Quella di Daniela Mandrile, un’insegnante di danza piemontese, è una passione iniziata più di trent’anni fa e negli ultimi anni è diventata anche un mestiere: trasmettere la cultura occitana nel mondo attraverso la danza. Originaria di Caraglio -paese della valle Maira, una delle valli occitane nel Cuneese- la "signora dei balli occitani" ha dedicato la sua vita a riscoprire le radici nascoste di questo fazzoletto di terra italiana molto vicino alla Francia. La sua è stata una vera e propria ricerca storica sull’Occitania, regione che copre la Francia meridionale caratterizzata per la diffusione della lingua d’Oc. "Iniziai frequentando uno stage di balli occitani in un paese vicino al mio in una vecchia scuola dove ballando si creavano buchi per terra" racconta a Gente d’Italia appena rientrata a casa dopo il lungo viaggio. "Era l’autunno del '79, avevo 17 anni. Da noi venne François Fontan, aveva individuato l’Occitania e nessuno da noi sapeva che cosa fosse. C’era un mondo nuovo da scoprire. In Francia c’era il fervore della musica popolare, collegato alla rinascita del folk in tutta Europa. Era una musica ancora vitale con l’oboe e la ghironda. Nei pomeriggi partivo in motorino, facevo molti chilometri per cercare le feste di paese, per andare dagli anziani che conoscevano i passi. Abbiamo iniziato a portare la musica e le danze anche fuori dai circoscritti territori da cui provenivano, incontrando a volte ostacoli e diffidenze. Lo studio sull’Occitania prendeva spesso una piega antropologica, intellettuale: la mia intenzione è sempre stata farla vivere e ballare". È all’interno di questo percorso di studio e diffusione che Daniela Mandrile ha varcato i confini nazionali con corsi, seminari e attività per le scuole partendo dalle vallate occitane fino alla Provenza e la Guascogna e poi ancora più lontano. L’ultima esperienza, nei giorni scorsi, è stata quella tra l’Uruguay e l’Argentina, un’occasione unica per entrare in contatto con questo pezzo di cultura occitana e i suoi balli tradizionali ancora poco conosciuti nonostante la massiccia presenza di immigrati piemontesi in questa zona. Sono balli dallo "spirito allegro" ci spiega con calma l’insegnante piemontese. "Come tutti i balli tradizionali e popolari esalta i vincoli di cooperazione, l’uguaglianza, il prendersi cura di se stessi e degli altri e lo spirito di unione e comunità contro l’individualismo. Sono balli adatti a tutte le età e non hanno bisogno di una grande preparazione fisica. Sono altresì un’ottima attività ludica per i bambini con i quali organizziamo molte attività nelle scuole". Proprio i bambini sono stati i principali destinatari dei due incontri organizzati in Uruguay nelle scuole di San José e Nueva Helvecia attraverso la collaborazione di Adriana Santos e Leonardo Mazzoleni. Una due giorni di animazione e balli occitani che ha ottenuto un grande successo tra il pubblico: "Non mi aspettavo questa alta partecipazione. Mi sono divertita molto, è stata una cosa incredibile, un’esperienza meravigliosa. Spero che anche i bambini si siano divertiti e soprattutto che possano ricordare lo spirito di questi balli".

Di MATTEO FORCINITI