Valgono, nel caso dei più grandi presi anche singolarmente, più dell'intera Piazza Affari, macinano ricavi per 850 miliardi di euro l'anno a livello mondiale, fanno 110 miliardi di utili, ma in Italia nel 2018 hanno versato solo 64 milioni di tasse. Sono i 'giganti' del WebSoft, 25 società con un fatturato superiore agli 8 miliardi ciascuna e una media di 15 milioni di utili al giorno, analizzate da un lavoro dell'ufficio studi di Mediobanca: si tratta di quei gruppi mondiali che operano nell'internet retailing, nello sviluppo di software e nei servizi per il web come i social, i motori di ricerca, i portali e i sistemi di pagamento. In Borsa, a metà novembre, capitalizzavano 5,06 miliardi di euro, oltre 8 volte l'intera Borsa Italiana e più di due volte il listino tedesco. Scendendo nel dettaglio le prime tre società della classifica per valore di mercato sono Microsoft, Alphabet (la holding del gruppo Google) e Amazon: ognuna delle tre, che rispettivamente capitalizzavano al 14 novembre 1,04 miliardi, 821 e 791 milioni, vale anche da sola più di Borsa Italiana. Il fatturato di questi giganti, dal 2014 a oggi, è cresciuto del 20,3% l'anno a fronte di un +3,1% annuo delle multinazionali manifatturiere e per questi gruppi, lavorino nel mondo quasi 2 milioni di persone, raddoppiate dal 2014. Il 2018, spiega lo studio, è stato un anno di grande crescita, che ha portato i ricavi del comparto al 6,4% del giro d'affari totale delle multinazionali mondiali; in questa cornice estremamente positiva sono soprattutto le aziende cinesi a brillare, grazie a ricavi incrementati del +294% sul 2014. I big americani crescono, invece, "solo" del +91%. Il mercato è sempre più concentrato e il podio resta ancora tutto a stelle e strisce: nel 2018 i primi tre giganti, Amazon, Alphabet e Microsoft rappresentano circa la metà dei ricavi aggregati del settore, con Amazon (203,4 miliardi) che si conferma in prima posizione per fatturato dal 2014, seguita da Alphabet (119,5 miliardi) e Microsoft (96,4 miliardi). Scendendo nello specifico delle filiali italiane, quasi tutte sparse fra Milano e Monza-Brianza, i ricavi, stando ai bilanci, ammontano a 2,43 miliardi, appena lo 0,3% di quelli mondiali. È a partire da questo fatturato che i 25 gruppi hanno pagato, nel 2018, imposte per 64 milioni, in crescita dai 59 dell'anno precedente; sono in calo invece le sanzioni ricevute dal fisco, scese a 39 milioni dai 73 di due anni fa. Allargando a livello globale lo sguardo sul rapporto fra le 25 WebSoft analizzate da Mediobanca e il fisco, circa la metà dell'utile ante imposte di questi gruppi è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 49 miliardi nel 2014-2018. Il tax rate effettivo delle multinazionali WebSoft è pari al 14,1%, ben al di sotto di quello nominale del 22,5%. Per la sola Apple (non considerata nella classifica, ndr), nel periodo 2014-2018, la tassazione in Paesi a fiscalità agevolata ha determinato un risparmio fiscale cumulato che sfiora i 25 miliardi; il produttore degli iPhone in Italia ha registrato ricavi per circa 500 milioni, un risultato netto prima delle imposte di 44,3 milioni e ha pagato tasse per 12,4 milioni, con un tax rate pari al 28,1%. Nessun gruppo italiano compare nello studio, ma è in generale l'Europa a essere un fanalino di coda. Sono infatti appena 2 i gruppi del Vecchio Continente presenti: si tratta delle tedesche Sap e gruppo Otto, che si posizionano rispettivamente al 9 e al 12 posto nella classifica per ricavi. A dominarla sono i gruppi americani, che piazzano ben 14 società nel settore: il podio è infatti composto da Amazon, Alphabet e Microsoft. Altre sette società hanno sede in Cina - la piu' grande è JD.com, 58 miliardi di fatturato, al quarto posto mondiale - e due invece in Giappone: si tratta di Nintendo e Rakuten. Il più grande gruppo italiano del comparto è Satispay, visto che il gruppo LastMinute, nonostante 'l'anima' italiana, ha sede a Chiasso, in Svizzera.