Fiumi di cocaina. La droga ormai abitante abituale in molti, moltissimi quartieri di Roma. Una piaga sociale di proporzioni immani. Una tragedia nazionale, questa che il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, identifica come "una vera emergenza nazionale". Roma drogata, prigioniera della cocaina che a fiumi viene spacciata in particolare nei quartieri periferici. Viaggi destinati nel tempo a portare la morte a Roma. La deriva morale ormai senza più limiti. Tor Bella Monaca, frazione di Roma Capitale, posto divenuto sinistro, è una delle centrali dello spaccio. Tor Bella Monaca oggetto dell’interesse delle forze di polizia.

Due operazioni antidroga in poche settimane. Entrambe a segno, produttive di effetti positivi, finalmente. Sedici persone arrestate nel corso dell’operazione "Ferro di Cavallo". Ancora di più, molto meglio, questa volta. Venti arresti, in manette è finito anche il capo indiscusso, il numero degli operatori nel fortino dello spaccio. Vincenzo Nastasi, conosciuto come il Principe, esibitore di pesante sfarzo, prepotente e permaloso, cinico, una persona sinistra. Autore di misfatti e delitti. Il principe e i suoi sudditi incastrati e smascherati dai carabinieri del comando provinciale di Roma, agevolati e sostenuti dalle rivoluzioni di due collaboratori di giustizia. Una coppia di pentiti: uno attualmente a piede libero, l’altro agli arresti perché coinvolto in precedenti inchieste.

L’operazione antidroga tra i palazzi di Tor Bella Monaca, in particolare nel vespaio di palazzine di via dell’Archeologia, ha portato alla scoperta di un giro d’affari di 200mila euro al mese. Non bruscolini, ricchezza illegale realizzata dalla banda di spacciatori agli ordini di Vincenzo Nastasi, il principe. Ma dov’è Tor Bella Monaca? Un inferno a nord della Casilina, all’esterno del Grande Raccordo Anulare. Ventottomila abitanti, la delinquenza come evidente presenza da decenni. La droga, da quando la moda maledetta è esplosa. La banda del principe poteva contare su almeno 350 clienti, abituali assuntori di cocaina. Venti persone agli arresti, ci sono anche tre donne, tutti al servizio del capo dell’organizzazione criminale. Un’organizzazione strutturata molto bene. Un’azienda vera e propria, e come tale funzionante. Turni di lavoro, ripartizione degli utili, compensi specifici in base al livello del rischio. Ma pure decurtazioni salariali e licenziamenti.

Veniva stipendiato un adeguato numero di vedette, sollecite nel segnalare il cliente in arrivo o l’imminente eventuale incursione delle forze dell’ordine. La sede dello spaccio (pardon, dell’azienda) era al 64 di via dell’Archelogia. Casa Nastasi, e non poteva essere altrimenti. La casa del principe immersa nello sfarzo, senza badare alla presenza esagerata del kitsh. Feste pacchiane con la partecipazione del cantante neomelodico, ovviamente immancabile. Il principe Nastasi organizzatore, nessun problema. Quello là non lo fermavano neppure i provvedimenti restrittivi. Tipo, gli arresti domiciliari e quant’altro. Quindici persone agli arresti, cinque ai domiciliari, in forza del provvedimento emanato su direttive di Michele Prestipino, procuratore facente funzioni.

A casa Nastasi sono stati ritrovati 30mila dollari. Ma sapete dove il resto dei proventi dell’attività criminale del principe e dei suoi fedeli adepti? Erano nascosti in mazzette in un vano dell’ascensore. Avevano pensato a tutto Vincenzo Nastasi e i suoi scherani. Bè, proprio a tutto no. Non pensavano e mai avrebbero sospettato che potessero essere proprio i loro sodali a tradirli. I collaboratori di giustizia, ex compagni di malaffare, passati sull’altra sponda. Quella su chi ha indagato e tuttora indaga sul quotidiano criminale della banda della droga di Tor Bella Monaca. La fedeltà come forma di crescente utopia, in questi nostri giorni. Tutta manna dal cielo l’infedeltà, in questo caso. Il principe di Tor Bella Monaca ha smesso di governare; i suoi sudditi di intascare lauti stipendi chiaramente frutto dell’illegalità.

Franco Esposito