Autostrade, come andrà a finire? Vi proponiamo una via d’uscita, basata su quel che si legge. I Benetton usciranno o scenderanno in minoranza. Più probabile appare la seconda ipotesi. Non saranno espropriati ma indennizzati. L’idea dell’esproprio piace a un filone di sinistra che comprende i grillini. L’esproprio proletario è nel loro Dna. Ma si aprirebbe un contenzioso incerto e eterno. La strada imboccata, lontano dai riflettori, è meno eclatante ma più tranquilla. A Benetton subentrerà lo Stato, sotto forma di Cpd (Cassa depositi e prestiti) e consociate. Così resterà una azienda privata, che è sempre meglio del pubblico, comunque. Negli ultimi tempi c’è stato un revival dell’anti privato, del primato dello statalismo. Chi si entusiasma, o è in malafede o ha la memoria corta. Pubblico vuol dire condiscendenza eccessiva verso i sindacati, appalto spartiti fra i partiti e i loro referenti. Anche nel privato ci sono ruberie e favoritismi. Ma il privato, anche quando è monopolista, è sottoposto al verdetto del mercato. Il pubblico è intoccabile e inamovibile. La crisi da coronavirus in Lombardia non è dipesa da un cattivo funzionamento degli spedali privati, ma da clamorosi errori di gestione pubblica e carenze di programmazione da parte degli enti pubblici preposti. La nova Aspi sarà, per la gioia dei neo statalisti, comunque controllata dallo Stato, che è l’unico a avere il denaro per comprare. Secondo le regole delle valutazioni aziendali, il prezzo è basato sugli utili attesi nei prossimi 5 o 10 anni. Il braccio di ferro è sul prezzo. Il resto è cinema. La sentenza della Corte Costituzionale ha rafforzato la posizione governativa. Ma non c’è dubbio su come andrà a finire. Benetton farà il pieno di soldi, il partito dei sanculotti (M5s) avrà la testa che chiede da 2 anni. Soluzione salomonica, vien da dire. Che poi le cose andranno meglio se a far le nomine nella nuova Autostrade saranno la Cdp o le forze che la governano sarà tutto da vedere. Ma sarà comunque un passo avanti, che svelenirà la vita pubblica italiana.

SERGIO CARLI