La mappatura è utile. Anzi di più, è indispensabile. Il viaggio in Toscana, tra aziende e fabbriche, offre un panorama variegato. Comunque non uniforme, come prodotto di decisioni differenti, talvolta individuali, in presenze del micidiale nemico. Il virus finora non contenibile. Piaggio chiude per sanificare. Gucci sospende la produzione. La stretta sulle imprese si abbatte su aziende e griffe in Toscana. Ma la serrata è parziale. Alla Gkn, l’azienda di Campi di Bisenzio, alle porte di Firenze, produttrice di semiassi per diverse case automobilistiche, le maestranze si sono messe in sciopero. Un’ora con le braccia incrociate, sul posto di lavoro, a distanza di due metri, ma in sciopero. Mancato rispetto delle norme di sicurezza previste emanate nel decreto ministeriale per limitare il contagio da coronavirus. "Gli operai non sono carne da macello. Il decreto è chiaro".

In Toscana in tanti restano aperti anche se "con precauzioni in alcuni casi ridotte anche del settanta per cento". Mentre altre fabbriche chiudono, come gli stabilimenti del gruppo Gucci, mentre parecchie aziende, quasi tutte, spingono al massimo sul telelavoro da casa. Il nuovo decreto, infatti, ha ordinato che "restino chiusi i reparti aziendali che non sono fondamentali per la produzione". Gli altri possono continuare l’attività garantendo però "la sicurezza dei dipendenti". Conclusione, la Fabbrica Toscana non chiude del tutto. Gucci si ferma per un po’; in tanti si riorganizzano per rafforzare le misure contro la diffusione del coronavirus. La Regione Toscana conferma intanto di essere pronta a emanare misure urgenti per ridurre impatti negativi per imprenditori e lavoratori. Come la cassa integrazione in deroga anche per chi ha meno di cinque addetti e per il settore agricolo.

Nella moda, come detto, Gucci ha deciso lo stop della produzione fino al 20 marzo, "come misura precauzionale per tutelare ulteriormente la salute della collettività". I dipendenti di tutti gli uffici in Italia invitati a fare working; introdotta la settimana lavorativa di quattro giorni, dal lunedì al giovedì. La B&G pelletterie di Franco Baccani, già al trenta per cento delle produttività con tanto personale in ferie, fermerà la produzione lunedì. Qua e là, un po’ dappertutto, viene privilegiato lo smart working. "Non ci sono contatti ravvicinati, neppure nella mensa", spiegano i dirigenti della Nuova Solmine di Scarlino, in Maremma. "Stiamo lavorando normalmente seguendo tutte le prescrizioni e potenziandole a seconda dei reparti". Il personale amministrativo è interamente in smart working.

La Ross – azienda metalmeccanica specializzata in scaffalature con sedi a Scarperia e San Piero a Sieve – impiega solo settanta addetti su una superficie di 12mila metri quadrati di capannoni. "Abbiamo fatto e continuiamo a fare sanificazioni, tutti i dipendenti hanno mascherine e guanti monouso". La distanza di un metro è garantita nei bagni così come nello spazio mensa. Il problema vero sono le consegne. I tir aziendali della Ross sono bloccati nella colonna di ottanta chilometri al confine con l’Austria. Incomprensibile la decisione del governo austriaco sui controlli alla frontiera. All’ampio lavoro da casa è ricorsa la Thales, azienda multinazionale di ingegneria elettronica. Laddove a Pistoia, alla Hitachi, si lavora normalmente in fabbrica. Come pure all’Interporto di Prato, 1.500 lavoratori e 60 imprese. Alla Piaggio no. La fabbrica ha chiuso gli stabilimenti di Pontedera da giovedì a domenica. Innanzitutto per sanificarli e poi per garantire un metro di distanza nelle linee produttive e materiali sanitari per tutti.

Non si ferma Menarini Farmaceutica, impegnata esclusivamente nella produzione del gel disinfettante e mascherine. Il Gruppo ha deciso in questa dolorosa allarmante circostanza di diversificare la sua produzione. Il gel disinfettante sarà dato in donazione alle strutture sanitarie pubbliche, per un valore complessivo di 704mila euro. Vengono impiegati i dipendenti indispensabili alla ricerca e alla produzione: 850 addetti sui 1.000 in forza all’industria con sede a Campo di Marte. Viareggio ha deciso di fermarsi, stop a Codecasa, uno dei principali cantieri navali della Darsena. La comunicazione ufficiale dell’azienda è arrivata giovedì. Alla Ely Lilly a Sesto San Giovanni non sono previste carenze per nessuno dei prodotti in listino.

Prova a tenere in piedi il potenziale lavoro senza alcuna restrizione la famosa fabbrica Conserve Italia di Albinia, non lontano da Grosseto, che produce conserve di pomodoro anche per la Cirio. "Siamo impegnati nella produzione e, con l’aggravarsi dell’emergenza sanitaria, abbiamo provveduto a rivedere l’organizzazione dei turni di lavoro e della pausa pranzo". Si sono resi necessari alcuni accorgimenti. "Abbiamo ridotto sensibilmente la presenza di più lavoratori nelle linee di produzione, negli spogliatoi e nella sala mensa". Lavora invece a scartamento ridotto l’azienda del presidente di Confindustria Toscana, l’Alma di Marco Alessio Ranaldo. Il motivo della riduzione è facilmente individuabile: i suoi tessuti speciali vengono utilizzati alle fiere, ora bloccate.

Franco Esposito