 conti correnti. E di due immobili al Centro direzionale di Napoli affittati da Franco Maccarelli. Il fatturato annuale di questo settore illegale è di 200 milioni di euro. L’indagine è stata condotta dalla polizia postale e dalla Guardia di Finanza e coordinata dal procuratore di Napoli, Giovanni Melillo e dall’aggiunta Vincenzo Piscitelli, in collaborazione con le agenzie europee Europol e Eurojust. Gaetano Micciche, presidente della Lega Calcio serie A, la confindustria del pallone, ribadisce di aver stanziato "fondi per combattere questo fenomeno criminale, con l’obiettivo di ridurre sensibilmente il numero dei pirati in questo campionato". In maniera tale da azzerare nel breve periodo "la trasmissione illegale dei flussi audiovisivi". In ambasce ora i pirati fruitori della tv illegale. Rischiano grosso, come investiti dal terremoto che ha sconvolto il mercato abusivo di film e calcio. In settecentomila erano collegati nel momento in cui è avvenuto l’oscuramento della piattaforma pirata più diffusa. Dopo aver goduto delle prodezze del Napoli contro il Liverpool e poco prima che sia stato loro negato il privilegio di vedere a sbafo, in diretta, la Juve di Sarri nella sfida con l’Atletico Madrid. Fine delle trasmissioni. Le legalità si è ripreso il centrocampo.