Sta diventando una situazione sempre più difficile quella delle associazioni italiane in Uruguay le cui sedi sono ancora chiuse da cinque mesi. Il coronavirus sta dando un colpo terrificante a un contesto già di per sé problematico tra mancanza di ricambio generazionale e scarso appoggio istituzionale.

A Montevideo le poche associazioni che sono riuscite a mantenere una propria sede oggi raccontano di una realtà estremamente delicata e piena zeppa di incertezze su un futuro che nessuno è ancora in grado di prevedere. Chi può sopravvive solo grazie ai risparmi accumulati negli ultimi anni per sostenere i costi e le spese di mantenimento che ogni struttura impone. Prima associazione a riaprire le sue porte dal mese di giugno, la Calabrese è l’unica che sta organizzando qualcosa di presenziale -una cena ogni due settimane e poi corsi di lingua e teatro- e rappresenta un’eccezione in questo panorama. Nonostante ciò il tesoriere Nicolas Nocito spiega che il momento è difficile come tutti gli altri d’altronde: "Per noi questo era un anno pieno di progetti ambiziosi. Prima dello scoppio della pandemia avevamo fatto diversi lavori per riqualificare la nostra sede. Si è trattato di un grande sacrificio economico che pensavamo di poter recuperare con gli eventi. Ecco perché, oltre all’aspetto della socialità, oggi abbiamo l’esigenza di tornare a far muovere la sede e fare cassa".

"Siamo fiduciosi" -prosegue Nocito- "che a partire dal mese di settembre si possano riprendere gli eventi più grandi sempre se la situazione in Uruguay lo consentirà. L’ipotesi più probabile è che dovremmo mettere posti limitati e sfruttare solo la metà della capacità della sede per poter assicurare il distanziamento". Alla Federazione Lucana è tornato il classico appuntamento con il teatro. "Da quando il governo ha abilitato gli spettacoli abbiamo ripreso le lezioni di teatro. Ovviamente non possiamo fare altri eventi come ci piacerebbe e con l’affitto del piano superiore della sede per altre attività riusciamo a coprire i costi e le spese di mantenimento" dichiara Sonia Pritsch.

Alcune collettività si stanno organizzando attraverso le lezioni virtuali come il caso dei campani e dei trentini in attesa di poter pensare a qualcosa di più grande. "Il nostro gruppo di danza folcloristica sta facendo lezioni solo via Zoom. Volevamo cominciare ad agosto con le lezioni di italiano ma visto l’aumento dei casi positivi che ci sono stati a Montevideo posticipiamo per settembre l’inizio" spiega Ana Santucci di Aercu (Associazione Emigrati Regione Campania in Uruguay). Stesso scenario che sta vivendo il Circolo Trentino di Montevideo come afferma la presidente Silvia Norbis: "Continuiamo ad essere chiusi e le nostre attività si stanno svolgendo solo virtualmente attraverso Zoom" dice riferendosi ai corsi di danza, a quelli di italiano e poi al Coro Stella Alpina. "Se la situazione sanitaria lo consentirà speriamo di poter riaprire la sede per queste attività nel mese di settembre. Sui pranzi invece non abbiamo ancora una data certa".

Da sinistra, la Sede Aercu, la Sede della Fratellanza Italiana e la Sede del Circolo Trentino di Montevideo

Tutto fermo invece nella calle Duvimioso Terra che ospita l’Associazione Abruzzese: "Per il momento continuiamo ad essere chiusi" spiega il responsabile Fernando Pizzuti precisando che non hanno ancora una data certa per la riapertura: "Siamo in attesa dei protocolli che riguardano le sale come la nostra e poi vedremo se sarà possibile fare un piccolo incontro tra le persone più vicine all’associazione. Aspettiamo novità, per il momento non siamo in grado di prevedere una data". Situazione analoga a quella della Fratellanza Italiana come spiega Gerardo Passante che appare abbastanza pessimista: "Per il momento non possiamo fare niente e io credo che per tutto questo 2020 rimarremo inattivi. Ovviamente questo comporta delle difficoltà ma non possiamo avere fretta di fronte a un qualcosa che è più grande di noi. Adesso c’è bisogno di proteggerci tra di noi e poi in futuro si vedrà se sarà possibile fare qualcosa".

Per altre associazioni di Montevideo la chiusura dovuta al coronavirus è stata l’occasione per poter fare dei lavori di riqualificazione in programma da tempo e possibili solo grazie ai risparmi accumulati precedentemente. È il caso di Casa d’Italia e della Collettività Satrianese San Rocco come raccontano, rispettivamente, Francisco Barone e Palma Laguardia. Il primo prevede "una possibile riapertura tra i mesi di settembre e ottobre ma anziché un classico pranzo forse si preferirà organizzare un incontro più stretto". "Anche noi" -segnala Barone- "siamo in attesa del protocollo sanitario per capire come comportarsi in caso di un eventuale pranzo. Per tutte le associazioni questo sarà un anno difficile ma si può affrontare meglio se le finanze sono a posto e si può contare sui risparmi".

Coincide su questo punto Palma Laguardia della Collettività Satrianese San Rocco: "In questo periodo abbiamo fatto dei lavori di riqualificazione che volevamo fare già da tempo e per poter affrontare questo periodo di difficoltà ricorriamo ai risparmi. Se la situazione lo permetterà speriamo di poter organizzare un pranzo di fine anno ma sono un po’ preoccupata perché non abbiamo uno spazio così grande per consentire pienamente il distanziamento".

Matteo Forciniti