Da Arthur Avenue nel Bronx, alle spiagge dell'Australia. Dall'altro caldo, quello del Sudamerica, nuovamente al freddo, questa volta in Canada, a Toronto.  Dalla Feast of the  Seven Fishes di Fairmont nel West Virginia, e siamo tornati negli Stati Uniti, a tutte le altre parti del mondo che, oltre ovviamente all'Europa, hanno celebrato il Natale italiano e continueranno fino all'anno nuovo a rendere queste festività un po' più tricolori, non importa quale sia la latitudine. Decine di milioni gli italiani all'estero, e non importa di quale generazione, ai quali si sono aggiunti anche i turisti. E se gli Stati Uniti, per questa seconda voce, sono la prima destinazione extra europea, proprio dall'America si può iniziare a raccontare questo viaggio attraverso le comunità e soprattutto le tradizioni che si accavallano e si distinguono anche da quelle tipiche di chi in Italia ci vive. Parlavamo di Arthur Avenue, nella Little Italy del Bronx: l'anti-vigilia e la vigilia lì c'è stato il tutto esaurito. Motivo semplice: per cucinare il pranzo di Natale e mangiare bene ci si deve per forza fermare in quei negozi, che sembrano davvero italiani: prosciutti, salami, tutto nel segno del tricolore. E se in Italia la Vigilia, il 24, non si mangia, generalmente, carne, negli States c'è invece 'Feast of the Seven Fishes', la festa dei sette pesci così chiamata per le sette portate di pesce, che possono poi anche essere di più. Negli anni è diventata quasi una tradizione nazionale, conquistando anche chi non ha origini italiane. Ma l'aspetto ancora più curioso è che poi questa consuetudine in Italia non esiste, ma negli States tutti sono convinti invece del contrario. Così a Fairmont, nel West Virginia, hanno creato anche una piccola fiera che quest'anno ha coinciso con il 200º anniversario della nascita della città. Così questa volta, per la celebrazione italiana, si sono aggiunti anche gli studenti della Fairmont State University. Negli Stati Uniti comunque ci sono diverse correnti di pensiero che provano a spiegare il perchè del nome 'Festa dei sette pesci': c'è chi dice si faccia riferimento ai sette sacramenti, ma anche chi punta sul fatto che il numero sette è quello che appare di più nella Bibbia, ma anche il più significativo. Poi ci sono anche i sette colli di Roma, ma alla fine rimane il fatto che si tratta di una tradizione sviluppata dai primi emigranti italiani. E se negli States ci sono anche le competizioni per le luci di Natale più belle, su ABC ci hanno fatto anche una trasmissione tv di successo 'The Great Christmas Ligh Fight', tanti sono gli italo-americani che vi partecipano, ma quest'anno il primo posto è andato a Jordan Maywald, 21 anni, il più giovane vincitore nella storia dello show natalizio, che ha decorato il suo giardino con 150.000 luminarie. Uno spettacolo. Ma anche a San Diego, nella Little Italy, luci e un enorme albero di Natale, accanto alla bandiera tricolore. E per rimanere sempre in California, ma a Ramona, ecco che troviamo Alfredo Gallone, nato e cresciuto a Napoli, che dopo aver passato anni a fare il costruttore edile, adesso ha la 'Principe di Tricase Winery & Highland Valley Christmas Tree': produce vino, ma vende anche alberi di Natale. Già i prodotti italiani, di ogni genere: l'italian sounding, il falso riferito alla gastronomia rappresenta sempre un pericolo in agguato, confermato anche nel periodo natalizio. Imitazioni del panettone si possono trovare, purtroppo, in ogni angolo, dai grandi supermercati alle piccole rivendite, nonostante, secondo quanto riportato da Confartigianato, l'export del settore, complessivo, nel 2019 è cresciuto dell'11% rispetto ai 643 milioni di euro del 2018. E dopo Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, ci sono gli Stati Uniti con 34 milioni e un +18,1%. E se la minaccia dei dazi incombe, quello che negli States è chiamato 'italian sparkling wine' cresce: si tratta di Prosecco, Asti, Franciacorta, tutto ciò che ha le bollicine. Un aumento dell'11% nel mercato USA, ha sottolineato la Coldiretti. A rendere comunque il Natale più italiano, anche fuori dall'Italia, ci pensa, si può dire da sempre, Termini Bros Bakery, un panificio-pasticceria, sì già diventato una leggenda, che si trova a Philadelphia. Inutile aggiungere che l'origine e le tradizioni sono tutte nostrane, e lo si può capire anche dal nome. La vigilia di Natale, ormai da quasi un secolo, la  pasticceria ha 98 anni di vita, la gente si mette in fila, fuori dal negozio, ore prima dell'apertura delle 6 del mattino e non importa se a Philadelphia, di questi tempi, non è il Sudamerica, ci sono temperature che facilmente vanno sotto zero. Uno dietro l'altro in attesa che vengano sfornate le prelibatezze che sono cannoli e decine di altre specialità italiane. Assieme ai dolci, unici, anche l'abbraccio e gli auguri di Vince Termini Sr. e quest'anno, altra tradizione, un pensiero per chi soffre, con una donazione alla Passyunk Square Civic Association che devolverà il denaro raccolto a coloro che hanno perso la casa in un incendio che in città ha lasciato senza casa oltre 60 persone. Tutta un'altra cosa in Brasile, solo un altro esempio, dove Babbo Natale si può trovare in spiaggia, a cominciare dalla magica sabbia di Copacabana a Rio de Janeiro. Papai Noel, così lo chiamano i brasiliani, si può incontrare seduto in riva al mare dopo i lauti pranzi natalizi che nel grande Paese sudamericano subiscono l'influenza di tante diverse culture, dalla portoghese all'italiana ovviamente, ma anche spagnola e tedesca.
di Roberto Zanni