Il primo gennaio del nuovo anno entreremo negli anni venti del duemila. Ma la politica non ha ancora fornito risposte alle speranze di futuro che le nuove generazioni hanno investito in questo nuovo secolo. L’Italia è un Paese del G7 ricco di bellezza e cultura, di intelligenze e creatività, ma dove una ragazza nata in un piccolo centro del Mezzogiorno ha meno della metà delle opportunità di un ragazzo nato lo stesso giorno in una grande città del centro-nord.

Dove l’evasione fiscale sottrae ogni anno all’intera comunità 83,2 miliardi costringendo chi è onesto a ulteriori sacrifici. Dove esistono 111.000 leggi in vigore ma tutto è complesso e la durata media di un processo civile è di 840 giorni. Dove il 23,4% dei giovani non studia, non lavora e non segue nessun percorso di formazione, rinunciando al proprio futuro. La disuguaglianza incide su ogni aspetto delle nostre vite: dal lavoro alla sanità, dai livelli d’istruzione all’accesso alla cultura. E qui, nelle ingiustizie sociali, trova spazio la politica che costruisce il proprio consenso raccontando i problemi senza essere in grado di risolverli, che incanala disagi e paure, spesso amplificati ad arte, in sentimenti di chiusura e di odio.

Una politica che addita la democrazia liberale come nemica e chiede per sé "pieni poteri" laddove basterebbe avere il coraggio di affrontare con serietà i problemi per risolverli davvero. Il nuovo governo ha stanziato un miliardo di euro per la rigenerazione urbana e le politiche abitative. Ha avviato una stagione di investimenti nella green economy e di riduzione delle tasse sul lavoro, anche attraverso la lotta all’evasione fiscale. Ma è soltanto l’inizio. L’Italia ha bisogno di un grande piano per i giovani, nell’ordine di un punto percentuale di Pil, per contrastare l’inverno demografico, la dispersione scolastica e la disoccupazione. Per tutelare i diritti e premiare il merito, specialmente nel mezzogiorno. Per garantire alle nuove generazioni la sicurezza sociale necessaria per poter essere davvero sé stesse. Ma la vera sfida che abbiamo davanti è ancora più ambiziosa e non si può vincere con una legge di bilancio o un semplice programma di riforme.

Ora abbiamo bisogno di condividere una nuova visione per l’Italia in un campo riformista ampio e inclusivo per immaginare un’agenda di governo che apra una nuova stagione di giustizia sociale. E per riuscirci non basta allargare i perimetri delle coalizioni di governo o creare nuovi gruppi parlamentari ma è necessario costruire una rete di innovatori per un comune impegno politico e civile! È il momento di una rigenerazione democratica di cui tutti dobbiamo essere protagonisti. Per conquistare nuovi diritti e promuovere l’inclusione. Per promuovere un nuovo modello di sviluppo sostenibile per un’economia giusta. Per difendere il valore della giustizia e della legalità, contro tutte le mafie. Per rimettere la scuola e il sapere al centro dell’agenda politica. Per rafforzare la democrazia e semplificare la pubblica amministrazione. Per valorizzare i giovani e le donne in ogni ambito della società. Per salvare l’ambiente, perché non c’è più tempo da perdere. Per una nuova Europa, politica e sociale.

Qualcosa si sta muovendo. A Milano domenica si incontreranno spontaneamente centinaia di giovani, donne e amministratori locali per creare una rete di innovatori che abbia la forza di cambiare le cose attraverso l’impegno civico e politico. Io ci sarò. L’importante è non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta.

FEDERICO CASTORINA