Nella sua Conferenza di apertura al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini, Mario Draghi, ha dato una rappresentazione della situazione presente dell’Europa nel contesto internazionale fatta di ideali e realismo, di progettazione e di pragmatismo. Difficile commentare una valutazione così completa e complessa riveniente dalla sua preparazione ed esperienza. Per questo farò alcune scelte radicali, trattando della Europa presente e delle sue urgenze per uscire dalla crisi dovuta alla pandemia.

In premessa notiamo che dell’Italia Draghi non tratta direttamente, ma che si intravede in controluce. Il motivo ispiratore di questa mia valutazione è l’affermazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo messaggio al Meeting e cioè "cogliere il cambiamento, di cui l’Unione europea è stata capace nella risposta alla pandemia e nel progettare la ripartenza, è oggi la premessa di un rilancio dell’Italia". Considero allora tre temi.

- La reazione e le conseguenze della emergenza
- La ricostruzione sostanziale investendo in capitale umano
- Il rilancio Istituzionale europeo. Il tutto letto con una mia libera interpretazione.

LA REAZIONE E LE CONSEGUENZE DELL’EMERGENZA
Draghi rileva che la pragmatica sospensione delle regole che disciplinavano le politiche di bilancio europee è stata necessaria per affrontare la crisi ed evitare che si tramutasse in depressione con costi umani, sociali ed economici incalcolabili. Tuttavia i provvedimenti per fronteggiare l’emergenza non possono durare per sempre.
Rileva anche che la ricostruzione sarà lunga e porterà con sé un debito elevato il cui finanziamento sarà sostenibile, e quindi rinnovato, se verrà impiegato in investimenti, infrastrutture materiali ed immateriali, tra cui il capitale umano e la ricerca. Questo ci sembra essere un avvertimento forte a chi spera in soluzioni di facili sanatorie sul debito. In linea di principio, buona parte della argomentazione di Draghi è che per tamponare la crisi sociale i sussidi sono stati necessari come una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più stati più colpiti dalla crisi, specialmente a coloro che hanno tante volte provato a reagire. Ma aggiunge che adesso bisogna costruire un futuro durevole.

Le sue indicazioni a questo proposito sono molte e coerenti, ma tra queste ne scelgo due. Quella della "ricostruzione sostanziale" e quella del "rilancio istituzionale" europeo. Ricostruzione sostanziale: istruzione, innovazione, equità - Draghi ricorda che il debito creato con la pandemia ricadrà principalmente sulle generazioni future che potranno farvi fronte solo se ci sarà una crescita forte ed innovativa, in cui la visione di lungo periodo deve unirsi all’azione immediata e coerente. Questa connessione virtuosa si trova in prevalenza nell’istruzione e nella ricerca e, più in generale, nell’investimento nei giovani con un massiccio innesto di intelligenza e risorse finanziarie in questo settore.

Due frasi di Draghi segnano per me lo spartiacque tra regresso e progresso. Il regresso si è avuto quando "per anni una forma di egoismo collettivo ha indotto i governi a distrarre capacità umane e altre risorse in favore di obiettivi con più certo e immediato ritorno politico: ciò non è più accettabile oggi", dice l’ex numero uno della Bce. Il progresso si ha con la consapevolezza che "privare giovani del futuro è una delle più gravi forme di diseguaglianza".

RILANCIO ISTITUZIONALE EUROPEO
Per Draghi la Commissione europea è tornata al centro dell’azione. Questa affermazione viene poi parzialmente attenuata, perché poi egli rileva che il metodo intergovernativo che ha prevalso per molti anni è ancora molto forte. Si sente qui tutta la convinzione dell’ex presidente della Bce cioè di una istituzione che da sostanzialmente "intergovernativa" (con poteri di veto de facto bloccanti) quando egli entro in carica, è diventato federale con la sua Presidenza. Così salvando l’euro e l’eurozona.
Draghi apprezza i molti passi avanti fatti dalla Ue con il Next Generation Eu, il Recovery Plan. Ma auspica anche che i processi decisionali europei diventino più creativamente solidaristici e meno contrattualisticamente intergovernativi. Solo in tal modo si potrà avere un’Europa forte e stabile che abbia un ruolo importante in un mondo che sembra dubitare del sistema di relazioni Internazionali, dal quale invece è venuto il più lungo periodo di pace della nostra storia.

Le riforme istituzionali europee non sono dunque concluse e qui Draghi non cita se stesso, perché questo non è il suo modo d’essere. Bene è però ricordare che dal 2012 Draghi è stato uno dei principali protagonisti dell’elaborazione del progetto "Completare l’Unione Economica e Monetaria dell’Europa" la cui versione più organica risale al 2015 come elaborato dei "cinque presidenti" - di Commissione europea, Consiglio europeo, Parlamanto europeo, Eurogruppo e Bce.

IN CONCLUSIONE: RESPONSABILITÀ E SOLIDARIETÀ
In fondo la filosofia dell’europeismo progettuale e razionale di Draghi non è mai retorico e questo emerge da una della frasi a mio avviso più importanti della sua relazione. "Né dobbiamo dimenticare che nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà. Perciò questo passo avanti dovrà essere cementato dalla credibilità delle politiche economiche a livello europeo e nazionale. Allora non si potrà più, come sostenuto da taluni, dire che i mutamenti avvenuti a causa della pandemia sono temporanei. Potremo bensì considerare la ricostruzione delle economie europee veramente come un’impresa condivisa da tutti gli europei, un’occasione per disegnare un futuro comune, come abbiamo fatto tante volte in passato".

Alberto Quadrio Cruzio
Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei