Non solo idee, proteste civili, lettere alle autorità, ma anche fatti concreti e immediati. Che saranno piccoli, soprattutto in questo periodo, ma restano significativi. Infatti se la rimozione notturna delle tre statue di Cristoforo Colombo ordinata da Lori Lightfoot, sindaco di Chicago, è stata riportata un po' da tutti i media, poco risalto ha avuto la decisione adottata da una organizzazione italo-americana. Anche perchè riguarda poche decine di persone, ma la presa di posizione merita di essere riportata.

Bisogna andare allora nella capitale dell'Illinois, Springfield che si trova a 320 chilometri a sud di Chicago, qui ha la sede 'Roman Cultural Society of Central Illinois e Tony Leone, il chairman, racconta la decisione presa. "Fino a quando non ci sarà una soluzione soddisfacente che affronti la rimozione delle statue di Colombo, abbiamo chiesto ai nostri membri di non viaggiare più o spendere denaro a Chicago". Una mozione che è stata accolta alla unanimità all'inizio della settimana scorsa.

Ma non è tutto, perchè con l'occasione la organizzazione italo-americana di Springfield ha anche voluto offrire un contributo finanziario alla 'The National Columbus Education Foundation'. Si tratta di una fondazione, creata recentemente, un consorzio di gruppi italo-americani il cui obiettivo è di proteggere il Columbus Day e preservare l'eredità lasciata dal grande navigatore genovese sulla scia delle recenti e sempre più pressanti polemiche. "Non vogliamo togliere nulla a nessuno - ha voluto mettere in chiaro Mr. Leone uno degli artefici delle iniziative prese dalla sua organizzazione - ma noi crediamo che parte di questa storia revisionista sia andata davvero troppo oltre, soprattutto quando si perde di vista il motivo per il quale Colombo è stato abbracciato dagli immigranti italiani".

In questi ultimi mesi di rivolta sociale negli Stati Uniti, le statue, i memoriali dedicati a Colombo e alle comunità italo-americane sparse in tutta la nazione, sono stati presi violentemente di mira. E a Chicago il discusso sindaco Lightfoot ha adottato la decisione di rimuovere le statue, temporaneamente, con l'obiettivo di "proteggere la sicurezza pubblica e preservare uno spazio sicuro, inclusivo e democratico". Parole che hanno lasciato interdetti gli italo-americani, da qui la protesta e il boicottaggio messo in atto dalla 'Roman Cultural Society' e approvato da tutti i suoi membri.

"Ma se una soluzione pacifica non può essere raggiunta con il ritorno delle statue di Colombo negli spazi pubblici che occupavano - ha aggiunto Mr. Leone - allora c'è bisogno di sostituti appropriati che potrebbero essere le immagini dell'arrivo dei primi emigranti italiani negli Stati Uniti". Un suggerimento, per fare in modo che gli italo-americani non vengano dimenticati e abbandonati, come purtroppo sta già invece accadendo. "Quello che voglio dire - ha spiegato ancora - è che noi non vogliamo vedere rimesse le statue di Colombo al loro posto se poi subito dopo devono essere demonizzate, vandalizzate e distrutte. È davvero un peccato che su questo ci siano tanti malintesi. Sebbene ci siano controversie, Colombo è stato un simbolo importante del patrimonio italo-americano".

E il Columbus Day fu proclamato per primo dal presidente Benjamin Harrison nel 1892, in risposta al linciaggio di 11 immigrati italiani a New Orleans, poi nel 1934 fu trasformato in ricorrenza federale. Non può essere cancellato così, per questo motivo tante organizzazioni, anche piccole, stanno cercando di mobilitarsi. Con iniziative particolari, proprio come quella di Springfield, dove la 'Roman Cultural Society' esiste dal 1958, fondata da un gruppo di italo-americani che volevano creare una associazione 'non politica, patriottica con la missione di promuovere l'educazione, civica, morale e intellettuale'.

All'inizio, e per diverso tempo, sono stati centinaia i membri: sono stati raccolti fondi per diversi progetti, anche edilizi, che sono presenti a Springfield perchè le opere benefiche, la raccolta fondi proseguono anche se le cose sono un po' cambiate. "Adesso siamo solo una quarantina - ha specificato Gabe Chiaro, il presidente - sì, la risoluzione presa va un po' al di fuori da quelle del passato, non vogliamo mai diventare troppo politici, ma quando sentiamo che i nostri fratelli sono stati presi a schiaffi in faccia, allora vogliamo che la nostra voce venga ascoltata".

di ROBERTO ZANNI