In Umbria si vede ma non è solo l’Umbria. Valanga di voti espressi in Umbria e anche e soprattutto valanga di consenso ovunque. In Umbria si vede ma la valanga si avverte e si muove in tutta Italia. Qualcosa di molto forte e profondo spinge gli abitanti elettori di una Regione, l’Umbria appunto, non certo povera o assediata dagli immigrati a mobilitarsi per andare a votare (circa il 15 per cento in più di affluenza rispetto all’ultima volta).

Mobilitarsi per andare a dare a Salvini il 37 per cento. Il 37 per cento finora la Lega l’aveva solo in Veneto. Una Regione, l’Umbria, dove la qualità della vita è tra le migliori d’Italia dichiara così clamorosamente di sentirsi in credito verso lo Stato, il governo, la politica tutta. Vogliono far piazza pulita con la ruspa e consegnare il timone al Capitano. In Umbria! Umbria che non è la Turingia dove il partito cui i neonazisti non fanno impressione e scandalo prende il 25 per cento. E neanche l’Ohio stato degli Usa dove si pondera l’umore elettorale per le presidenziali. L’Umbria è qualcosa di suo, originale e nettissimo, l’Umbria è l’Italia contemporanea che vuole un governo di destra. Non centro destra come comunemente e ostinatamente si continua a dire. Non centro destra, destra. Destra netta, dura e pura.

La destra Salvini-Meloni. Non si ottiene il 37 per cento in Umbria (la Lega) più un altro abbondante 10 per cento (Fratelli d’Italia) senza che a votarti siano il ceto medio, i professionisti, i pensionati, insomma quelli che dovrebbero essere i moderati. Non solo gli operai che perdono il posto, non solo i tagliati fuori. No, a votare e a volere destra è tutta la gamma dei ceti sociali, c’è un intero blocco sociale maggioritario che si sente in ampio credito, si proclama in diritto di ricevere, ricevere, ricevere… In uno dei luoghi sociali d’Italia dove maggiore è la protezione garantita dal reddito reale e dal welfare. Questa è valanga che ingrossa e nessuna barriera la può fermare.

Pd e M5S sono lì a interrogarsi se sia stato o no un errore contrapporsi alla valanga in formazione unita. Questione non oziosa ma in fondo marginale o almeno secondaria. Uniti o ciascuno per suo conto Pd e M5S sarebbero stati travolti comunque dalla valanga. In particolare il voto in Umbria accende una spia di allarme di sistema nell’astronave M5S. Voti raccolti circa il sette per cento, meno della metà dell’ultima volta. E non è la prima volta che M5S dimezza, ancora prima dell’Umbria.

Era al governo con Salvini e M5S dimezzò i suoi voti alle Europee, è al governo con il Pd e M5S dimezza i suoi voti. La conclusione è inequivocabile: M5S al governo e di governo non piace a molta parte del suo eletto rato. Se M5S è al governo per molti suoi ex elettori perde cade la motivazione del voto M5S. E quindi M5S viaggia perdendo aria come pneumatico bucato. Più strada fa, peggio è, meno aria resta, più si affloscia. E questo indipendentemente dalla strada che percorre, buona o cattiva che sia. Il Pd si aggrappa in Umbria al 22 per cento (alle Europee 24) e al Pd non resta che dire con riflesso condizionato che è "colpa di Renzi". Ora a Renzi si può dare ogni colpa ma che c’entra Renzi con la valanga Salvini-Meloni? Nulla, proprio nulla. Ed è una colpa quella di aver detto che l’alleanza strategica Pd-M5S tanto cara a Zingaretti e Franceschini e all’anima popolar-populista del Pd è una muraglia di cartone? E adesso…Emilia Romagna.

A inizio 2020 si vota lì e forse, forse la valanga Salvini-Meloni li si ferma un po’. O forse no. Se non la prendono l’Emilia sarà per un soffio. In ogni caso nell’Italia 2020 c’è voglia e blocco sociale per il primo governo della destra pura e dura dal dopoguerra, Salvini Capitano, Meloni in plancia.

di LUCIO FERO